Troppe riunioni fanno male alla produttività dell’azienda. A dirlo è Carson Tate, fondatrice di Working Simply, società di consulenza per il management con sede a Charlotte, in un articolo pubblicato sul New York Times.
La tesi della Tate è che l’inifinita teoria di meeting a cui ci sottoponiamo, incontri che si susseguono senza sosta e senza uno scopo preciso, siano sostanzialmente inutili, e che sarebbe meglio, per gli obiettivi dell’azienda, qualcosa di realmente produttivo.
Per la Tate “E’ tempo per una rivoluzione delle riunioni“: invece di accettare automaticamente ogni richiesta di meeting, un buon manager dovrebbe considerare il ritorno di quell’investimento di tempo ed energie, e tenere la riunione solo se essa risponde a tutta una serie di requisiti. Se la riunione “ti aiuterà a raggiungere i tuoi obiettivi, se in qualche modo si allinea questa riunione con le priorità della tua azienda e se tenerla è il miglior uso del tuo tempo in questo momento”, allora sì, che riunione sia. Altrimenti meglio non farla.
Ma la rivoluzione delle riunioni non consiste, semplicisticamente, nel ridurne la quantità. Secondo l’articolo del New York Times, infatti, bisogna cambiarne le modalità, rendendole più brevi (un quarto d’ora massimo), eliminando gli inutili convenevoli e le conversazioni di circostanza. Poi un suggerimento pratico: tenere i meeting in piedi. Aumenterà la concentrazione e spingerà tutti quanti ad andare subito al sodo, accorciando i tempi.
Regole che forse sembreranno un po’ dure, ma che possono avere degli effetti positivi non solo sulla produttività dell’azienda. E’ possibile anche, infatti, che il tempo sottratto alle riunioni inutili possa diventare tempo guadagnato in libertà, da usare come si preferisce.