Condividi

Treni e silenzio, un paradosso tutto italiano

L’Italia è il secondo Paese più rumoroso al mondo e Trenitalia ne ha preso atto: da dicembre le famose Aree Silenzio sono disponibili su 200 Frecciarossa al giorno, anche in classe Standard. Basterà per far rispettare un comportamento che dovrebbe essere naturale?

Treni e silenzio, un paradosso tutto italiano

Quello che altrove nel mondo è normalità, in Italia è eccezione. Preso atto che – stando ad uno studio commissionato nel 2015 dall’azienda italiana Amplifon – siamo il secondo Paese più rumoroso al mondo (e Napoli la terza città più frastornante dopo New York e Los Angeles), Trenitalia è già da qualche anno corsa ai ripari: non potendo imporre ai viaggiatori più chiassosi del mondo il comportamento che sarebbe normale in ogni spazio pubblicamente condiviso, ha almeno provato a tutelare gli utenti più timidi, riservati, intellettuali, dormiglioni. In altre parole, i più civili hanno già da qualche tempo la possibilità di optare, a bordo dei treni Frecciarossa, per le carrozze con Aree Silenzio (un paradosso, come se il baccano fosse la normalità).

Il problema però erano i costi elevati, visto che l’Area Silenzio non è da sempre disponibile in livello di servizio Standard, e soprattutto che il sacrosanto diritto alla pace non era – nemmeno lì! – rigorosamente rispettato. Così lo scorso dicembre, nel presentare gli orari invernali, la società guidata da Orazio Iacono ha pensato di estendere e migliorare il servizio: l’Area Silenzio è da un mese e mezzo disponibile su 200 Frecciarossa al giorno ed è stata estesa alla fascia di prezzo Standard nei Frecciarossa 1000 (carrozza 8) e Frecciarossa 500 (carrozza 11), con ulteriori 13mila posti al giorno, da aggiungere ai 3.000 ultra esclusivi della classe Business.

I posti a sedere nelle aree silenzio in Standard e Business hanno gli stessi costi del livello di servizio acquistato e la novità dunque è che il diritto al silenzio si paga, ma è più accessibile a tutti. E gli italiani, popolo di viaggiatori casinisti, sembrano gradire: “In totale sono stati oltre 200mila i passeggeri in poco più di un mese ad aver scelto le Aree Silenzio in Standard e Business”, fa sapere Trenitalia, ricordando che in media, ogni mese, sono oltre 3 i milioni di passeggeri su tutte le Frecce (non solo Frecciarossa ma anche Frecciabianca e Frecciargento, dove le Aree Silenzio ancora non ci sono).

Per convincerli, oltre a rendere il costo abbordabile, Trenitalia ha anche dovuto migliorare il servizio: “Per favorire la tranquillità di chi ha scelto questa soluzione – spiega ancora l’azienda -, è in corso l’applicazione di specifiche grafiche, oltre all’invito a prestare silenzio e non parlare al cellullare da parte del personale a bordo treno”. Insomma nell’Area Silenzio bisogna ancora invitare i passeggeri a prestare silenzio. Come se in un ambiente dove è vietato fumare qualcuno si accendesse serenamente una sigaretta e un addetto dovesse prendersi la briga di invitarlo a spegnerla (senza peraltro incorrere in sanzioni).

Non solo: per rendere più appetibile l’Area Silenzio nel livello di servizio Business, è stata persino studiata una nuova grafica, “e a breve – comunica l’azienda ferroviaria – saranno disponibili alcuni servizi come il doppio welcome drink, la possibilità di avere a disposizione dei libri da leggere e, infine, la possibilità di avere una mascherina per dormire”. Il paradosso tutto italiano non è passato inosservato all’estero, dove ha inevitabilmente suscitato reazioni ironiche soprattutto da parte della stampa anglosassone. La cultura nordica del rispetto degli spazi condivisi è notoriamente agli antipodi rispetto alla nostra, ma sulle colonne del Guardian il giornalista Tobias Jones non si è limitato a deriderci per questo stereotipo e ne ha anzi tratto spunto per una interessante analisi linguistica.

“Gli italiani – scrive Jones – sono percepiti come persone rumorose solo a causa della loro lingua: l’italiano, incentrato sulle vocali, richiede la vibrazione delle corde vocali, da cui deriva anche la sua melodiosità così adatta all’opera. In realtà la lingua italiana non è necessariamente più rumorosa di quella inglese: semplicemente è l’orecchio anglosassone a percepirla in questo modo, perché non è abituato a così tante sillabe. La quantità di informazioni tramesse da ogni sillaba è inferiore rispetto all’inglese, dunque l’italiano viene parlato più rapidamente. E come sanno i musicisti, quando si accelera, a volte si diventa rumorosi”.

Giudizio generoso, al quale Jones accompagna anche ragioni di matrice culturale, citando Stefano Jossa, autore del volume sulla lingua italiana (“La più bella del mondo”, 2018), che sostiene che “in Italia ogni atto linguistico è una performance”. Insomma mentre parliamo noi italiani facciamo anche un po’ di teatro. Magari gesticolando, come ancora una volta non mancano di sottolineare gli stranieri che hanno a che fare con noi. E soprattutto, con un rapporto tutto nostro con il rumore: “In Italia il rumore è considerato conviviale e attraente; produce un senso di condivisione e partecipazione, significa che qualcosa funziona come dovrebbe”.

Questa tolleranza secondo l’articolo del Guardian si estende persino ai bambini: “In Italia mangiare fuori con i propri figli è fantastico, perché sono sempre i benvenuti, capricci compresi. Il silenzio è spesso considerato più imbarazzante del rumore: una pizzeria piena di persone silenziose susciterebbe diffidenza”. Infine il rapporto, anche quello morboso, degli italiani con i cellulari. Prima c’erano solo le suonerie, di ogni tipo e rigorosamente con volume a palla, ora anche videogiochi, filmati su YouTube, notifiche delle chat (ma ci vuole tanto a silenziarle, almeno mentre si ha il cellulare in mano?) e messaggi vocali. “C’è qualcosa tra gli italiani e i telefonini, che va oltre la mancanza di rispetto degli altri- scrive ancora il commentatore anglosassone -. Sui treni gli italiani sembrano non avere idea che la persona accanto sta ascoltando tutto quello che dicono”.

Trenitalia ha pensato pure a questo e in classe Business mette a disposizione, a scanso di equivoci, anche gli auricolari gratis. Basterà? E quando il rispetto del sacrosanto silenzio sarà esteso anche a pullman e altri mezzi pubblici?

Commenta