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Trump e l’auto affossano le Borse. Spread a 290

Pixabay

Avanzano in profondo rosso i mercati finanziari sotto la pressione dei dazi minacciati da Trump contro il Messico, la discesa dei prezzi del petrolio e, non ultimo, il dato deludente del prodotto interno lordo italiano del primo trimestre. Piazza Affari perde alle 13 l’1,5%, poco sopra 19.500 punti. Simile il ribasso di Francoforte, Londra e Madrid; Parigi è in calo dell’1,4%.

Nettamente negative le proiezioni sull’apertura di Wall Street di fronte all’ultimo affondo del Presidente, che ha minacciato di imporre dazi del 5% sulle merci realizzate in Messico e dirette verso gli Stati Uniti. I dazi potrebbero partire il 10 giugno. Le tariffe potranno aumentare gradualmente se il Messico non si attiverà per contenere i flussi migratori. Il peso messicano cade in ribasso del 2,5% a 19,5 su dollaro, sui minimi dell’anno. Perdita analoga anche nei confronti dell’euro.

Delude il dato sul Pil italiano del trimestre, sceso nel primo trimestre 2019 a +0,1% su trimestre e -0,1% su anno. È il peggior calo dal 2013. “L’ampio contributo positivo della domanda estera netta riflette il marcato calo delle importazioni, a fronte di un limitato incremento delle esportazioni”, commenta Istat. Il rendimento del BTP sale a 2,72%, da 2,65% di ieri. Il rendimento del Bund tedesco, più che mai bene rifugio, tocca nuovi minimi storici a -0,21%. Lo spread oscilla attorno a 292 punti.

Oggi il governo italiano risponde alla lettera ricevuta due giorni fa dalla Commissione Europea. Il ministro Tria ha anticipato che non c’è bisogno di aggiustamenti ai conti pubblici, visto che l’anno si chiuderà con un deficit inferiore al 2,4% del Pil, come concordato con le autorità comunitarie. Aiutano il bilancio i 1.100 milioni di euro pagati da Kering per chiudere un contenzioso fiscale con l’Agenzia delle entrate, lo riferisce Bloomberg.

Il governatore Ignazio Visco ha avvertito nelle considerazioni finali di Bankitalia che l’incidenza del debito sul reddito nazionale potrebbe essere superiore all’obiettivo del governo, che include “incassi da privatizzazioni per circa 18 miliardi”. L’elevato rapporto tra debito pubblico e Pil, ha continuato Visco, “rimane un vincolo stringente” e come tale il governo non può più ritardare “una strategia rigorosa e credibile” per la sua riduzione nel medio termine.

Cala anche il petrolio nel timore di un calo della domanda internazionale.

Il greggio WTI del Texas è sui minimi degli ultimi tre mesi, a 55,3 dollari il barile, in calo del 2%. 

Tenaris è la peggior blue chip, -5,4%. La società ha tutto da perdere, in caso di sanzioni degli Stati Uniti contro il Messico. Giù anche Eni (-1,5%), che avvierà a inizio giugno il buyback su 400 milioni di euro di azioni. Saipem (-2,5%) sotto accusa per un contratto in Brasile.

Effetto Messico su altre multinazionali italiane. Buzzi perde il 3%, Brembo -2,5%, Pirelli -2%.

Perde colpi anche Fiat Chrysler (-4%), che produce in Messico negli impianti di Toluca (Jeep Compass, Fiat 500, Fiat Freemont e Dodge Journey) e Saltillo (RAM), con un output che dovrebbe ammontare al 13-14% del gruppo, e principalmente destinato all’export. In conclusione, l’impatto potrebbe essere intorno all’1-2% a livello di Ebit. Nell’attesa della missione a Tokyo di John Elkann, fa specie la notizia che l’ad, Mike Manley, ha venduto 250mila azioni Fca, pari a circa il 25% del totale da lui detenuto nella casa automobilistica. La vendita è stata fatta a un prezzo unitario di 13,85 dollari, per un importo complessivo di poco meno di 3,5 milioni di dollari.

Deboli anche i titoli bancari. Unicredit -2%. Mediobanca -1,3%. Cala Stm (-1,5%), nonostante la promozione a Buy da Bofa.

In controtendenza Leonardo (+0,5%) e Mediaset (+1%), trainata dal giudizio di JP Morgan salito a Overweight da Neutral, il target price viene portato dall’analista Daniel Kerven, a 3,1 euro. Ieri il titolo ha chiuso a 2,72 euro.

La migliore blue chip è però Juventus (+1,6%).

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