La Federal Reserve, come previsto, ha alzato I tassi di un quarto di punto per la terza volta nel 2018. La Banca centrale, inoltre, ha rimosso dal comunicato finale l’aggettivo “accomodante” riferito alla politica monetaria in uso fin dai tempi di Ben Bernanke. Il governatore Jerome Powell ha spiegato che non c’ è più bisogno, a fronte di un’economia così florida, di ribadire il concetto: i dati lasciano sperare in tre anni di crescita. Il presidente della Fed, rispondendo ad una domanda in conferenza stampa, ha tenuto a sottolineare che “la ‘politica non ha un ruolo nel processo decisionale della Federal Reserve”, e che “ha ricevuto dal Congresso l’incarico di fare un lavoro importante per gli americani e gli strumenti per farlo”. Una secca replica a Donald Trump che ieri ha criticato di nuovo l’aumento dei tassi. Ma il presidente Usa ieri s l’è presa soprattutto con la Cina, accusata di voler interferire nelle elezioni Usa e con l’Europa, troppo morbida con Teheran.
In realtà, non è mancata nelle comunicazioni della banca centrale una nota da “colomba”. Il comitato ristretto che sovrintende la politica monetaria, ha segnalato che in questo momento prevede solo tre aumenti di qui a fine 2019 (il prossimo, probabilmente, già a dicembre), contro i quattro già messi in conto dai mercati. Questo spiega perché le banche, le più sensibili alla traiettoria dei tassi, hanno invertito la rotta nell’ultima parte della seduta di Wall Street.
FRENA GOLDMAN SACHS, IN RITIRATA IL BOND
L’indice Dow Jones ha perso lo 0,4%, l’S&P500 lo 0,33% (da +0,5% della prima parte della seduta. Nasdaq -0,21% Tra le peggiori, nel paniere delle blue chip, Goldman Sachs (-1,5%).
Le comunicazioni della Federal Reserve hanno ridato vigore alle obbligazioni: il rendimento del Treasury bond decennale degli Stati Uniti si è allontanata dai massimi di periodo, sui quali era arrivato a inizio settimana, stamattina tratta a 3,05%.
Il dollaro si è lievemente apprezzato, stamattina il cross euro dollaro è a 1,175.
IN ASIA RECORD IN COREA, LO YEN FRENA TOKYO
Bene anche i listini asiatici: +0,3% l’indice Asia Pacific, Seoul +0,4% segna un nuovo massimo. Hong Kong -0,5%. Tokyo -0,7%, dopo aver toccato il record degli ultimi otto mesi, ha ripiegato nel finale a causa del rimbalzo dello yen dai minimi di giornata. Bene l’automotive: sembra rientrato il rischio di dazi Usa.
IL PETROLIO NON SI FERMA, SAIPEM VOLA
Nel corso della notte il petrolio ha di nuovo imboccato la via del rialzo, stamattina sulle piazze asiatiche tratta a 82,22 dollari il barile, sui massimi degli ultimi quattro anni.
Le riserve Usa, la scorsa settimana sono salite per la prima volta dopo sei settimane, ma l’effetto depressivo sui prezzi del greggio è durato poco, in quanto il segretario all’Energia, Rick Perry, ha ridimensionato le aspettative di chi si aspetta a breve il rilascio di una parte delle riserve strategiche.
Ancora in rally a Piazza Affari Saipem: +0,5% a 5,33 euro ai massimi dal gennaio 2017. Eni +0,3%.Tenaris -0,9%, ha comprato il 47,8% di Saudi Steel Pipe, un produttore saudita di tubi, per 144 milioni.
MILANO PIATTA IN ATTESA DELLA MANOVRA
Chiusura poco mossa per piazza Affari e le altre borse europee in una giornata vissuta in un clima di attesa per la riunione del Fomc. Fa eccezione la Borsa italiana, ancora terreno di battaglia tra la maggioranza gialloverde ed il ministro Giovanni Tria, in attesa dell’ora X sui conti pubblici.
