Protezionismo? “No grazie, non cadremo nella spirale”, dichiaravano i capi di stato e di governo all’inizio della crisi. Eppure, a quanto pare, le cose sono andate diversamente. A denunciarlo, è il decimo rapporto sulla politica commerciale della Commissione europea.
Bruxelles fa notare che sono state varate 150 misure volte alla restrizione degli scambi, mentre ne sono state cancellate solo 18. Dal 2008, sono state attuate circa 700 norme protezionistiche, tuttora in vigore. Una constatazione non molto diversa da quella dell’ex direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio Pascal Lamy, che lo scorso luglio dichiarava: “le limitazioni agli scambi continuano a essere adottate e aumentano in continuazione”. Il commissario europeo al Commercio Karel de Gucht ha definito la situazione “preoccupante”.
La Commissione ha fatto notare che stati come il Brasile, l’Argentina, la Russia e l’Ucraina hanno deciso di proteggere il mercato interno penalizzando le importazioni. Brasile, Argentina e India hanno anche adottato misure che impongono l’utilizzo di beni nazionali, in particolare nel settore degli appalti.
Secondo il rapporto, Buenos Aires è il vero campione del protezionismo, con circa 150 norme. Russia, Indonesia e Brasile seguono a ruota. Per la cronaca: la Cina, di limitazioni, ne ha adottate solo 36.