Orso sì o orso no? Il dibattito torna più che mai attuale dopo l’ultimo caso di aggressione in Trentino, dove i grandi carnivori sono stati reintrodotti a cavallo tra gli anni ’90 e 2000, importando alcuni esemplari dalla Slovenia. Oggi, soprattutto intorno alle Dolomiti di Brenta (la parte occidentale della provincia di Trento, a grandi linee nell’area di Madonna di Campiglio) ne vivono quasi un centinaio.
Per qualcuno però iniziano ad essere troppi, soprattutto alla luce dei recenti episodi e dell’inizio della stagione estiva, mai come quest’anno importante per rilanciare il turismo di montagna, già oltremodo penalizzato dalla chiusura prematura degli impianti sciistici e da mesi di lockdown.
A favore dell’abbattimento dell’orso che ha aggredito padre e figlio nei dintorni del monte Peller, in Val di Non (mentre scriviamo non è stato identificato) e in generale della riduzione degli orsi c’è la Provincia autonoma di Trento, guidata dal 2018 dal leghista Maurizio Fugatti, che ha emesso un’ordinanza di abbattimento.
Contrari invece al provvedimento gli animalisti e anche il Ministero dell’Ambiente, che già si era speso per salvaguardare l’indisciplinato esemplare M-49, “evaso” dalla cattura l’anno scorso e infine catturato nuovamente dalle guardie forestali dopo un anno di ricerche, di aggressioni agli allevamenti (ma non alle persone) e di infinite polemiche.
Ma gli esperti, invece, che cosa ne pensano? Per capire meglio cosa sta succedendo e quali sono davvero i rischi della convivenza tra uomini e orsi in una zona d’Italia famosa per le mele, per i vini e per le cime dolomitiche, che ogni anno attirano milioni di turisti, abbiamo interpellato Elena Guella, vicepresidente della SAT (Società alpinisti trentini, sezione del CAI – Club Alpino Italiano), esperta di montagna e soprattutto di grandi carnivori, come sono appunto gli orsi. Ecco come ha risposto.
L’ultimo episodio sul monte Peller ha riportato all’attenzione della cronaca i possibili rischi della convivenza tra orsi ed esseri umani. Senza entrare nel merito del singolo episodio, poiché le indagini sono ancora in corso, ci può però tracciare un quadro generale di casi di questo tipo da quando, alla fine degli anni ’90, il plantigrado è stato reintrodotto in Trentino? Quanti casi ci sono stati da allora? E la tendenza è in aumento?
“Gli incontri ravvicinati che fino ad oggi hanno causato il ferimento di persone sono stati 4: 2014, 2015, 2017 e 2020. Escludendo l’ultimo episodio, del quale non si conosce ancora l’identità dell’animale coinvolto, nei primi tre casi si è trattato di femmine con cuccioli dell’anno al seguito: Daniza e due volte KJ2 e in questi ultimi due casi le persone coinvolte avevano con sé un cane”.
Oggi quanti sono esattamente gli orsi in Trentino e a quale ritmo la loro popolazione sta aumentando?
“Il minimo certo di orsi in Trentino a fine 2019 è di 63 individui, e la stima complessiva, inclusi i cuccioli dell’anno, è compresa fra 82 e 93. Negli ultimi 5 anni, il trend di crescita annuo medio è stato pari al 12% della consistenza di popolazione (cuccioli esclusi), in leggera crescita rispetto al quadriennio precedente in cui era pari all’8% (Fonte dati: Rapporto Grandi Carnivori 2019 della PAT)”.
Tutelare la biodiversità è fondamentale, ma anche dare ai cittadini una sensazione di sicurezza lo è. Come si può proteggere la popolazione, anche solo dal punto di vista psicologico, rispetto al rischio di queste aggressioni, seppur rarissime?
“Da un lato sicuramente facendo sentire la “presenza” dell’ente pubblico e facendo presente l’esistenza di una strategia gestionale, quale quella illustrata nel PACOBACE (Piano d’Azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali), il documento di riferimento per la gestione dell’orso nelle Regioni e Provincie autonome delle Alpi centro-orientali, che infatti prevede anche misure drastiche quali captivazione o abbattimento degli individui dannosi o pericolosi. Dall’altra parte, è però fondamentale investire su informazione, sensibilizzazione e formazione continua, organizzate su più livelli, in modo da raggiungere i portatori di interesse e tutte le categorie sociali, iniziando dalle scuole”.
