Tutti addosso a Tremonti. Il presidente del Consiglio e quasi tutti i ministri pensano che la sconfitta elettorale sia colpa della politica di austerità imposta dal titolare dell’Economia che ha tagliato brutalmente la spesa e non ha voluto nemmeno parlare di riduzione delle tasse. E molti portano a sostegno delle loro accuse la Relazione letta ieri dal Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. In più alle divergenze sulla gestione dell’economia si sommano i sospetti sull’atteggiamento politico di Tremonti. L’austerità è davvero necessaria – si chiedono in tanti – oppure si tratta di una scusa avanzata dal titolare del Tesoro per mettere in cattiva luce Berlusconi e prendere il suo posto?
Ma forse pochi hanno letto con attenzione le Considerazioni del Governatore che certo invoca il taglio delle tasse sul lavoro e sulle imprese, ma chiarisce bene che questo deve avvenire contemporaneamente ad un severo contenimento della spesa corrente che deve essere tagliata nel prossimo triennio di ben 5 punti percentuali. E pochi hanno considerato che il rimprovero a Tremonti sulla insostenibilità a lungo andare dei tagli lineari, significa che ogni ministero dovrà impugnare il bisturi ed andare a cercare gli sprechi e la spesa improdutiva per potarla senza pietà, e nel contempo riorganizzare tutte le proprie funzioni in modo da offrire servizi ai cittadini nella maniera più efficiente. Forse Tremonti ha adottato la politica dei tagli lineari perchè doveva agire sotto l’impulso dell’emergenza e forse perchè aveva sfiducia nella reale capacità dei propri colleghi di scegliere dove e come tagliare. Ora ci sono tre anni di tempo e questo lavoro di riorganizzazione dell’intera spesa pubblica si può e si deve fare.
I soldi per la riduzione delle tasse si possono trovare -dice ancora il governatore – attraverso una intensificazione della lotta all’evasione fiscale . Ma se questo non dovesse bastare si possono recuperare altre risorse sia con ulteriori tagli di spese,sia con piccoli incrementi delle imposte indirette. Soprattutto il Governatore ha insistito sulle necessità di riforme; dalla Giustizia all’Istruzione alla liberalizzazione dai monopoli pubblici e privati specie nel settore dei servizi, che solo in parte dipendono dal ministro dell’economia ma che sono indispensabili per far uscire l’Italia dalla stagnazione in cui si trova da almeno un decennio.
Senza un vero progetto complessivo per il Paese,chiedere a Tremonti di allargare i cordoni della Borsa significa solo rischiare di aumentare la sfiducia dei mercati e rischiare di far aumentare i tassi d’interesse necessari ad ottenere la sottoscrizione dei titoli pubblici. Insomma il dibattito politico dovrebbe essere incentrato sul modo migliore per tagliare le spese e non sulla demagogica promessa di distribuire a tutti un pò di soldi che non ci sono.
Ernesto Auci