BUFFETT AIUTA WALL STREET, ESPIRITO SANTO L’EUROPA
MA LE BORSE HANNO PAURA. IN ATTESA DI BCE E DEL PIL
Frenano le Borse asiatiche dopo un il dato deludente sul settore servizi in Cina. Rallenta a Tokyo l’indice Nikkei – 0,2%, più marcata la discesa ad Hong Kong -0,5%. Preoccupa in particolare lo stato del mercato immobiliare, in frenata nonostante le iniezioni di liquidità di Pechino, a conferma che l’economia è ancora debole.
Ancora una volta Wall Street deve ringraziare Warren Buffett: i conti positivi di Berkshire Hathaway hanno favorito la ripresa dopo il tonfo di venerdì. L’indice Dow Jones è avanzato tuttavia dello 0,46%, l’S&P 500 dello 0,84% e il Nasdaq dello 0,72%.
L’Europa deve invece ringraziare l’effetto Espirito Santo: l’intervento della banca centrale portoghese ha riportato la tranquilltà nel settore credito. Parigi ha guadagnato lo 0,34%, mentre Francoforte ha ceduto lo 0,61%, Londra lo 0,02% e Madrid lo 0,17%,.
Piazza Affari ha chiuso la seduta in rialzo dello 0,09% a 20.381 punti. Netto miglioramento del Btp decennale con il rendimento in calo al 2,68% dal 2,75% di venerdì scorso, lo spread con il Bund tedesco si riduce a quota 155 (-7 punti base). Sono in rialzo le quotazioni del petrolio: Brent a 105,4 dollari al barile (+0,5%), Wti a 98,1 dollari (+0,2%).
ESPIRITO SANTO, LE REGOLE UE SUPERANO IL PRIMO TEST
In attesa del direttorio della Bce di giovedì, il mercato ha preso atto con soddisfazione del salvataggio di Banco Espirito Santo, condotto secondo le regole previste dal Bank Resolution Mechanism approvato in sede Ue. La Banca centrale portoghese ha iniettato 4,9 miliardi di euro in un Novo Banco controllato dallo Stato ove saranno spostati i depositi e la maggior parte degli asset del Banco Espirito. Il governo provvederà poi alla vendita dell’istituto che ripagherà il costo dell’operazione, finanziata con i quattrini rimasti dal Fondo europeo gestito dalla trojka. Gli azionisti di Espirito Santo, tra cui il Crédit Agricole che detiene il 14,9%, dovranno invece sostenere le perdite della vecchia gestione.
BANCHE, COMINCIA CON UNICREDIT LA SFILATA DEI CONTI
La rimozione del rischio portoghese ha rasserenato il comparto del credito di casa nostra alla vigilia di una settimana importante per i conti del sistema. Oggi si riunisce il cda di Unicredit + 0,9% per l’esame dei conti del secondo trimestre. Giovedì sarà la volta di Mps -1,4% e Bper. Venerdì chiuderanno Bpm +1,2% e Banco Popolare – 2,6%.
Avanza intanto Intesa +1,4% sulla scia dei risultati annunciati la scorsa settimana. Ubi +1,8%. Banca Akros che ha alzato il rating da reduce a hold (prezzo obiettivo confermato a 6 euro) alla luce dei buoni fondamentali e del calo del prezzo dell’azione nell’ultimo trimestre.
Mediobanca -1,6%.
Da rilevare anche il balzo di Banca Ifis 5,09% a 14,05 euro dopo avere registrato tra gennaio e giugno una crescita a doppia cifra dell’utile netto e avere confermato le attese “largamente positive” per la seconda parte dell’anno.
Banca Carige ha invece perso l’1,79% dopo avere alzato il sipario sui conti del primo semestre nella serata di venerdì, mostrando una perdita di 45,5 milioni di euro. L’amministratore delegato della banca ligure, Piero Luigi Montani, ha dichiarato che l’istituto sta studiando il rimborso anticipato di tutti i finanziamenti Bce ottenuti con il piano Ltro 2011-2012 e la richiesta di una nuova tranche da 750-800 milioni di euro nell’ambito del programma Tltro. L’esclusiva con il fondo Apollo per la vendita delle compagnie assicurative scadrà a settembre. Tra le compagnie, Generali è è salita dello 0,58% a 15,69 euro in scia all’aumento di rating ricevuto da Credit Suisse (da underperform a neutral) e da Exane (da underperform a neutral).
ACQUISTI CINESI, ANCHE TELECOM SI TINGE DI GIALLO
La Cina è sempre più vicina. La banca centrale cinese, la stessa che ha investito in Fiat (2%) e in Prysmian (2,018%), detiene una partecipazione diretta del 2,081% nel capitale di Telecom Italia +1,5%.
La banca cinese si posiziona dietro alla Findim di Marco Fossati, che detiene il 4,989%, e a Telco forte del 22,447%.. L’investimento di Pechino vale poco più di 310 milioni. La notizia è arrivata alla vigilia del cda che analizzerà oggi i conti del primo semestre, occasione anche per tornare sul capitolo Brasile. L’ad Marco Patuano, ha più volte ribadito che della possibile vendita si potrebbe discutere solo nel caso in cui venisse presentata un’offerta con un premio consistente. A gennaio Marco Fossati ha quantificato in 30 miliardi l’enterprise value.
Nel frattempo ha preso quota la possibile fusione con Gvt (scuderia Vivendi( gradita alle autorità brasiliane, osteggiata da Telefonica. Gli analisti di Mediobanca Securities continuano a credere che il consolidamento del mercato rappresenti la migliore opzione sia per il mercato brasiliano sia per quello italiano. Tra le altre società oggetto dello shopping di Pechino Prysmian (quota del 2,018% annunciata il 28 luglio) accusa un calo del 2%.
In rialzo invece Enel +0,6% ed Eni +0,3% di cui la People Bank of China possiede poco più del 2% dallo scorso marzo. Le due partecipazioni valgono rispettivamente 780 milioni e 1, 36 miliardi.
FIAT RESTA SOTTO DEL 10% AL VALORE DEL RECESSO
La Consob ha confermato ieri la presenza della banca centrale cinese (investimento 177 milioni) nel capitale di Fiat – 0,63% a 7,065 euro, largamente al di sotto del valore del recesso (7,727 euro) che può scattare dopo la fusione con Chrysler, contro cui ha votato poco meno dell’8% del capitale ha votato l’8% del capitale. A breve avrà inizio il periodo per esercitare il diritto, fino ad un massimo di i 500 milioni di euro, oltre cui salterà l’unificazione con Chrysler.
Positive Pirelli +0,6% e Brembo +0,5%, in sintonia con l’andamento positivo in Europa del settore auto (Stoxx +1%), dove brillano le tedesche Bmw +1,7% e Daimler.
LUSSO
La crisi russa pesa sul settore lusso, con l’eccezione di Moncler +1,9%. Tod’s ha perduto il 2,93%, Salvatore Ferragamo il 3,41%, nonostante i buoni conti di Michael Kors relativi al primo trimestre dell’esercizio fiscale 2014/2015. Pesante ribasso infine per World Duty Free -3%, che venerdì ha annunciato risultati inferiori alle attese.