Ad oggi, si sentirebbe di sostenere che questo ultimo caso può rappresentare una minaccia per la stagione turistica?
“Direi di no. Considerando i dati turistici forniti dalle ATP in seguito a casi analoghi degli anni scorsi, le presenze non sono diminuite complessivamente. Da parte dei turisti e della popolazione locale, fra cui i nostri soci, si è registrata una comprensibile maggiore richiesta di informazioni su come muoversi in un territorio in cui è presente l’orso e su come comportarsi in caso di incontro ravvicinato. Informazioni che, come SAT, cerchiamo di divulgare fra i soci, con serate informative e mediante la distribuzione di un dépliant appositamente realizzato in collaborazione con il Gruppo Grandi Carnivori del CAI. Ricordiamoci che ci sono luoghi che vivono di turismo legato all’orso, per i quali il problema è spesso l’eccessivo numero di visitatori. Per non andare troppo lontano, in realtà distanti e contesti differenti, come esempio possiamo ricordare il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, i monti Cantabrici in Spagna oppure la vicina Slovenia”.
Parliamo un po’ dell’orso. E’ definito un carnivoro occasionale: che cosa significa? Di che cosa si nutre?
“L’orso si è evoluto mantenendo caratteristiche da carnivoro, ma adattandosi a mangiare un po’ di tutto, prevalentemente vegetali e frutta. Difficilmente riesce a predare animali selvatici, mentre risulta molto più facile con quelli domestici (soprattutto pecore), se non adeguatamente protetti con recinzioni elettrificate e cani da guardia. E’ molto più comune che l’apporto di proteine avvenga tramite il consumo di carogne di animali selvatici, specialmente in primavera”.
Quale è la sua “giornata tipo”?
“La presenza umana, in quasi tutta Europa, ha trasformato l’orso in un animale prevalentemente notturno e che si muove raramente durante il giorno, trascorso sostanzialmente a riposare in zone difficilmente accessibili”.
Come stanno cambiando le abitudini di questo animale in Trentino, alla luce della presenza umana e dei cambiamenti climatici? E’ vero che il cambiamento climatico lo costringe a cercare cibo in prossimità delle aree popolate dall’uomo?
“Non ci sono studi che evidenzino che l’orso si avvicina alle aree popolate dall’uomo per cercare cibo a causa dei cambiamenti climatici. Da sempre, per esempio, i frutteti della Val di Non, in prossimità dei boschi del Brenta, hanno attirato gli orsi a mangiare le mele. Molto fanno anche l’indole del singolo individuo e gli insegnamenti che egli ha ricevuto dalla madre e può succedere, purtroppo, che qualche orso impari a rintracciare “cibo facile” vicino ai paesi: un’abitudine poi difficile da perdere. In generale, non bisogna dimenticare che l’orso è un animale estremamente intelligente, capace di adattarsi e imparare facilmente la via più semplice per procurarsi il cibo, per questo è indispensabile che sia la comunità locale che i visitatori vengano informati sulla corretta gestione dei rifiuti organici e sulle misure preventive da adottare onde evitare che alcuni individui maggiormente predisposti sviluppino una “pericolosa e dannosa” confidenza nei confronti delle fonti alimentari di origine antropica. Banalizzando un po’, l’orso è un animale che cerca di avere la pancia piena e di starsene in pace”.
L’orso, come è noto, non è un animale aggressivo: è solitario, e come spesso accade nel mondo animale, attacca solo se si sente minacciato. Episodi come quello di qualche giorno fa possono rivelarci invece qualcosa di diverso sulla sua natura e sulla convivenza con l’uomo?
“In tutta Europa, i rari casi di contatto uomo-orso sono da ascriversi ad individui che si sono difesi perché spaventati e/o si sono sentiti minacciati, perché non hanno percepito in tempo la nostra presenza, come ad esempio femmine con i piccoli oppure orsi sorpresi su una carcassa. Bisogna cancellare dalle nostri menti la convinzione che sui monti trentini vivono orsi pronti in ogni occasione a fare agguati all’uomo e che lo considerano una risorsa alimentare, ma piuttosto sarebbe opportuno ed auspicabile considerare l’orso come un animale selvatico, dotato di un proprio temperamento e che interagisce con ciò che lo circonda, stimoli esterni compresi. L’episodio del 23 giugno scorso conferma ancora una volta l’urgenza di fornire a tutta la popolazione le conoscenze e gli strumenti necessari per comprendere il comportamento di un orso e per comportarsi in maniera adeguata recandosi in zone frequentate da orsi e in caso di incontro con loro. Episodi recenti in cui l’uomo ha riportato ferimenti e che hanno coinvolto vacche e altri animali domestici, non da ultimi i cani, dovrebbero in generale farci riflettere sulla nostra capacità di comprendere il comportamento animale e sul necessario rispetto con cui approcciarsi alla fauna e alla natura di cui fanno (e facciamo) parte. Certamente è necessaria una grande crescita culturale e una maturità delle comunità montane tale da accettare il rischio (raro, ma possibile) di un incontro inaspettato con l’orso alla stregua degli altri rischi, forse ben maggiori, a cui potremmo essere esposti quando ci incamminiamo sulle nostre montagne”.
