Jean-Claude Trichet condivide la linea tenuta da Mario Draghi, promuove gli sforzi dell’Italia e propone all’Europa “misure direttamente esecutive” per i paesi che non rispettano le regole e non applicano le raccomandazioni. L’ex numero uno di Eurotower ne parla a Bologna, dove gli viene conferita una laurea ad honorem in scienze statistiche. Blindato il centro storico della città, per tenere a bada una cinquantina di “antagonisti” contrari alla scelta dell’ateneo.
L’Europa, sostiene Trichet, ha un importante compito davanti: l’unione economica dopo quella monetaria, come vuole l’acronimo EMU (Economic and Monetary Union). Per rafforzare la propria governance in quest’ambito però deve spingersi verso scelte audaci, superare le sanzioni (spesso inutili) e passare a un’azione di fatto, con l’imprimatur del Parlamento Europeo.
“Dobbiamo – dice – introdurre elementi per una federazione economica e fiscale che siano completamente democratici”. Perciò, invece di imporre “sanzioni ai paesi che dovessero trasgredire le regole e non applicare le raccomandazioni, io suggerirei di attivare un nuovo processo decisionale. In queste circostanze eccezionali, le autorità europee, la Commissione, il Consiglio e il Parlamento dovrebbero decidere direttamente misure immediatamente esecutive per il paese coinvolto. Si tratterebbe, nell’ambito del bilancio e di alcuni aspetti delle politiche economiche, di dar vita a un concetto di ‘attivazione di una federazione dell’area Euro per eccezioni’”.
Condividere una moneta unica, aggiunge Trichet, vuol dire accettare limitazioni alla sovranità fiscale, un concetto non nuovo per il continente, visto che, in casi eccezionali, ne parlava anche il trattato di Maastricht. Le multe si sono rivelate inefficaci quindi bisogna fare un salto di qualità, con tutti i crismi della democrazia. “Per questa ragione il Parlamento Europeo dovrebbe essere chiamato ad assumere un ruolo fondamentale nella decisione, in aggiunta al ruolo tradizionalmente svolto da Commissione e Consiglio. Più precisamente il Parlamento dovrebbe approvare con voto di maggioranza le misure proposte dalla commissione e approvate dal Consiglio”. Contestualmente “si dovrebbe organizzare nel miglior modo possibile il dialogo tra Parlamento Europeo e Parlamento nazionale del paese interessato”, ognuno dovrebbe spiegare le proprie ragioni e dopo un confronto approfondito “la decisione ultima spetterebbe al Parlamento Europeo”.
Nelle sue “Riflessione sul futuro della governance economica dell’area Euro”, Trichet rimette in campo anche la proposta di un ministero delle Finanze europeo responsabile, fra l’altro, della gestione degli strumenti per il governo della crisi (ESM) e della gestione dell’unione bancaria. Tassello di un quadro che dovrebbe completarsi con una Commissione che prelude al governo europeo (con designazione elettiva del presidente, come proposto da Wolfang Schaule), Consiglio precursore della futura Camera Alta e Parlamento, già Camera Alta eletta da tutti i cittadini europei.
A proposito della Banca centrale Trichet sostiene che essa è “un’ancora di fiducia per l’eurozona” e quanto fatto “da Mario Draghi e dagli altri colleghi del consiglio direttivo è molto importante e in continuità con quanto fatto fin dall’inizio della crisi”. La Bce però “non può e non vuole sostituirsi agli Stati” che devono proseguire nel cammino delle riforme a livello nazionale. E l’Italia? “Ha preso misure che vanno nella giusta direzione, ma non è una strada facile: è importante che vengano implementate in maniera rapida ed efficace”. E’ un paese “ricco di un asset molto importante per avere successo: lo spirito imprenditoriale”.
La sfida comunque è ardua per tutti: “Nel 2016 in termini di parità di potere d’acquisto l’area Euro sarà al di sotto del pil della Cina e sopra quello dell’India. Ma in un orizzonte più ampio l’intero pil dei paesi del G7 sarà annichilito dal rapido sviluppo delle economie emergenti”. In questa nuova costellazione globale “l’integrazione europea è fondamentale per raggiungere prosperità e autorevolezza”. Dopo le battute di arresto degli anni scorsi, ”nel 2003 e nel 2004 Francia, Italia e Germania hanno dato vita a un clamoroso tentativo di indebolire il patto di stabilità”, oggi, in piena crisi, bisogna avere il coraggio di fare delle scelte. “Jean Monnet disse la famosa frase: ‘le persone accettano il cambiamento solo quando si trovano in condizioni di necessità e riconoscono la necessità solo quando la crisi le sovrasta’. Credo fermamente che questo sia il momento di procedere”.