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Trump indagato per Capitol Hill. Patrick Zaki condannato a tre anni

Imagoeconomica

L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha rivelato di aver ricevuto una lettera del Dipartimento di Giustizia che lo informa di essere sotto investigazione riguardo alle sommosse verificatesi al Capitol Hill il 6 gennaio 2021, nel tentativo di annullare i risultati delle elezioni presidenziali del 2020. La lettera è stata inviata dal procuratore Jack Smith. L’ex presidente americano ha quattro giorni per costituirsi.

L’annuncio è stato fatto tramite un lungo post sul social media Truth dicendo di aver ricevuto la lettera di destinazione mentre era domenica sera con la sua famiglia.

Il post di accusa di Trump

“Domenica sera, mentre ero con la mia famiglia, i miei avvocati mi hanno dato una notizia spaventosa per il nostro Paese. Il folle Jack Smith, il procuratore del Dipartimento di Giustizia di Joe Biden, ha inviato una lettera (ancora una volta, domenica sera!) affermando che sono un Obiettivo dell’indagine della giuria investigativa del 6 gennaio e che ho solo 4 giorni molto brevi per presentarmi alla giuria investigativa, il che quasi sempre significa un’arresto e un’accusa formale” – scrive Trump nel suo post su Truth. Nel suo lungo post si scaglia successivamente su Biden e il ministro della Giustizia, Merrick Garland accusandoli di “strumentalizzazione e interferenza politica” e scrivendo che “vogliono eliminare l’avversario numero uno“. Per Trump questa accusa si tratterebbe di “una caccia alle streghe che è un’interferenza elettorale ed un uso completo e totale delle forze dell’ordine come arma politica. Niente del genere è mai successo nel nostro Paese”.

Cosa rischia Trump?

Trump rischia, così, di essere incriminato dai pubblici ministeri federali per il suo coinvolgimento nei tentativi di bloccare il trasferimento del potere a Joe Biden. La lettera che ha ricevuto dal consigliere speciale Jack Smith potrebbe essere un avvertimento che le prove raccolte dai pubblici ministeri lo collegano all’assalto dei suoi sostenitori a Capitol Hill. In genere, questo tipo di comunicazione è spesso un preludio a un atto di accusa.

Il portavoce dell’ufficio del consigliere speciale ha rifiutato di commentare ulteriormente sull’indagine in corso.

Patrick Zaki condannato a tre anni

Chi invece è stato giudicato colpevole è Patrick Zaki. Lo studente egiziano, accusato di diffusione di false informazioni, è stato condannato a tre anni. Lo riferisce uno dei quattro legali dell’attivista al termine dell’udienza odierna a Mansura, in Egitto. Zaki è stato portato via dall’aula attraverso il passaggio riservato agli imputati, mentre la madre e la fidanzata, che lo attendevano all’esterno, urlavano.

Secondo Hazem Salah, uno degli avvocati di Zaki, “calcolando il periodo di custodia cautelare già scontato”, al ricercatore egiziano rimarrebbe ancora “da trascorrere un anno e due mesi in carcere“. Zaki è stato detenuto in custodia cautelare in prigione per 22 mesi fino a dicembre 2021.

Secondo Bossam Bahgat, attivista egiziano per i diritti umani e fondatore dell’Egyptian Initiative for Personal Rights “La sentenza non è soggetta ad Appello o Cassazione. Patrick è stato arrestato in tribunale in preparazione del suo trasferimento alla stazione di polizia di Gamasa”.

La legale principale di Patrick Zaki ha annunciato che presenterà un ricorso contro la condanna: “Chiederemo al governatore militare di annullare la sentenza o di far rifare il processo come è avvenuto nel caso di Ahmed Samir Santawy”.

I commenti alla condanna di Zaki

Immediato è arrivato il commento di Amnesty che dall’inizio ha seguito il caso Zaki. “Il peggiore degli scenari possibili. Patrick Zaki condannato a tre anni” ha scritto così sui profili social il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury.

“Ora più che mai continueremo a chiedere la liberazione di Patrick Zaki, così che possa tornare a Bologna. Lo stesso faccia il governo, agendo con le autorità egiziane” ha chiesto il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.

Anche la premier Meloni si è espressa sulla vicenda: “Il nostro impegno per una soluzione positiva del caso di Patrick Zaki non è mai cessato, continua, abbiamo ancora fiducia”.

Le accuse a Zaki

Patrick Zaki, attivista per i diritti umani, è stato arrestato il 7 febbraio 2020 all’aeroporto del Cairo, al suo arrivo dall’Italia.

Il giovane è stato accusato di diffusione di false informazioni attraverso articoli giornalistici, incitamento alla protesta e istigazione alla violenza e ai crimini terroristici. Zaki è stato detenuto in custodia cautelare per oltre due anni, senza un processo equo e trasparente. Durante la sua detenzione, sono state sollevate preoccupazioni riguardo alla sua salute e al trattamento che ha ricevuto.

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