Alla vigilia del Consiglio dei ministri di domani sul nuovo quadro di finanza pubblica, Lega e Movimento 5 stelle sono orientati a premere sul ministro dell’Economia perché il deficit del 2019 sia fissato al 2,4 per cento del Pil. Ma Giovanni Tria ha ribadito che il governo darà ai mercati finanziari un “segnale di stabilità” presentando domani i nuovi obiettivi di deficit e debito. “Se si chiede troppo quel che si guadagna [alzando il deficit] si perde in maggiori interessi” sul debito, ha avvertito il ministro dell’Economia.
S&P Global Ratings ha intanto tagliato le stime di crescita del 2018 dall‘1,3% all‘1,1% e dall‘1,2% dall‘1,1%. per il 2019.
A Milano l’indice ha perso lo 0,1% a quota 21,646 punti. Piatta Francoforte (+0,09%); Madrid +0,33%, Parigi +0,61%.
MURDOCH DÀ L’ULTIMO ADDIO A SKY
Londra +0,14%. Dopo aver perso la corsa a favore di Comcast per prendere il controllo totalitario di Sky, Rupert Murdoch ha deciso di vendere anche la quota del 39% detenuta da 21 Century Fox nell’operatore satellitare per 11,9 miliardi di sterline. Il titolo Fox è salito dell’1,02% a Wall Street, ancora meglio ha fatto Walt Disney +1,39% che acquisterà Fox per 71 miliardi di dollari.
SPREAD A 230. OGGI ASTA LEGGERA PER I BTP
Sul fronte del debito, è stata una seduta positiva, in attesa di lumi sulla manovra e delle aste di oggi sui titoli a medio termine.
Dopo un minimo a 226,8 punti base, lo spread ha chiuso a 230 centesimi . Il rendimento del Btp 10 anni è al 2,83%.
Alle 11, il Tesoro offrirà 2 miliardi di Btp 5 e altrettanti decennali insieme a CctEu per 1,25 miliardi. Una richiesta “leggera” perché si tratta di un’asta al buio: a quell’ora visto che il governo non avrà ancora messo nero su bianco il tetto all’indebitamento per il 2019.
Ieri sera sul secondario il cinque anni 1 ottobre 2023 cedola 2,45% rendeva l’ 1,999% da 2,4% (record da dicembre 2013) dell’ultima asta, mentre il decennale dicembre 2028 paga 2,84% da 3,25 (massimi da marzo 2014) di fine agosto.
L’ASTA 5G SVENA TELECOM ITALIA
In evidenza a Piazza Affari Luxottica (+2,01%) e Pirelli (+1,38%).
Il fanalino di coda è stata Tim (-2%) su volumi un po’ sopra la media, zavorrata dall’evoluzione della gara per le frequenze 5G: La nona giornata di rilanci si è chiusa con un ammontare totale di offerte a 5,15 miliardi, oltre il doppio dell’introito minimo fissato nella legge di bilancio per il 2018.
Stm -1,64%: nonostante l’upgrade di Deutsche Bank, paga i report negativi sul settore in arrivo da Wall Street.
IL MEGA MERGER NON SCALDA UNICREDIT
Banche complessivamente negative, ma senza particolari movimenti in attesa della manovra: il paniere italiano ha accusato un calo di circa un punto percentuale a fronte di un +0,1% del comparto europeo. Perde colpi Unicredit (-1,3%), pur al centro delle voci su una grande fusione il prossimo anno. L’altra big, Intesa, perde l’1,5%.
Da segnalare il Credito Valtellinese (+2,6%): l’istituto ha ricevuto dalla Banca d’Italia l’autorizzazione all’utilizzo dei modelli interni A-IRB di misurazione del rischio di credito per le esposizioni verso le imprese e il retail.
AUTOGRILL SBANDA PRIMA DEI CONTI
Nella galassia Benetton, cede il 3,3% Autogrill alla vigilia dei risultati. Atlantia -0,7%, ormai impermeabile alle continue dichiarazioni dei politici, in particolare in tema di revoca delle concessioni.
Salini Impregilo arretra dell’1,9% in scia all’ipotesi di cancellazione della gara per il terzo valico di Genova.
Tra i titoli minori balzo di Conafi +22% dopo i conti.