James Comey, l’ex capo dell’Fbi licenziato la settimana scorsa da Donald Trump, ha rivelato che lo scorso 14 febbraio il presidente degli Usa gli avrebbe chiesto d’insabbiare l’indagine sul Russia-gate. In particolare, l’inchiesta che la polizia federale (che ha anche responsabilità di contro-spionaggio) stava svolgendo sul generale Michael Flynn. Lo scrive il New York Times, affermando di aver ricevuto da uno stretto collaboratore di Comey un memorandum scritto dallo stesso ex capo dell’Fbi.
Flynn è l’uomo che Trump aveva inizialmente nominato suo massimo consigliere per la sicurezza nazionale, e che poi era stato costretto a cacciare dopo aver scoperto i suoi ambigui rapporti con Mosca.
Flynn aveva incontrato clandestinamente l’ambasciatore russo durante la campagna elettorale e perfino ricevuto dei pagamenti. La posizione di Flynn ha continuato ad aggravarsi, ora è stato convocato dalla commissione d’inchiesta parlamentare e su di lui pende un “sub-poena” cioè l’obbligo di testimoniare sotto giuramento.
Il sospetto è che Trump abbia paura della testimonianza di Flynn, dalla quale potrebbero emergere altre rivelazioni compromettenti, ad esempio sul fatto che Trump fosse al corrente dei contatti coi russi in campagna elettorale (la quale fu costellata da attacchi di hacker russi contro la rivale Hillary Clinton).
A questo punto però il Presidente è già compromesso, perché tentare d’interferire nel lavoro della polizia federale, che è indipendente dalle direttive dell’esecutivo, è ai limiti dell’abuso di potere e intralcio alla giustizia. Se il caso fosse confermato, l’impeachment sarebbe più che possibile.
Da parte sua, la Casa Bianca nega tutto: “Il Presidente non ha mai chiesto a Comey o a chiunque altro di porre fine ad alcuna indagine, compresa ogni indagine relativa al generale Flynn”, si legge in una nota. Trump “ha il più alto rispetto per le nostre agenzie delle forze dell’ordine e per tutte le inchieste – continua il testo – questa non è una presentazione vera o accurata della conversazione tra Trump e Comey”.
Il presidente della commissione di vigilanza della Camera, il repubblicano Jason Chaffez, chiede all’Fbi di consegnare tutti i documenti e le registrazioni delle comunicazioni fra l’ex direttore dell’Fbi, James Comey, e il presidente Donald Trump. La richiesta mostra la spaccatura all’interno del partito repubblicano, all’interno del quale solo in pochi difendono Trump. Molti preferiscono tacere.