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Trump rilancia la guerra dei dazi, ma Apple salva Wall Street

Il raddoppio, da settembre, delle tariffe sull’import cinese per 200 miliardi di dollari fa passare in secondo piano la riunione Fed – I mercati già scontano anche i rialzi dei tassi Usa in arrivo, uno a settembre e uno a dicembre – Inversione di tendenza a Milano: indice 2018 in rosso – Stm, prove di fusione con Infineon

Trump rilancia la guerra dei dazi, ma Apple salva Wall Street

Tornano a rullare i tamburi di guerra sul fronte dei commerci. Donald Trump, incurante delle critiche in arrivo dal mondo dell’industria (sia tradizionale che tech) e dall’agricoltura, ha deciso di adottare la linea dura: alla fine di settembre i dazi Usa saliranno dal 10 al 25% su beni d’importazione cinesi per 200 miliardi di dollari. Pechino ha già fatto sapere che non cederà al “ricatto” Usa. Lo scontro sui commerci fa passare in secondo piano l’esito del meeting della Fed che in realtà non ha regalato sorprese: l’economia Usa va e Jay Powell, come da programma, alzerà il costo del denaro nella riunione del 25-26 settembre.

I mercati già scontano questa mossa (cui ne seguirà un’altra a dicembre). Ieri, seppur temporaneamente, il decennale Usa superato la soglia del 3%. In forte ascesa anche il rendimento dei titoli giapponesi (0,145%) sui massimi degli ultimi due anni e mezzo a 0,12%. La prospettiva che i fondi giapponesi riportino in patria una parte dei capitali investiti in Europa ha provocato una mini-fuga dal bund e dall’Oat francese.

Rallentano in questa cornice i mercati azionari, nonostante il boom di Apple (+5,89%), ormai a un passo dal muro dei mille miliardi di valore (999,42 miliardi al termine della seduta). Non è certo un bel segnale il ribasso dei finanziari in Piazza Affari, mentre si moltiplicano i segnali di frenata per il Bel Paese.

Accelera la caduta dei listini cinesi: l’indice Csi di Shanghai e Shenzhen perde l’1,4% (-5,5% dal 24 luglio). Hong Kong scivola ai minimi da 10 mesi.

Deboli anche Tokyo (-0,4%) e gli altri listini del Far East, a partire dal Kospi coreano. Arretra Samsung (-1,93%): il Galaxy sta perdendo la sua battaglia contro l’i Phone X.

Poco mosso per ora il cross dollaro-yuan a 6,81. Dollaro yen a 111,6. L’euro tratta a 1,1661. Stabile la sterlina: oggi la Bank of England potrebbe alzare i tassi.

Ieri sera c’è stato il nuovo massimo storico del dollaro sulla lira turca: a spingere il cross fin quasi a quota 5 sono state le indiscrezioni sulle ritorsioni che il governo degli Stati Uniti sta preparando contro la Turchia, accusata di detenere senza motivo un pastore evangelista, arrestata per spionaggio nelle scorse settimane.

Wall Street è stata penalizzata nel finale di seduta dalle notizie sullo scontro commerciale con la Cina: il Dow Jones ha chiuso in calo dello 0,32%, S&P 500 -0,10%. Sale il Nasdaq, sostenuto da Apple.

Si è messa in luce Tesla (+10%) dopo la conferma che il trimestre in corso ed il prossimo saranno in utile.

Il petrolio Brent, sceso ieri del 2,5% a seguito dell’inaspettato aumento delle scorte di greggio negli Stati Uniti, stamattina tratta a 72,6 dollari il barile (+0,3%).

INVERSIONE DI TENDENZA A MILANO: INDICE 2018 IN ROSSO

Produzione industriale meno brillante del previsto, rischi di guerre commerciali di nuovo in aumento. A complicare la marcia dei mercati contribuisce il calo del petrolio. I listini della vecchia Europa perdono colpi, a patire da Piazza Affari, tradita da alcune trimestrali sotto tono e dal tonfo nel finale di Ferrari. Prevista anche stamane un’apertura negativa.

Andamento schizofrenico a Milano nelle ultime due sedute fortemente condizionate dalle trimestrali.

Martedì il FtseMib ha chiuso in rialzo dell’1,3%, ieri ha perduto l’1,9% scivolando sui livelli dell’apertura, in area 21.800. Luglio era terminato in guadagno di circa il 2,70%, agosto si presenta già in ripida salita sin dal primo giorno. La performance da inizio 2018 dell’indice è tornata in negativo.

SPREAD A 230, OGGI ASTE SU BUND E OAT

In calo, ma meno pronunciato, anche gli altri listini. Londra perde l’1,22%; Francoforte -0,53%; Madrid -0,72%; Parigi -0,23%.

Il secondario italiano chiude leggermente positivo, con il rendimento del Btp 10 anni al 2,8% e lo spread con il Bund stabile a 230.40 punti.

