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Trump spinge il Dow e punisce la new economy: banche su, utilities giù

FIRSTonline

“È stato un grande onore”. Così parlò Donald Trump dopo aver incontrato alla Casa Bianca Barack Obama. Eppure da almeno tre anni tra i due sono volate solo accuse pesanti, oltre la soglia della diffamazione. Ma, dopo una campagna elettorale durissima, gli ex duellanti si sfidano solo a suon di complimenti.

Una tregua che, almeno sui mercati, incuranti delle proteste e dei cortei radical, regge. E che consente a Trump di concentrarsi sulla formazione di una squadra di alto profilo, che potrebbe presto rafforzarsi con l’arrivo di Jamie Dimon, numero uno di JP Morgan, il banchiere Usa più potente e di maggior prestigio nel mondo.

Anche così trova conferma l’idea di un rapido cambio di passo della fiscal policy americana, a cui, volente o nolente, dovrà adeguarsi la Fed: basta con la politica dei tassi bassi, che scoraggiano gli investitori. Solo rendimenti adeguati convoglieranno i capitali verso la Corporate America. I mercati (non solo quelli Usa) già si adeguano, vendendo a piene mani le utilities e gli altri titoli che hanno approfittato dei tassi a zero.

Insomma, Trump non perde tempo e non cerca compromessi, come conferma la scelta di Myron Ebell, uno degli scienziati più scettici sull’emergenza ambientale. La nuova era Trump dovrebbe favorire le società dei settori tradizionali, attive soprattutto in ambito domestico; le altre, quelle dal profilo più internazionale, potrebbero essere penalizzate dal neo protezionismo in arrivo.

È in questo clima che Meteo Borsa si accinge a registrare le novità della terza seduta dell’era Trump, al termine della prima settimana dopo il grande ribaltone.

SOTTO TIRO GLI EMERGENTI, AVANZA TOKYO

Sale Tokyo (+1%), mentre soffrono valute e Borse dei Paesi emergenti, messe sotto pressione dalla prospettiva di un rapido rientro dei capitali in Usa grazie all’aumento dei rendimenti dei T bond. Crolla ancora il peso messicano (-7,5%), seguito dal real brasiliano (-5%). Frena anche il won coreano, mentre il fixing dello yuan cinese è per la prima volta da sei anni sopra 6,8 sul dollaro.

FINANZA EUFORICA, SOFFRONO APPLE E AMAZON

Si separano le strade dei mercati Usa: vola a un nuovo record il Dow Jones (+1,17% a quota 18.807,88 punti) e l’indice S&P500 avanza dello 0,2%. Rallenta invece il Nasdaq (-0,81%), frenato dalle perdite dei titoli tecnologici, che non godono delle simpatie del nuovo presidente. Le perdite più massicce riguardano le utilities e le tlc, in calo del 2% abbondante. Soffre l’hi tech: Apple perde il 2,8%, Amazon -3,8%.

Avanzano invece i titoli finanziari: +3,70% l’indice di settore (+6% nelle ultime due sedute), il maggior rialzo dal 2008. Donald Trump si è impegnati a rivedere (vedi cancellare) la legge Dodd-Frank. Festeggiano Wells Fargo (+7,58%) in grande ripresa dopo lo scandalo dei conti fantasma, Bank of America (+4,40) e JP Morgan (+4,64%).

Ancora in ribasso i prezzi del petrolio: Brent a 45,74 e Wti americano a 44,51 dollari, entrambi in calo dello 0,2%. È sempre più remora l’ipotesi di un accordo sui tagli alla produzione. Secondo l’agenzia internazionale dell’energia, l’offerta supera oggi la domanda di 800 mila baili al giorno.

Il calo del greggio è compensato dall’attesa di investimenti nel settore, spinti dalla nuova amministrazione americana. Continua così il rally di Tenaris (+3,8%), la più sensibile al mercato Usa. A Milano sale anche Saipem (+2,6%) grazie a nuove commesse per un valore complessivo di circa un miliardo di dollari in Arabia Saudita. In calo Eni (-0,3%).

LO SPREAD BTP BUND AI MASSIMI DA 15 MESI

Seduta volatile per le Borse europee nel secondo giorno dell’era Trump. A Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso in sostanziale parità una seduta altamente volatile con un +0,03%, a 16.804 punti, dopo aver toccato un massimo di giornata a 17.164 e un minimo a 16.707.

Più deboli gli altri indici europei: Madrid, ha segnato -1,63% sotto la pressione dei titoli più legati all’andamento dell’economia messicana, Londra -1,21%, Parigi -0,28%, Francoforte -0,15%.

