L’introduzione della flat tax avverà “secondo un cronoprogramma graduale” e inizierà “con la prossima legge di bilancio”. Lo ha annunciato il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, nel corso del question time alla Camera.
La riforma fiscale, ha aggiunto, “rientra nell’obiettivo più ampio di azione di politica economica, volta a migliorare la crescita e la competitività del Paese, dei consumi e delle famiglie. La flat tax è uno degli strumenti per raggiungere tale obiettivo, è parte di una manovra prioritaria che funzionerà nel complesso e non nelle singole parti”.
Secondo il ministro dell’Economia, una riforma complessiva “è necessaria per semplificare le procedure, migliorare l’adempimento spontaneo dei contribuenti, ridurre il carico fiscale che pesa sulle famiglie e sulle imprese”. A questo scopo, ha ricordato Tria, “è stata istituita una task force che esaminerà i profili di gettito e distribuzione, così da disegnare una riforma che garantisca equità e progressività”.
LA PACE FISCALE
Sul versante flat tax, dunque, il numero uno di Via XX Settembre sembra in sintonia con gli annunci del vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Ma il progetto di riforma rischia di essere compromesso dalla “pace fiscale”, misura decisiva proprio per finanziare gran parte della tassa piatta (nei mesi scorsi si era parlato di circa 30 miliardi su 50 da coprire solo nel primo anno).
In Parlamento Tria ha detto che “l’ammontare delle somme potenzialmente oggetto di recupero con la pace fiscale è molto alto: 800 miliardi di euro”. Tuttavia, ha precisato il ministro, si stima che “l’importo sul quale si può concentrare l’azione di recupero sia assai più limitato, pari a 50 miliardi”.
Un’affermazione che contraddice nettamente i numeri fin qui forniti dalla Lega, che ancor prima di siglare il contratto di governo aveva inserito la pace fiscale nel proprio programma, mettendo per iscritto che la somma aggredibile sarebbe stata pari a 650 miliardi. Una stima peraltro contestata alcune settimane fa dall’ex commissario per la Spending Review, Carlo Cottarelli, secondo cui l’ammontare dei ruoli effettivamente condonabili non supera i 51 miliardi. Lo stesso numero a cui fa riferimento il ministro dell’Economia.
Se Cottarelli e Tria hanno ragione, il gettito del condono sarà di gran lunga inferiore a quello previsto inizialmente e ciò limiterà non poco le risorse a disposizione per la flat tax, che dunque, perlomeno all’esordio, avrà una portata molto inferiore a quella annunciata in campagna elettorale.
I LIMITI DI BILANCIO
Del resto, ha ribadito ancora una volta il ministro del Tesoro, “il governo intende svolgere la propria azione all’interno di una politica di bilancio volta alla riduzione del debito e assicurando il non deterioramento del saldo strutturale. Tali obiettivi sono ovviamente largamente coerenti con il rispetto del limite del 3%. Con l’Europa è stato avviato un dialogo in questi termini, per fissare un deficit programmatico coerente con l’obiettivo di governo e nel rispetto degli obiettivi di bilancio, ma anche per contrastare il rallentamento dell’economia”.
In altri termini, il deficit sarà rivisto al rialzo rispetto a quanto previsto dal precedente governo, ma non in modo drastico e soprattutto evitando lo scontro con Bruxelles.
LE FRIZIONI NEL GOVERNO
Su queste basi si spiega il contrasto fra il ministro del Tesoro e i due vicepremier, i quali mal sopportano la prudenza usata da Tria in tutte le sue uscite pubbliche, che ha il pregio di rassicurare i mercati ma il difetto di non marcare una distanza rispetto al passato. Stando a quanto riporta oggi La Stampa, in un colloquio con un sottosegretario nei corridoi della Camera, Tria avrebbe ammesso che “con Di Maio e Salvini c’è incomunicabilità”.