La legge di Bilancio 2019 vale in tutto 37 miliardi di euro, di cui circa 22 saranno coperti in deficit, altri 6,9 arriveranno da tagli di spesa e 8,1 da aumenti di entrate. Lo ha detto mercoledì il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.
“A seguito della mancata validazione del quadro macroeconomico programmatico da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio – ha aggiunto – il Governo ritiene opportuno confermare le previsioni contenute nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza”.
Secondo il numero uno del Tesoro, le valutazioni dell’Ufficio parlamentare di Bilancio si basano “su previsioni che sono state pubblicate in tempi diversi, in contesti diversi quindi parziali o obsolete”.
In ogni caso, Tria ha detto di voler interpretare “l’obiezione dell’Upb come uno stimolo all’azione anziché un motivo per abbassare le nostre previsioni e, cosa ancora più importante, le nostre ambizioni. Auspichiamo quindi una mutua e proficua collaborazione nel processo di valutazione dell’imminente legge di Bilancio, tenendo in considerazione i rilievi e le osservazioni dei soggetti competenti”.
Nel rispetto del lavoro “delle autorità coinvolte – ha aggiunto il ministro – ma anche delle prerogative del nostro compito di indirizzo della politica economica, continueremo a costruire un clima collaborativo nella consapevolezza che tutte le misure possono dispiegare a pieni i loro effetti solo in un quadro di coordinamento istituzionale”.
Per quanto riguarda l’aumento dello spread, “desta certamente preoccupazione – ha detto ancora Tria – ma voglio ribadire che si tratta di una reazione eccessiva, non giustificata dai fondamentali dell’economia e della finanza pubblica italiana”.
Infine, il ministro si è soffermato su alcuni numeri della prossima manovra di Bilancio: “Nel 2019 sono previsti 6,9 miliardi di tagli di spesa e 8,1 miliardi di aumenti di entrate, nel 2020 3,9 miliardi per ciascuna delle voci e nel 2021 rispettivamente 4,7 miliardi e 5,2 miliardi”.
LE MISURE PRINCIPALI IN MANOVRA
Tra le misure espansive della manovra, Tria ha citato la disattivazione parziale dell’aumento delle aliquote Iva, che comporta un onere di 12,5 miliardi nel 2019, di 5,5 miliardi nel 2020 e di 4 miliardi nel 2021. L’impatto sul tasso di crescita del Pil dovrebbe essere pari a +0,2 punti percentuali nel 2019 e nel 2020 e a -0,2% nel 2021.
Sul fronte della spesa sociale, ha proseguito il ministro, le novità principali sono il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni. Il costo è di 16 miliardi in ciascuno dei tre anni. Questi interventi nel complesso si tradurrebbero in un incremento del tasso di variazione del Pil di 0,3 punti percentuali nel 2019 e 0,2 punti nel 2020 e nel 2021, rispetto al tendenziale.
La prima fase della flat tax costerà 0,6 miliardi nel 2019, 1,8 miliardi nel 2020 e 2,3 miliardi nel 2021. L’effetto sul Pil, ha sottolineato Tria, è contenuto e raggiungerà lo 0,1% nel 2021.
Quanto agli investimenti pubblici, la manovra prevede risorse aggiuntive con un profilo crescente pari a 3,5 miliardi nel 2019, 5 miliardi nel 2020 e 6,5 miliardi nel 2021. L’impatto sul Pil è pari a 0,2 punti percentuali ogni anno.
Altre misure espansive riguardano gli incentivi agli investimenti e all’innovazione e gli interventi di spesa per il pubblico impiego per un ammontare di 1,8 miliardi nel 2019, 3,2 nel 2020 e 4,1 nel 2021. L’impatto sul Pil è di 0,1 punti nel 2019 e nel 2021 mentre è quasi nullo nel 2020.