Donald Trump porta lo scontro con Amazon a un livello superiore: quello fiscale. Il Presidente degli Stati Uniti non ha mai amato il colosso dell’e-commerce, tanto che più volte in campagna elettorale aveva attaccato il gruppo e il suo presidente, Jeff Bezos, sostenendo che se avesse vinto le elezioni avrebbe proposto leggi molto più restrittive. Ecco, ora ci siamo.
Secondo quanto riporta il quotidiano online Axios, The Donald vuole costringere Amazon a pagare più tasse. Trump sarebbe addirittura “ossessionato” dalla questione, perché diversi suoi amici gli avrebbero detto che le loro imprese sono state distrutte dal colosso del commercio online.
Le parole dure di Trump hanno immediatamente attirato l’interesse degli investitori che a Wall Street inondano il titolo con una pioggia di vendite. Dopo il crollo di ieri, che ha mandato in fumo 30 miliardi di dollari di capitalizzazione, Amazon va ancora giù e a meno di un’ora dall’apertura dei listini perde il 3,5% 1.380 dollari.
A più riprese, via Twitter, il presidente Usa ha attaccato Amazon accusandolo di aver colpito il settore delle vendite al dettaglio con tanto di perdita di posti di lavoro.
E in Italia? Come fa notare oggi Federico Fubini sul Corriere della Sera, i numeri del bilancio realizzato da Amazon in Italia sono avvolti dal mistero. Non si conosce il fatturato, che probabilmente ammonta a diversi miliardi di euro, né se i conti siano in attivo oppure in perdita (un rosso voluto, naturalmente, con l’obiettivo di guadagnare quote di mercato).
Si sa solo che a dicembre, dopo un’inchiesta penale, Amazon ha effettuato un versamento una tantum da 100 milioni a beneficio dell’Agenzia delle Entrate per mettersi in regola con le tasse relative al periodo 2011-2015.
Non solo. Lo scorso dicembre l’Agcom aveva inviato al gruppo una diffida, chiedendogli di “regolarizzare la propria posizione”. Il problema ha a che vedere la sua natura di società di servizi postali, visti i volumi di pacchi che smista.
In teoria, Amazon dovrebbe sottostare agli obblighi su contratti e contributi indicati dalle leggi nazionali e europee per i servizi postali. Ma non sembra intenzionato a farlo, per cui è probabile che entro un mese riceverà una multa dall’Autorità.
Ultimo aggiornamento: 15.56 del 29 marzo.