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Trump, addio liberalizzazione degli scambi in un sol colpo: i mediocri al potere, il populismo e il ruolo dei social

Il fatto che la decisione di una sola persona possa sconvolgere ex abrupto il mondo intero come ha fatto Trump con i dazi fa riflettere. In realtà ci ritroviamo un po’ dovunque una classe politica a dir poco mediocre e un sistema democratico che mostra limiti e disfunzioni sempre più evidenti. La politica è diventata marketing

Trump, addio liberalizzazione degli scambi in un sol colpo: i mediocri al potere, il populismo e il ruolo dei social

Aldilà dell’analisi economico-finanziaria dell’iniziativa di Trump sui dazi e della conseguente caduta delle Borse di tutti il mondo, merita qualche riflessione il fatto che la decisione di una sola persona, sia pure democraticamente eletta al vertice di quella che ancora è la prima economia mondiale, prima potenza militare e primo attore geopolitico, possa sconvolgere ex abrupto il mondo intero determinando un danno certo ad intere popolazioni a fronte di presunti vantaggi per i propri concittadini che, però, vengono quasi unanimemente contestati da tutti gli economisti più accreditati, compresi quelli del suo stesso Paese.

Trump con un colpo solo ha messo a repentaglio quanto i governanti dei Paesi più evoluti e le principali organizzazioni internazionali hanno raggiunto dopo la seconda guerra mondiale, ossia la liberalizzazione degli scambi in omaggio alle promesse della teoria dei costi comparati; promesse che, per altro, sono state ampiamente mantenute come dimostra l’incontestabile fatto che il tenore di vita di miliardi di persone nei decenni più recenti è fortemente migliorato. 

Trump e i dazi: come è stato possibile?

Intanto una considerazione preliminare: l’ascesa al potere politico per via democratica di persone di mediocre qualità e di discutibile capacità va ben oltre l’attuale presidente degli Stati Uniti; è avvenuta anche in altri Paesi tra i più evoluti a cominciare da quelli europei, senza esclusione della nostra beneamata Italia. Il caso americano è di gran lunga più dirompente di ogni altro sia per la drasticità della decisione in sé, sia per il peso che gli Stati Uniti e la loro economia rivestono sugli assetti economici e geopolitici del mondo intero. 

Deve esserci, pertanto, un denominatore comune che ha agito e sta agendo in buona parte del nostro pianeta con un impatto tendenzialmente tanto più forte quanto maggiore è il livello di sviluppo dei singoli Paesi (non mancano eccezioni, ovviamente, ma la tendenza generale è sostanzialmente questa). Credo che non sia azzardato ritenere che questo denominatore comune sia la diffusione dei mezzi telematici in genere e dei cosiddetti social in particolare. 

L’avvento dei mezzi telematici e i “leader mediocri”

A sostegno di questa tesi merita di richiamare in primo luogo uno dei più noti assiomi dello storico Carlo Cipolla, ossia che il numero degli stupidi è sempre sottovalutato. Possiamo tranquillamente considerare valido l’assioma anche per il numero degli ignoranti, intendendo per tali i poco istruiti, facili prede della propaganda e comunque privi di quegli attrezzi culturali, quali la capacità di analisi, lo spirito critico e la comparazione, necessari per formarsi proprie idee. 

Di ignoranti se ne sono sempre stati, si dirà. Certo. Ma prima dell’avvento dei mezzi telematici, il metodo democratico poteva funzionare con maggiore efficienza perché questi “ignoranti” non avevano a che fare direttamente con la classe politica, ma ciascuno interloquiva prioritariamente con una o più strutture associative economiche, culturali, religiose, sindacali, categoriali nelle quali si riconoscevano prioritariamente. Ciascuna di queste strutture era di parte, naturalmente, ma svolgeva comunque una funzione pedagogica attraverso persone che in ogni caso spiegavano, motivavano, organizzavano un consenso politico più consapevole e con le quali, soprattutto, ciascuno aveva la possibilità di interloquire.

Poi si sono diffusi i mezzi telematici e, quindi, internet, la messaggistica elettronica, i social. Mezzi di comunicazione e d’informazione di una potenza fino ad allora impensabile per chi ha cultura per sfruttarne le smisurate possibilità, ma anche deleteri per chi quella cultura non ha. Deleteri, si, perché producono l’inganno di far credere che attraverso la telematica chiunque possa interloquire direttamente con gli esponenti della classe politica, mentre nella realtà, e proprio in funzione di questo inganno, finiscono per consegnare questo genere di persone – i webeti li definì Enrico Mentana – esclusivamente ad una parte politica ed a singoli leader. 

Chi non ha cultura. come si è accennato, non approfondisce, non confronta, non ascolta proposte o pareri diversi, sicché l’adesione ad una parte politica finisce per assimilarsi più ad una religione, o almeno al tifo, in definitiva ad un pregiudizio. 

Dai capaci agli incantatori: la politica è diventata marketing

Per altro verso, chi aspira ad un ruolo politico non avrà più bisogno di dimostrare le proprie capacità di visione, di gestione amministrativa, di proposta di un qualche modello di organizzazione civile sul quale parametrare le azioni volte all’interesse comune del proprio potenziale elettorato, ma basterà che sappia più di altri incantare, illudere, attrarre con qualsiasi mezzo il favore degli elettori. Così sono state aperte le porte al populismo, così i leader sono diventati follower, così le visioni e le proposte che riguardano il futuro sono state travolte dalla ricerca dell’effetto immediato; così la politica è diventata marketing.

Un esempio un po’ datato ma ugualmente significativo è dato dallo studio di un’università americana sulla campagna elettorale di Bolsonaro in Brasile. In quello studio si dimostrò che ben l’80 per cento delle circostanze e dei dati portati a sostegno delle sue posizioni politiche e delle conseguenti proposte che connotarono la sua campagna elettorale erano palesemente false o artatamente distorte, ciò che non impedì, com’è ben noto, che venisse eletto.

Ecco allora che da una parte ci ritroviamo un po’ dovunque una classe politica a dir poco mediocre, a cominciare un Trump addirittura presidente degli Stati Uniti d’America, e dall’altra un sistema democratico che, in quanto fondato sulla consapevolezza e sulla capacità di autonomo giudizio degli elettori, mostra limiti e disfunzioni sempre più evidenti.

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