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Trimestrali: Eni ancora in rosso, Mediobanca record dal 2008

FIRSTonline

Trimestrali di segno opposto per due pesi massimi di Piazza Affari, Eni e Mediobanca. Il Cane a sei zampe ha chiuso il periodo luglio-settembre con una perdita netta di 0,56 miliardi, mentre sui 9 mesi il rosso sale a 1,39 miliardi. La perdita adjusted, invece, è pari a 0,48 miliardi nel trimestre e 0,80 miliardi nei 9 mesi, mentre il risultato operativo adjusted registra un calo del 66% a 0,26 miliardi nel trimestre e una contrazione del 73%, a 1,03 miliardi, nei 9 mesi.

Il calo, spiega il gruppo in una nota, è dovuto agli effetti del peggioramento dello scenario e della fermata di Val d’Agri. La produzione di idrocarburi ha registrato una crescita dello 0,4% nel terzo trimestre a 1,71 milioni di barili/giorno e dello 0,5% nei nove mesi. Se si escludono il fermo in Val d’Agri, operazioni di portafoglio e l’effetto prezzo dei contratti petroliferi, precisa il gruppo, il progresso è del 2,2% nel trimestre e dell’1,6% nei nove mesi.

Eni conferma inoltre la guidance per il 2016 di un livello produttivo sostanzialmente stabile rispetto al 2015, nonostante il fermo Val d’Agri. L’amministratore delegato, Claudio Descalzi, ha detto che “le strategie e gli obiettivi di gruppo, comprese le cessioni, restano confermati”, ed elencando alcuni passi avanti nell’upstream ha assicurato che “sarà rinforzata dal quarto trimestre la generazione di cassa”.

Per quanto riguarda Mediobanca, il terzo trimestre si è chiuso con un utile netto in aumento dell’11%, a 270,7 milioni di euro, il “miglior risultato trimestrale dal 2008”, si legge nella nota. L’andamento beneficia della crescita dei ricavi (+4% a 526,3 milioni), della diminuzione delle rettifiche su crediti (-25% a 86,8 milioni) e della plusvalenza (110,4 milioni) sulla cessione di circa metà della quota in Atlantia, che al 30 giugno era pari al 2,7%.

Di rilievo la performance del credito al consumo, che, con un utile trimestrale di 65 milioni (+65%), segna “il miglior risultato di sempre”. I ricavi sono favoriti per 11 milioni dell’apporto di Cairn Capital e del ramo d’azienda di Barclays Italia acquisito da CheBanca. Il margine di interesse cresce del 4% attestandosi a 314 milioni, trainato dal Consumer banking (251,4 milioni contro 217,5 milioni).

Il costo del rischio diminuisce da 141 punti base a 98, “ai livelli pre-crisi”. In particolare, è azzerato nel Wholesale banking e in discesa da 353 a 284 punti base nel credito al consumo e beneficia del consolidamento degli impieghi Barclays, privi di sofferenze. Stabile l’indice di copertura delle attività deteriorate al 54%, mentre è in crescita quello delle sofferenze (69%).

La raccolta sale da 45,9 a 49,5 miliardi per l’ingresso dei conti correnti ex-Barclays (2,9 miliardi) e per le emissioni del trimestre (650 milioni). Gli impieghi crescono del 6% a 36,6 miliardi, con l’ingresso di 2,5 miliardi di mutui ipotecari ex-Barclays. Le masse gestite ed amministrate a livello di gruppo si attestano a 35,7 miliardi, in progresso da 31,5 miliardi. Sostanzialmente stabili a livelli elevati gli indici patrimoniali: il Cet Ratio Phase-in è all’12,09% dal 12,08% al 30 giugno e il Fully-phased al 12,53% (12,57%).

Sul dossier Montepaschi, “è stato fatto un lavoro molto importante dal Cda di Mps e da tutti i consulenti in questi 3 mesi – ha commentato Alberto Nagel, ad di Mediobanca, advisor dell’istituto senese insieme a JP Morgan –, è stato studiato uno schema di salvataggio condiviso con il regolatore e che adesso è in corso di implementazione. È molto importante andare avanti su questa linea. Sono ottimista nel senso che si sono fatti passi avanti con l’approvazione del piano, con il lavoro sulla cartolarizzazione, in merito all’interesse di potenziali investitori e anche sull’offerta volontaria sui bond. Tutto quello che è nelle mani di chi deve fare l’operazione, il Cda per primo, è stato fatto in modo molto professionale, ma ci vuole anche un mercato positivo e aperto alle condizioni dell’operazione e quindi non tutto è rimesso alla volontà” dei partecipanti.

In apertura a Piazza Affari il titolo di Mediobanca guadagna l’1,%, a 7,015 euro, mettendo a segno uno dei migliori rialzi del Ftse Mib (che negli stessi minuti viaggia in rosso dello 0,6%), mentre le azioni di Eni cedono l’1,8%, a 13,50 euro, collocandosi in fondo al listino principale.

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