Sono ufficialmente entrati in vigore i dazi imposti dagli Stati Uniti su prodotti canadesi, messicani e cinesi. Dopo settimane di minacce, Donald Trump ha deciso di procedere con tariffe del 25% su merci provenienti da Canada e Messico, giustificando la misura con la mancanza di progressi nella lotta al traffico di droga e all’immigrazione clandestina. Per le risorse energetiche canadesi è stata applicata un’imposta inferiore, pari al 10%. Più forte del previsto, invece la scure sulla Cina. Pechino è stata accusata di non aver fatto abbastanza per combattere la crisi del fentanyl e, per questo, Washington ha aumentato i dazi sulle importazioni cinesi, portandoli dal 10% al 20%. La risposta del gigante asiatico è stata immediata: il ministero delle Finanze cinese ha annunciato l’introduzione di tariffe del 15% su una serie di beni americani, tra cui pollame, soia, grano, cotone e mais.
Le ritorsioni sui prodotti americani
Anche il Canada non è rimasto a guardare. Il primo ministro Justin Trudeau ha annunciato l’imposizione di dazi del 25% su prodotti statunitensi per un totale di 155 miliardi di dollari canadesi. “Nulla giustifica queste misure americane”, ha dichiarato Trudeau, sottolineando come queste tariffe rappresentino una minaccia esistenziale per l’economia canadese. La ministra degli Esteri Melanie Joly ha precisato che una prima tranche di tariffe colpirà beni per 30 miliardi di dollari.
Le tensioni commerciali hanno già avuto un impatto immediato sui mercati finanziari americani: il Dow Jones ieri ha chiuso perdendo l’1,67%, il Nasdaq il 2,62% e l’S&P500 ha chiuso in calo dell’1,89%.
Ma il presidente Trump prosegue comunque sulla sua linea annunciando possibili dazi sui prodotti agricoli a partire dal 2 aprile, senza specificare quali beni saranno colpiti né l’entità delle tariffe. In un post sul suo social Truth, ha invitato gli agricoltori americani ad aumentare la produzione per il mercato interno, sottolineando che le nuove misure proteggeranno il settore agricolo nazionale: “Le tariffe saranno applicate ai prodotti esteri il 2 aprile. Divertitevi!”.
Trump si muove su Taiwan: accordo da 100 miliardi Tsmc
Trump, intanto, porta a casa anche un investimento da 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti da parte di Tsmc, il colosso taiwanese leader nella produzione di chip, rafforzando così la posizione americana nel settore dei semiconduttori. Dalla Roosevelt Room della Casa Bianca, affiancato dall’amministratore delegato C.C. Wei, il presidente ha sottolineato l’importanza dell’accordo, affermando che “i chip più potenti al mondo saranno prodotti negli Stati Uniti”. L’investimento sarà destinato all’Arizona e si aggiunge ai 65 miliardi di dollari già previsti per la costruzione di nuovi impianti, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza americana da Taiwan e consolidare il primato tecnologico degli Stati Uniti. L’operazione dovrebbe generare tra i 20 e i 25 mila posti di lavoro.
L’accordo rappresenta una vittoria per la strategia dei dazi, con cui Trump sta spingendo le aziende a investire negli Stati Uniti per evitare misure protezionistiche. Inoltre, la possibilità di tariffe sui chip avrebbe potuto colpire duramente l’economia di Taiwan, spingendo Taipei a valutare contromosse, inclusa la possibilità di acquistare armi dagli Stati Uniti.
In questo scenario di crescente tensione, Trump ha ribadito che un’invasione cinese di Taiwan sarebbe un evento “catastrofico”, ma certo è che l’accordo con Tsmc è proprio volto a minimizzare i danni economici nel caso di un’escalation militare tra Pechino e Taipei.
Lo stop agli aiuti militari all’Ucraina
Dopo lo scontro alla Casa Bianca, Trump ha deciso: stop a tutti gli gli aiuti militari all’Ucraina. Secondo Bloomberg, lo stop rimarrà in vigore finché il tycoon non avrà verificato la volontà di Kiev di cercare una soluzione diplomatica con Mosca.
Nel frattempo, la tensione tra Washington e Zelensky resta alta: il presidente ucraino si dice pronto a firmare un accordo con gli Stati Uniti per garantire l’accesso di Washington alle terre rare ucraine, ma per l’amministrazione americana un’intesa economica non può prescindere da un accordo di pace. “Impossibile avere un accordo economico senza una soluzione diplomatica”, ha dichiarato il segretario al Tesoro Scott Bessent.
Trump, pur non chiudendo del tutto la porta a Zelensky, lo mette alle strette: o accetta le condizioni di pace imposte dagli Stati Uniti o rischia di essere abbandonato. “L’America non tollererà ancora a lungo questa situazione”, ha avvertito il presidente, criticando apertamente l’atteggiamento dell’Ucraina, che ha escluso qualsiasi concessione territoriale alla Russia. Per Trump, questa posizione dimostra che Kiev “non vuole la pace e qualcuno deve costringerla”.
E se gli aiuti all’Ucraina vengono sospesi, la Casa Bianca riflette, invece, sulla possibilità di alleggerire le sanzioni contro alcuni oligarchi russi e di rivedere l’accordo sui minerali strategici. Solo pochi mesi fa, un simile scenario sarebbe stato impensabile.