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Tria surreale: “Manovra correttiva non serve”, ma Salvini preme per la flat tax

FOTO: Marco SIMONINI

“Non ci sarà bisogno di una manovra correttiva, tutto sta andando per il verso giusto”. Con queste parole, un po’ surreali, pronunciate al Festival dell’Economia in corso a Trento dopo aver incontrato il vicepremier Matteo Salvini in mattinata a Roma, il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha risposto alle domande dei giornalisti in merito alla lettera di richiamo dell’Unione europea, alla quale l’Italia dovrà rispondere entro la giornata di venerdì 31 maggio. “La risposta all’Ue metterà a riparo da infrazioni”, aveva già assicurato Salvini, che però ha anche energicamente rilanciato su condono fiscale e flat tax, due provvedimento che difficilmente si concilieranno con le mosse attese da Bruxelles.

“La lettera dell’Ue era ampiamente attesa da tempo – ha spiegato Tria -, ma è stato giustamente deciso di inviarla dopo le elezioni europee per correttezza, per non intralciare la campagna elettorale. In ogni caso, il richiamo si riferisce al mancato raggiungimento dell’obiettivo del debito nel 2018: spiegheremo alla Commissione che questo è stato dovuto a un forte rallentamento dell’economia, non solo italiana, e che comunque ormai non si può fare nulla perché è un consuntivo dell’anno passato. Per quanto riguarda invece il 2019 – ha ancora detto Tria, intervistato sul palco del Teatro Sociale di Trento – siamo abbastanza tranquilli, raggiungeremo gli obiettivi concordati”. In altre parole: il deficit potrà essere inferiore a quello indicato come previsione nell’ultimo Def (2,4%), senza alcuna manovra.

“Il problema dell’Italia – ammette però il ministro – è di non spaventare gli investitori. In un momento di forte rallentamento non siamo in condizioni di far aumentare il debito, dobbiamo fare una politica consapevole e non possiamo accelerare la riduzione del debito perché non darebbe maggiore fiducia agli investitori che devono anche vedere prospettive di crescita”. Incalzato sulla possibilità di aumentare l’Iva nella prossima manovra in autunno, il ministro dell’Economia ha ribadito la sua posizione: “Chi mi conosce sa che da 10 anni sostengo che ci vuole riequilibrio nell’imposizione fiscale, da diretta a indiretta. La mia è una preferenza a parità di gettito, di pressione fiscale, ovviamente. Bisogna innanzitutto stabilire quante saranno le tasse e come distribuirle tra dirette e indirette. In ogni caso, la linea politica del Governo come sapete non è favorevole all’aumento dell’Iva”.

Tria ha comunque ammesso che in agenda ci sono il cambiamento delle norme sull’Iva e la riforma fiscale, ma non è entrato nel dettaglio dei numeri: “Per correttezza non posso anticipare il contenuto della risposta alla Ue, ma spiegheremo tranquillamente quali sono stati i fattori del rallentamento del 2018 e confermeremo gli obiettivi, peraltro già concordati, per il 2019”. Alla domanda sullo spread tra i Btp italiani e gli equivalenti greci, che è sceso al minimo storico sotto i 50 punti base, Tria non si è scomposto: “L’economia italiana non è comparabile a quella della Grecia, con tutto il rispetto per Atene. La differenza tra i due Paesi non si misura solo sullo spread. La Grecia ora sta risolvendo i suoi problemi, ma quando è esploso il caso greco ha creato grossi problemi all’Europa”. Non preoccupa nemmeno il rallentamento dell’economia italiana, confermato anche nel 2019 dai primi dati e dalle previsioni: “Sta rallentando anche la Germania, anzi la distanza tra i due tassi di crescita sarà minore rispetto agli anni scorsi”.

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Categories: Politica