In un mercato dagli scambi leggeri, tipicamente estivi, il movimento è stato dettato soprattutto dal fattore offerta: dopo quella odierna tedesca (2,373 miliardi di Bund decennali), oggi sono in agenda le aste francesi e spagnole, per una cifra complessiva di quasi 12 miliardi.

La crescita del settore manifatturiero della zona euro ha mostrato una accelerazione solo marginale in luglio, in un contesto di perduranti timori sul commercio internazionale. È quanto emerge dalla lettura finale dell’indice Pmi confermato a 55,1 da 54,9 di giugno.

SVIMEZ: IL SUD IN CADUTA LIBERA

L’economia del Mezzogiorno, si legge nel rapporto Svimez, rischia una brusca frenata l’anno prossimo. Se nel 2017 la crescita del Pil del Mezzogiorno è stata di 1,4%, quest’anno si attesterà all’1%. Ma è l’anno prossimo che si rischia un forte rallentamento dell’economia meridionale: solo lo 0,7%.

Piazza Affari ha chiuso in ribasso sui minimi di seduta registrando la peggiore performance in Europa per effetto dei cali in alcuni settori pesanti sul listino milanese come bancari, energia e automotive.

TRACOLLO DI FERRARI DOPO LA CONFERENCE CALL DI CAMILLERI

Ferrari ha chiuso in calo dell’8,35%, scivolando pesantemente nel finale nel corso della conference call con gli analisti sui risultati del trimestre, a quota 104,30 da un massimo a 116,30 euro. Le vendite sono scattate quando il nuovo Ceo, Louis Camilleri, ha definito “ambiziosi” i target di piano al 2022, precisando che ci sono rischi ma anche opportunità. Ferrari ha concluso il secondo trimestre 2018 con un utile netto di 160 milioni di euro, in crescita del 18% su base annua (136 milioni nel secondo trimestre 2017).

Male anche Fiat Chrysler (-2,64%) nonostante vendite in crescita del 3,41% nel trimestre (quota di mercato pari al 27,1% contro il 29,13 di un anno fa).

GOLDMAN PUNISCE ENEL

Enel (-3,88%) nel finale ed estende la perdita da inizio anno al -10%. In seguito ai risultati, Goldman Sachs ha tagliato la raccomandazione a Neutral da Buy, target ridotto a 5,25 euro da 6 euro. Il gruppo energetico chiude il primo semestre con un risultato netto di 2,02 miliardi, in crescita del 9,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’utile netto è stato di 1,892 miliardi rispetto agli 1,809 miliardi del primo semestre 2017, in crescita del 4,6%.

INTESA IN ROSSO NONOSTANTE IL TRIMESTRE RECORD

Intesa Sanpaolo ha ceduto il 4,6% dopo l’annuncio dei dati semestrali. I primi sei mesi del 2018 hanno registrato un utile netto di 2,17 miliardi di euro, in robusta crescita rispetto agli 1,73 miliardi dello spesso periodo dell’anno scorso. Nel solo secondo trimestre l’utile è stato di 927 milioni. Ad indispettire il mercato è la discesa dell’utile operativo nel secondo trimestre, -4,3%, rispetto al primo trimestre. L’istituto conferma le previsioni per il 2018 di un aumento del risultato netto rispetto al 2017. La politica di dividendi per l’esercizio 2018 prevede la distribuzione di un ammontare di dividendi cash corrispondente a un payout ratio pari all’85% del risultato netto.

Giù pure Banco Bpm (-2,7%), Unicredit (-2%), Ubi (-0,7%) e Bper (-0,5%). In discesa Mediobanca (-1,2%) che, comunque, ha chiuso l’esercizio 2017/18 riportando un utile netto in crescita tendenziale del 15,2% su base annua, a 863,9 milioni di euro, con un margine d’intermediazione salito del 10,2% su anno, a 2,419 miliardi.

Sale FinecoBank (+1,7%). Mainfirst ha alzato la raccomandazione a Outperform da Neutral, nuovo target a 11,50 euro da 10 euro.

STM, PROVE DI FUSIONE CON INFINEON

In controtendenza brillano anche Campari (+1,9%), che ha chiuso il primo semestre con un utile netto di 147,2 milioni euro, in crescita rispetto ai 108,6 registrati nello stesso periodo del 2017 (+35,5% a/a), e Leonardo (+1,4%).

Stm (-0,1%) si è difesa dall’ondata di vendite che sta colpendo Piazza Affari. A commento dei risultati semestrali pubblicati ieri, Infineon ha rivelato di aver valutato l’acquisizione di Stm nel 2017. Infineon e Stm sono il secondo e il terzo produttore di semiconduttori in Europa per capitalizzazione di mercato (dopo NXP). La fusione creerebbe di gran lunga il più grande player europeo.

LEONARDO ANCORA IN RALLY

Il gruppo della Difesa ha proseguito la sua corsa chiudendo la giornata in aumento dell’1,4% a 10,33 euro sulla scia della semestrale e della crescita nella consegna degli eleicotteri: il numero di consegne da inizio anno al 31 luglio 2018 è pari a 93 unità, in crescita rispetto alle 85 consegnate nei primi sette mesi del 2017.

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