Approfittiamone per ricordare le regole basilari in caso di incontro ravvicinato con l’orso.
“Come detto, l’orso è un animale schivo e che preferirebbe starsene “per i fatti propri”. E’ un animale dotato di sensi molto sviluppati, specialmente olfatto e udito e quindi è fondamentale far in modo di prevenire un incontro inaspettato e ravvicinato. Per questo, basta poco: parlare a voce alta, battere le mani o i bastoncini da montagna, fare queste cose ogni tanto e ad esempio, prima di una curva cieca. Nella maggior parte dei casi, questo è sufficiente a far sì che l’orso ci percepisca, si metta in allerta e si allontani da noi per tempo, magari senza che noi ce ne accorgiamo”.
E se invece è lui a non accorgersi di noi?
“In rari casi, per condizioni particolari (es.: siamo sottovento, si sentono altri rumori, ci muoviamo su un terreno che attutisce i nostri passi, piove, etc.) può essere che l’orso non avverta la nostra presenza e si accorga di noi solo all’ultimo momento: in questo caso ci saranno due esseri viventi spaventati, noi e l’orso. Sta a noi evitare reazioni brusche ed adottare tutti i comportamenti corretti che ci permettono di “risolvere” al meglio la situazione e che sono volti sostanzialmente a far capire all’orso che noi non siamo una minaccia per lui (o per la sua prole): parlare con voce calma, non agitare le braccia, non gridare, non tirare sassi o scagliare i bastoncini o altro, non correre, ma indietreggiare lentamente tenendo d’occhio quello che fa l’orso”.
E’ vero che se l’orso dovesse per qualche motivo aggredire, come è successo nell’ultimo episodio, la cosa migliore è quella di buttarsi per terra, inermi?
“Assolutamente sì. Pensare di avere la meglio con un animale di quella forza è impensabile. E soprattutto più si reagisce più si innesca una reazione uguale e opposta, la difesa energica è letta dall’animale come aggressione e lui si difende a sua volta”.
Dunque se l’orso vede un uomo steso a terra, non lo aggredisce più?
“Diciamo che si hanno maggiori possibilità che smetta a sua volta. L’orso non attacca per fame o per uccidere, da noi lo fa per ‘dare una lezione’, per così dire. Dimostrargli di essere innocui aiuta”.
Ammetterà però che non è semplice mantenere la calma in situazioni del genere…
“Non è certamente semplice mantenere la calma in simili situazioni, ma proprio recentemente Alessandro, il ragazzo di Sporminore la cui esperienza con l’orso è stata ripresa in un video divenuto virale, ha dimostrato a tutti che adottare quei comportamenti in caso di incontro ravvicinato è possibile e ha permesso a lui di vivere un’esperienza emozionate che rimarrà per sempre un bel ricordo. Purtroppo, ancora una volta, relativamente all’ultimo episodio, i media stanno veicolando informazioni poco corrette, scrivendo per esempio: “si sono salvati perché hanno lottato contro l’orso”. Forse, sarebbe stato più corretto scrivere “si sono salvati nonostante abbiano lottato contro l’orso”.”
E’ d’accordo con l’ordinanza di abbattimento emessa dalla Provincia?
“La SAT non ha mai nascosto il proprio appoggio al ricorso a misure drastiche quali l’abbattimento per esemplari che dovessero dimostrarsi pericolosi. Tuttavia, in questo frangente, ci lascia perplessi la velocità con cui si è optato per l’abbattimento, decisione presa prima ancora di disporre di informazioni importanti quali sesso e identità dell’animale coinvolto e, soprattutto, prima di una fase di monitoraggio e di controllo volta a tentare un’azione dissuasiva sull’individuo”.