Rischio, paura e sicurezza sono parole chiave nella campagna elettorale per la Casa Bianca. E il possesso delle armi da fuoco è tema che può indirizzare le decisioni di voto di molti americani.
Dopo gli ennesimi episodi di violenza, il Presidente Barack Obama ha chiesto pubblicamente maggiore controllo nella diffusione delle armi. Per garantirsi l’appoggio della potente National Rifle Association (NRA), Donald Trump ha fatto appello ai possessori di armi – utilizzando un’espressione ambigua e infelice – affinché “fermino” Hillary Clinton. La candidata ha confermato che negli Stati Uniti ci sarebbero ben 30mila omicidi l’anno.
Anche limitandosi ai dati ufficiali del governo americano, le statistiche sono impressionanti. Nel 2014 i crimini commessi con armi da fuoco sono stati 11.299: 32 al giorno o 5,2 ogni 100.000 abitanti (5 volte il livello dei paesi sviluppati). In circolazione ci sono oltre 300 milioni di armi nelle mani di circa 80 milioni di cittadini. Come si è arrivati a questa situazione? E perché è così difficile invertire la tendenza?
IL SECONDO EMENDAMENTO E IL DIRITTO DI POSSEDERE ARMI
La cultura dell’arma da fuoco negli Stati Uniti ha radici profonde. È innanzitutto legata alla storia e alla tradizione. Nella mitica conquista del West, il cow-boy doveva difendere con le armi la propria vita e la proprietà.
C’è di più. Oltre che per le armi da caccia, sport e collezionismo, il porto d’armi è considerato un’estensione stessa della libertà individuale. E la tradizione liberale statunitense difende aggressivamente le libertà individuali. Questi aspetti storico-culturali rendono qualsiasi tentativo di controllo delle armi negli Stati Uniti molto difficile.
In Europa è largamente accettato dagli individui affidare la propria sicurezza a una forza comune costituita dallo Stato. Generalmente il privato cittadino non utilizza la violenza per farsi giustizia da solo e, quando lo fa, si assume i rischi che ne derivano.
Anche gli Stati Uniti teoricamente affidano allo Stato la sicurezza, ma l’opinione pubblica tende a sostenere il diritto dell’individuo a difendersi da solo. Il diritto individuale prevale, dunque, su quello collettivo ed è protetto dalla Costituzione.
Il secondo emendamento garantisce il diritto dei cittadini di possedere e portare armi (“to keep and bear arms”). La Corte Suprema ha confermato chiaramente questo diritto, precisando tuttavia che esso non è illimitato e non impedisce che vi siano regolamenti e limitazioni nel possesso e nell’uso di armi da fuoco.
Ciononostante, l’interpretazione letterale del secondo emendamento costituisce un fortissimo argomento dei sostenitori del diritto al possesso di armi. Addirittura alcuni anarchici lo interpretano come un diritto dei cittadini a difendersi dallo Stato stesso e dal rischio che questo degeneri in dittatura.
ARMARE I BUONI PER FERMARE I CATTIVI
Da tempo sono in crescita negli Stati Uniti senso di paura e insicurezza. Diversi sono i motivi. Infatti, a partire dall’11 settembre 2001 il rischio terrorismo è diventato molto concreto anche sul suolo americano. Inoltre, continuano in tutto il paese sparatorie e massacri in centri commerciali, parcheggi, locali pubblici, scuole. Ciò paradossalmente favorisce il fronte di chi non vuole aumentare il controllo alla circolazione delle armi.
Un argomento utilizzato sostiene che, a fronte di utilizzi impropri delle armi da fuoco da parte di folli, occorre consentire ai cittadini onesti di difendersi. In breve: occorre armare i buoni per fermare i cattivi. Il ragionamento è semplicistico, ma largamente diffuso.
Alcune statistiche sembrano confermarne la validità, altre no. Interessante il caso di Chicago dove nel 2012 è stata introdotta una legge che autorizza i cittadini a portare armi non visibili. Dapprima il tasso di crimini era sceso ma poi è prepotentemente risalito. Tra gennaio e febbraio 2016 si sono verificati ben 2,902 omicidi.
NRA, UNA LOBBY PESANTE
Al di là di storia, cultura, legislazione e senso di paura, è importante ricordare il grande peso economico e politico che i produttori di armi da fuoco hanno negli Stati Uniti. La NRA ha 5 milioni di iscritti e una capacità di lobbying in piena attività. Oltre il 40% degli americani sarebbe favorevole alla sua azione e, secondo alcuni analisti, la posizione riguardo alle armi dei candidati sposterebbe tra il 2% il 5% dei voti nelle elezioni locali e nazionali. Si tratta di numeri decisivi in situazioni di ballottaggio o di corse ravvicinate.
Le impressionanti statistiche sul numero di omicidi e le notizie delle continue stragi portano spesso gli europei alla facile conclusione che gli Stati Uniti dovrebbero fortemente limitare la circolazione di armi da fuoco e la diffusione del porto d’armi. Tuttavia, il rapporto degli statunitensi con le armi è complesso. Certamente non esistono facili soluzioni al problema. A ciò si aggiunge l’impossibilità di formulare proposte realistiche ed efficaci se non si analizzano e comprendono le diverse questioni – culturali, legali, economiche, sociali e politiche – che hanno determinato e sostengono l’attuale diffusione delle armi da fuoco negli Stati Uniti.