L’ultimo volta era stato Alessandro Petacchi nel Tour del 2010, quello vinto sulla strada da Contador ma poi assegnato ad Andy Schleck per la nota vicenda della bistecca al clenbuterolo. Da allora nessun italiano aveva più vinto una tappa. Nemmeno Nibali l’anno scorso quando pure riuscì a centrare un prestigioso podio. A rompere un digiuno così lungo è stato Matteo Trentin, 24enne di Borgo Valsugana che, approfittando che nel gruppetto dei primi non c’era alcun velocisti doc, ha battuto allo sprint lo svizzero Albasini sul traguardo di Lyon.
Dopo la tappa scoppiettante e ricca di imboscate di ieri, nel vento della Francia centrale, quella di oggi, pur avendo un’altimetria molto più movimentata, non ha mosso di un secondo la classifica dei big, con Froome che resta in maglia gialla alla vigilia dell’arrivo sul Mont Ventoux. Quindi via libera a una fuga di diciotto corridori, un mix umano composto da francesi in cerca di un successo che non arriva mai (come Simon, Khadri, Gauthier e Vichot), da vecchi volponi della bici come il tedesco Jens Voight, 42 anni, alla sua 303esima corsa, di già appagati come il belga Bakelants, maglia gialla e vincitore ad Ajaccio, e di tanti delusi guidati da David Millar e dall’americano Tejay Van Garderen, mai pervenuto in questo Tour.
Con loro c’erano anche Trentin e Albasini che alla fine si sono resi conto di essere in quel lotto i più veloci. Era allora l’occasione per il giovane italiano di mettere a frutto i consigli di un grande interprete delle volate, Mark Cavendish, suo compagno di squadra e di stanza. E Trentin, una volta riacciuffato Simon che aveva tentato una sortita in vista del traguardo, si è messo a ricordare i consigli di Cannonball: “Sta calmo e aspetta il momento buono”. Ed è ciò che ha fatto oggi, concentrando lo forzo negli ultimi 200 metri. E gli è andata bene. E per un italiano, Cunego, che ancora una volta fallisce l’aggancio alla fuga buona, c’è finalmente un altro italiano che in terra di Francia coglie il suo primo successo da professionista. Terzo è l’americano Thalansky che con gli oltre sette minuti guadagnati sul gruppo dei migliori fa un bel salto in classifica: ora è 12esimo a 5’54”da Froome.
Uno spostamento che ovviamente non turba la maglia gialla che deve aver approfittato delle tregua nel gruppo per meditare sulla lezione tattica che gli ha dato venerdì Contador. Oggi, al termine di una tappa di 243,5 km, di cui i primi 220 quasi piatti, ci sarà la terribile ascesa del Mont Ventoux, una pietraia infuocata sotto il solleone di luglio. Una montagna, dal fascino sinistro, che ha sempre inciso nella storia del Tour. Ci si aspettano fuochi d’artificio, tra Froome e i suoi rivali, a partire da Contador, Mollema e anche Quintana, scalatore puro. In attesa del Ventoux il Tour a Lyon ha commemorato le sue origini: 110 anni fa, a Lyon si concluse la prima tappa del primo Tour del 1903: dopo oltre 14 ore passate sul sellino a vincere fu Maurice Garin, lo spazzacamino valdostano naturalizzato francese, che in quell’anno di pionieri vinse tre tappe su sei portando dall’inizio alla fine la maglia gialla.
“CICLISMO & DOPING – Armstrong: così fan tutti” di Aldo Bernacchi