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Trump presidente, nessun ciclone sulle Borse: Milano in parità

Dopo lo shock iniziale, le Borse riprendono quota e chiudono positive, tranne Milano (-0,1%) e Madrid (-0,4%) – Chi guadagna e chi perde.

Trump presidente, nessun ciclone sulle Borse: Milano in parità

Il diavolo biondo è meno brutto di come i mercati credevano ieri: Wall Street accoglie il nuovo presidente Donald Trump con i tre listini principali in territorio positivo e le piazze europee si mettono in scia, dopo una mattinata nervosa. La chiusura è in ordine sparso: Madrid -0,40%, Milano -0,10%, Francoforte avanza dell‘1,56%, Parigi dell‘1,49%, Londra dell’1%. 

Anche il Ftse Mib è multicolor. Il rosso segna una parte dei bancari, soprattutto le popolari in attesa di nozze: Banco Popolare a -3,75%, dopo una trimestrale che evidenzia una perdita netta di 332 milioni e previsioni per il biennio 2017-2018 non positive; Bpm -3,86%. Contiene le perdite Monte dei Paschi, -0,67%; giù Ubi Banca -2,16.

Stazionano in zona rosso cupo Mediaset -3,80%, Enel -2,38% e il gruppo italo-americano Fiat Chrysler Automobiles -2,26%. Si dividono i petroliferi: giù Snam -4,48% e Eni -0,39%; dall’altra parte Saipem +5,74% e Tenaris + 6,51%. Peggiore titolo di giornata è Italgas: -6,93%. 

La speranza tinge di verde aziende che potrebbero beneficiare delle scelte del nuovo presidente: volano le Buzzi Unicem nel settore costruzioni (+7,99%) spinte dalle attese per nuove possibilità di business negli Usa; Cnh industrial +5,65%.; corre Leonardo Finmeccanica (+7,61%), visto che Trump sostiene di voler aumentare gli investimenti nella difesa, Recordati sale del 4,34% con i farmaceutici dopo i recenti cali con Hillary Clinton che aveva promesso di calmierare i prezzi dei farmaci.

Col magnate, sulla carta, hanno buone aspettative le infrastrutture (oggi Salini Impregilo è fra i titoli più esuberanti e arriva +7,70%); settori come farmaceutico e difesa, diversamente da chi ha interessi in Messico, come Fiat e Brembo (-2,9%).

Il listino principale Messicano infatti in apertura lascia sul terreno il 2,47%, temendo le posizioni protezionistiche di Trump e attacchi al Nafta, l’accordo di libero scambio firmato del 1992 tra Usa, Canada e Messico. 

Sui listini Usa a metà seduta risultano ben comprati i grandi nomi della farmaceutica, come Pfizer (+5,17%) e i finanziari.

Dollaro in deciso rafforzamento sull’euro e sulle monete emergenti. Il dollar index torna sopra 98 punti, ai massimi da fine ottobre, mentre il rapporto euro/dollaro che questa mattina si era spinto fino a 1,13, scivola sotto quota 1,10 a 1,0933, i minimi dal primo novembre. Rullato il peso messicano (-9%), il biglietto verde recupera oltre il 2% verso il rand sudafricano e verso il won sudcoreano mentre perde terreno sullo yen (a 104,54 yen per un dollaro) e sulla sterlina (a 1,2438 dollari per un pound). Brent -0,91%; oro +1.02%. Lo spread del decennale fra Btp e e Bund si allarga dello 0,84% a 156 punti base. 

Dal fronte europeo: Bruxelles abbassa le stime di crescita per l’Italia: +0.7 quest’anno (la stima era dell‘1,1%) e +0,9 nel 2017 (contro l‘1,3% previsto). Il governo italiano si aspetta un incremento del di 0,8% quest’anno e di 1% il 2017.

Fra le trimestrali nostrane di oggi ricordiamo: Rcs che chiude i primi nove mesi con una perdita netta di 17,4 milioni (126,4 milioni nel 2015) su ricavi in calo 4,5% a 709,4 milioni: il tutto meglio delle attese, confermati gli obiettivi 2016; il gruppo Hera registra ricavi in calo del 4,4% a 3,1 miliardi di euro, il margine operativo lordo in aumento a 650,6 milioni (+1,6%), l’utile netto a 151,8 milioni, in crescita del 12,5%, mentre l’utile netto per gli azionisti si  attesta a 142,2 milioni (+13,8%), la posizione finanziaria netta migliora a 2.567 milioni rispetto ai 2.652 milioni di fine 2015.

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