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Tria alla Ue: “Ridurremo la spesa per Quota 100 e Rdc”, ma Di Maio insorge

Il ministro prova a rassicurare Bruxelles, promettendo tagli sul welfare nel triennio 2020-2022, ma Di Maio lo gela: “Reddito di Cittadinanza e Quota 100 non subiranno tagli” – E alla fine i tagli restano fuori dalla lettera alla Ue

Tria alla Ue: “Ridurremo la spesa per Quota 100 e Rdc”, ma Di Maio insorge

“Il Governo sta avviando una nuova revisione della spesa e riteniamo che sarà possibile ridurre le proiezioni di spesa per le nuove politiche in materia di welfare nel periodo 2020-2022″. Lo scrive il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nella lettera di risposta inviata alla Commissione europea.

A quali “politiche di welfare” si riferisce il ministro viene esplicitato in un’altra parte del testo: reddito di cittadinanza e quota 100.

Immediata la replica del vicepremier Luigi Di Maio, che non vuol sentir parlare di possibili tagli alle due misure bandiera del Governo. “La lettera preparata dal ministro Tria con la Lega? Il M5s non ne sa nulla, non ce ne siamo occupati noi, non è stata condivisa con noi. Sicuramente noi non tagliamo le spese sociali, né il reddito né quota 100”. Alla fine i tagli sono rimasti fuori dalla lettera inviata dal Governo a Bruxelles.

Tornando alla lettera, Tria rassicura anche sull’impennata dello spread sui decennali, ma soprattutto sui Btp quinquennali, che il cui rendimento ha superato oggi quello della Grecia: “Inoltre siamo convinti che una volta che il programma di bilancio sarà finalizzato in accordo con la Commissione europea, i rendimenti dei titoli di Stato italiani diminuiranno e le proiezioni relative alla spesa per interessi saranno riviste al ribasso”, continua Tria nella lettera.

Il ministro dell’Economia chiude per il momento le porte a un possibile aumento dell’Iva, anche se non dà indicazioni precise sul modo in cui sarà evitato. “In linea con la legislazione in vigore, il programma di stabilità prevede un aumento delle imposte indirette pari a quasi l’1,3 per cento del Pil, che entrerebbe in vigore nel gennaio 2020. I partiti politici hanno espresso riserve circa il previsto aumento dell’Iva, ma abbiamo comunque un ventaglio di misure alternative onde garantire il suddetto miglioramento strutturale”, scrive ancora il numero uno del Mef.

Riferimenti anche alla flat tax. “Il Parlamento ha invitato il Governo a riformare, fatti salvi gli obiettivi di riduzione del disavanzo per il periodo 2020-2022, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, riducendo il numero degli scaglioni e la pressione fiscale gravante sulla classe media”, si legge nella missiva. “Si effettuerà anche una revisione di detrazioni ed esenzioni fiscali”.

Le parole di Tria mirano a rassicurare Bruxelles sulla tenuta dei conti pubblici italiani e sul rispetto delle regole. Peccato che contemporaneamente Lega e 5 Stelle insistano sulla Flat Tax, misura costosissima, che secondo loro dovrà essere finanziata in deficit. Un’intenzione che, se attuata, sicuramente andrebbe nella direzione opposta rispetto alle richieste della Commissione Ue.

“La flat tax è la prima riforma che governo e Parlamento dovranno discutere”, ha affermato oggi, 30 maggio, il vicepremier, Matteo Salvini, ricevendo anche il primo Sì del Movimento 5 Stelle, che fino ad oggi si era dichiarato fortemente contrario alla misura.

“La proposta della Lega di finanziare in deficit la flat tax ci trova favorevoli. A maggior ragione se, come apprendiamo, Tria già condivide questa idea: ben venga il regime fiscale al 15% per i redditi fino ai 65.000 euro”, hanno affermato fonti parlamentari del partito guidato da Luigi Di Maio.

Cauto il Premier Conte: “Non discuto adesso davanti ai giornalisti come si farà la flat tax: un progetto di flat tax non è ancora arrivato a Palazzo Chigi”.

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