Donald Trump ha confermato le sue intenzioni di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele: “Non si può continuare con formule fallimentari, per risolvere la questione israelo-palestinese serve un nuovo approccio”, ha detto il presidente Usa. La mossa non sta mancando di far discutere la comunità internazionale. A reagire alla notizia, che il presidente degli Stati Uniti ha persino definito “una scelta necessaria per la pace” (ma al momento il risultato è esattamente opposto), è soprattutto il mondo musulmano: dopo il giudizio negativo del presidente turco Erdogan, che ha parlato di mossa favorevole per i terroristi, ora anche l’Iran condanna con forza la decisione del presidente Usa: “Riconoscerla come capitale di Israele provocherà i musulmani, scatenerà una nuova intifada, accrescerà estremismo e violenza di cui gli Usa e Israele saranno responsabili”. Così ha detto il ministero degli Esteri iraniano, citato dai media di Teheran.
“Facciamo appello per una nuova intifada contro l’occupazione e contro il nemico sionista, ed agiamo di conseguenza”, ha invece affermato il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, in un discorso pronunciato dalla propria abitazione a Gaza e trasmesso dall’emittente di Hamas ‘al-Aqsa tv’, mentre nelle strade della città si notano numerose manifestazioni di protesta contro gli Stati Uniti. “Il riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di Israele è una dichiarazione di guerra nei nostri confronti”, ha aggiunto. Le autorità palestinesi hanno proclamato per oggi lo sciopero generale in Cisgiordania, a Gerusalemme est e a Gaza per protesta contro le decisione di Trump.
Anche Ue e Onu hanno preso le distanze dalla mossa di Trump, che però tira avanti per la sua strada, anche a costo di isolare l’America tra i suoi più stretti alleati, e dopo aver confermato che l’ambasciata americana in Israele sarà trasferita da Tel Aviv a Gerusalemme, senza per ora indicare i tempi: ha incassato il plauso del premier israeliano Benyamin Netanyahu. “Trump – ha detto Netanyahu – ha legato per sempre il suo nome con la storia della nostra capitale. Siamo in contatto con altri Paesi affinché esprimano un riconoscimento analogo e non ho alcun dubbio che quando l’ambasciata Usa passerà a Gerusalemme, e forse anche prima, molte altre ambasciate si trasferiranno. E’ giunto il momento”.