Le Regioni non possono essere messe da parte quando si cercano idrocarburi, si usano trivelle per scoprire giacimenti di petrolio e gas. La Corte costituzionale ha esaminato le norme del decreto Sblocca Italia che scavalcavano le Regioni nel rilascio delle autorizzazioni ed ha dichiarato illegittimo un comma del Decreto Legge n.133. Bocciato il principio che rimetteva tutto nella mani del governo centrale. Abruzzo, Campania, Lombardia, Veneto avevano presentato ricorso alla Consulta ed ora cantano vittoria per aver visto accolte le loro ragioni. Le ricerche di idrocarburi sono materia concorrente e non di esclusiva responsabilità dello Stato, hanno sentenziato i giudici. Per questo non si può decidere tutto al centro. Il tema, oggetto di referendum ad aprile dell’anno scorso e di una aspra battaglia politica, rimette, quindi, in gioco gli enti locali. I giudici, in particolare, hanno ritenuto incostituzionale il “Disciplinare tipo per il rilascio e l’esercizio dei titoli minerari per la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale”.
Il governo Renzi lo aveva inserito nel decreto, avviando procedimenti autorizzativi senza coinvolgimenti dei territori. Principio che la sentenza ha capovolto. Da ieri dalle Regioni e dai comitati No Triv commenti lusinghieri, nonostante i giudici abbiano ritenuti legittimi altri articoli del Salva Italia. Il Coordinamento dei comitati antitrivelle rivendica un “meritato successo”. Più nette ancora le dichiarazioni che arrivano da Abruzzo e Campania tra le più contrarie al Decreto Legge. Si riapre una partita che il governo riteneva chiusa, forte anche dell’esito referendario? Rischi per le autorizzazioni già concesse? Non è detto. Sul piano generale le attività in corso non dovrebbero subire conseguenze. Magari si apriranno tavoli tecnici locali per concertare i piani di lavoro e armonizzare le attività. Per le Regioni resta la soddisfazione di vedere riconosciuto un ruolo istituzionale che impatta sulle strategie delle società petrolifere. La presidente della Consiglio Regionale della Campania, Rosetta D’Amelio giudica la sentenza come un rimedio al depotenziamento delle Regioni. Era preoccupata per le conseguenze delle perforazioni sul bacino idrografico campano, tra i più esposti d’Italia. Bisognerà attrezzarsi, invece, per tenere insieme esigenze energetiche, tutela ambientale e partecipazione dei territori. In Campania come in altri posti. In definitiva rispettare quel principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 118 della Costituzione.