Il presidente eletto Donald Trump sarebbe stato condannato per aver cercato di sovvertire illegalmente l’esito delle elezioni presidenziali del 2020, che ha perso contro Joe Biden, se non fosse stato rieletto nel 2024. È quanto emerge da un rapporto del Dipartimento di Giustizia, trasmesso al Congresso e redatto dal procuratore speciale Jack Smith. Secondo il documento, “le prove ammissibili erano sufficienti per ottenere e sostenere una condanna al processo”. Tuttavia, la rielezione di Trump ha messo fine alle indagini: la Costituzione, infatti, vieta di perseguire un presidente in carica.
Smith, nominato procuratore speciale nel 2022 per garantire imparzialità in un’indagine così delicata, ha recentemente lasciato l’incarico. I procuratori speciali vengono scelti proprio per evitare conflitti di interesse in casi di grande rilevanza. Tra le accuse mosse contro Trump figurano la conservazione illegale di documenti riservati nella sua residenza di Mar-a-Lago e la cospirazione per ribaltare l’esito delle elezioni del 2020.
Trump respinge le accuse e attacca il procuratore Smith
Pronto a tornare alla Casa Bianca il 20 gennaio, Trump ha subito respinto le accuse, definendo Smith uno “squilibrato” e le sue conclusioni “false”. Sul suo social Truth, il tycoon ha rincarato la dose: “Smith non è riuscito a perseguire con successo l’avversario politico del suo ‘capo’, il ‘corrotto Joe Biden’, e così ha finito per scrivere un altro ‘Rapporto’ basato su informazioni che il ‘Comitato non eletto di sgherri e teppisti’ ha ‘illegalmente distrutto e cancellato, perché mostravano quanto fossi totalmente innocente’ e quanto Nancy Pelosi e altri fossero completamente colpevoli”. “Gli elettori hanno parlato!!!” ha concluso Trump, che, ricordiamo, è stato condannato penalmente per il caso della pornostar Stormy Daniels.
Il contenuto del rapporto
Il rapporto di Smith, lungo 137 pagine, ricostruisce una serie di “sforzi senza precedenti” messi in atto da Trump per mantenere il potere. Il documento descrive pressioni su funzionari statali, la diffusione di falsità sui presunti brogli elettorali e l’uso strumentale dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Tra le strategie più controverse, Smith evidenzia come Trump e i suoi alleati abbiano convinto alcuni funzionari repubblicani a firmare falsi certificati elettorali, poi utilizzati per cercare di bloccare la certificazione del Congresso. “Il filo conduttore di tutti gli sforzi criminali di Trump è stato l’inganno: dichiarazioni consapevolmente false sui brogli elettorali”, sottolinea il rapporto.
Nonostante la gravità delle accuse, il Dipartimento di Giustizia ha dovuto chiudere l’indagine, citando il principio costituzionale che vieta di incriminare un presidente in carica. Nel rapporto si legge: “La posizione del Dipartimento secondo cui la Costituzione proibisce di continuare ad accusare e perseguire un presidente è categorica e non dipende dalla gravità dei crimini contestati, dalla solidità delle prove o dai meriti dell’accusa, che l’ufficio sostiene pienamente”.
La pubblicazione del rapporto è stata parziale: la seconda sezione, ancora segreta, riguarda le accuse di detenzione illegale di documenti riservati. La giudice Aileen Cannon – che ha aperto la strada alla pubblicazione della prima parte – ha programmato un’udienza per decidere se renderla pubblica. Intanto, il ritorno di Trump alla Casa Bianca è imminente, ma il contenuto del rapporto Smith resta un’ombra pesante sul ritorno del presidente più controverso della storia recente americana.