Il rialzo dei rendimenti dell’obbligazionario Usa (T bond decennale al 2,09%, 25 punti base in più in due giorni) ha provocato una pesante correzione del mercato dell’area euro, segnata dal forte rialzo dei rendimenti dei benchmark europei a danno dei titoli italiani.

Il rendimento del BTp a 10 anni vola all’1,94%, livello che non si vedeva da 15 mesi, dall’1,74% della vigilia; quello del 30 anni è salito oltre il 3%, anch’esso al massimo da settembre 2015. Lo spread Italia/Spagna arriva a toccare i 46 punti base, al massimo da febbraio 2012. Il differenziale di rendimento tra Italia e Germania (Bund decennale allo 0,32%) si porta a 156 punti base.

GIORNATA NERA PER LE UTILITIES: IL DEBITO COSTA DI PIÙ

L’andamento del costo del denaro si è riflesso soprattutto sui prezzi delle utilities, colpite da forti perdite (-3,6% l’indice di settore). A Milano Enel ha perduto il 4%. Stessa perdita per Snam, mentre Terna lascia sul terreno il 4,5%. Soffre anche Iren, in calo del 6% nonostante i dati del trimestre siano stati superiori alle aspettative.

Vanno male per lo stesso motivo tutte le società esposte all’andamento dei tassi d’interesse: Atlantia -2,3%, Sias -3%, Enav-3,5%, EI Towers -2,8%, Rai Way -2,8%. Cade a picco Italgas (-5,8%), arrivata solo quattro giorni fa sul listino per effetto dello scorporo da Snam. Erg perde il 5%.

“Ci sono serie ragioni – scrive Marino Masotti di Websim – per pensare che la correzione non abbia più ragioni per proseguire. Nel 2012, quando Snam era arrivata a trattare con uno sconto del 10% sulla RAB, il rendimento del BTP era volato al 7%, tre volte più dei valori di oggi. I tassi reali erano al 6,5% mentre oggi siamo all’1”.

BANCHE SUPERSTAR, VERSO LA CEDOLA SUPER DI AZIMUT

A compensare l’effetto negativo sulle utilities è il rimbalzo dei finanziari, premiati dalla prospettiva del rialzo dei tassi. Il rally del settore a Wall Street ha avuto immediata eco anche in Europa: sono salite le assicurazioni (Stoxx del settore +2,8%) e le banche (+2,2%). Deutsche Bank ha chiuso in rialzo del 5,5%, Société Générale +3,5%.

Buona la risposta dei mercati alla trimestrale di Unicredit (+2,8%). Il gruppo ha chiuso i primi nove mesi con un utile netto di 1,76 miliardi (+14,7%). Ma l’utile netto del solo terzo trimestre è sceso dell’11,8% a 447 milioni, sotto le attese del consenso. In attesa di conoscere l’esatto ammontare dell’aumento di capitale il mercato ha gradito il Cet1 pari al 10,82%,in aumento di circa 50 punti base rispetto al trimestre precedente grazie anche e all’impatto delle cessioni di Pekao e FinecoBank.

Intesa ha guadagnato il 4,3%, Banco Popolare+5,6%. Chiusure in calo per Monte Paschi (-3%) e Ubi (-2,2%). Tra le assicurazioni, quasi piatta Generali (+0,09%) dopo i risultati del terzo trimestre poco sotto le attese degli analisti. Unipol +1,1%. Più brillante il panorama internazionale: a Parigi, Axa guadagna il 4,2%, Allianz +2,47%.

Vola Azimut (+5,60%). Nel trimestre l’utile netto è cresciuto molto, chiudendo a 53,5 milioni di euro, superiore al consensus degli analisti che indicava 43 milioni di euro. Il Ceo della società, Sergio Albarelli, ha dichiarato che continuerà nell’impegno di creare valore per gli azionisti con un pronto pagamento del dividendo, il prossimo 23 novembre, nonché l’avvio del piano di buyback.

RISCOSSA DI FCA, CONTINUA LA MARCIA DI LEONARDO

In sintonia con quanto avviene a Wall Street, sono proseguiti gli acquisti sui titoli della Difesa: Leonardo +4,4%. Boom di Fiat Chrysler (+7,8%). Bene Cnh Industrial (+4%). Pesante arretramento di StM (-3,1%: a Wall Street cadono tutti i titoli Tech).

CORRE PIQUADRO, TRACOLLA SAFILO

Tra i titoli minori, Piquadro balza dell’8,65% dopo l’annuncio di un accordo per rilevare The Bridge. Safilo lascia sul terreno più del 13% sulle prospettive per i prossimi anni, nonostante i buoni dati del trimestre.

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