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Treccani, il libro dell’anno 2012

Cosa resterà del 2012, nelle enciclopedie e nei libri di storia? Cercare un bandolo razionale nel caotico flusso degli eventi, o congelarli in una sorta di ‘fermo immagine’, è già difficile, se non impossibile, in tempi di ordinaria amministrazione. Figurarsi in un anno come quello che ci stiamo lasciando alle spalle. Anno farraginoso, indecifrabile. Anno di transizione, di cui però non è chiaro il senso di marcia. Il mondo sembra in panne, arenato nella crisi peggiore dal dopoguerra. Con la più grande democrazia paralizzata da una campagna elettorale lunga e incandescente, poi sfociata nella riconferma di Barack Obama. La seconda potenza economica del pianeta, la Cina, che perde l’abbrivio. E l’Europa che boccheggia sotto il giogo dell’egemonia tedesca, nel dilemma tra disgregazione e piena integrazione politica. Una comunità internazionale impotente davanti al macello siriano. E l’Italia sull’orlo del default messa provvisoriamente in sicurezza da Mario Monti e da una squadra di tecnici eccellenti, ma privi di investitura popolare e troppo esposti ai veti incrociati dei partiti.

Molte delle tendenze che avevamo individuato nel Libro dell’anno 2011 si sono rovesciate di segno o hanno subito accelerazioni impreviste. Le ‘primavere arabe’ rischiano di finire gelate dagli integralismi. La Chiesa cattolica che nel 2011 occupava le piazze e i media con la beatificazione di Wojtyla ora fa soprattutto notizia per le lotte intestine e gli scandali di Vatileaks. E sulle rovine del sistema di potere berlusconiano quello che qui abbiamo chiamato il ‘sacco di partitopoli’ si estende ad altre forze politiche, anche le più insospettabili, travolgendo amministrazioni locali e vertici nazionali.

Di certo è stato un anno molto creativo sul piano linguistico, culminato in quel Frankenstorm, l’uragano-mostro che lascerà un segno durevole, prima che nel dizionario, nella memoria degli americani. Per restare in casa nostra, il lessico quotidiano si è arricchito di un profluvio di nuove voci. Il salvaitalia del tecnogoverno non è bastato a risolvere la questione degli esodati, e i rigori della spending review hanno costretto molti italiani a una non-vacanza. Il dibattito politico è dominato dal grillese. I formattatori manderebbero volentieri a casa la consigliera regionale che briffava, ma devono fare i conti coi barcamenisti. Mentre in libreria impazzano libroidi e mommy-porn, allo stadio ci si esalta per lo scavetto di Pirlo. Gli scienziati scoprono particelle di Dio e muffe intelligenti. E Mario Draghi cerca di scongiurare il Greexit con lo scudo antispread.

Ma oltre ai neologismi, sono i numeri, le statistiche spesso allarmanti a invadere il discorso pubblico, a monopolizzare le pagine dei giornali e i titoli dei tg. Un effetto, anche questo, dell’egemonia culturale dei tecnici.

Per mettere ordine nella nebulosa di concetti, cifre e parole che ci hanno frastornato per dodici mesi, e spingere lo sguardo oltre il contingente, abbiamo chiamato a raccolta una settantina di esperti, tra accademia, giornalismo e mondo letterario (un terzo sono donne). Con il loro aiuto, in queste pagine, proviamo a fare chiarezza sulla crisi dell’eurozona, sull’antipolitica e il finanziamento dei partiti, sul conflitto tra le generazioni nel mercato del lavoro e sulle prospettive dell’Egitto e dell’Asia, ma approfondiamo anche le polemiche legate al terremoto in Emilia e alla possibilità di prevederlo e prevenirlo, il disastro della Costa Concordia, la scoperta del bosone di Higgs, i problemi dei musei di arte contemporanea e il bilancio delle Olimpiadi di Londra. Tra i tanti personaggi alla ribalta nel 2012 abbiamo scelto dieci figure non convenzionali, ma in qualche modo emblematiche, come lo scrittore algerino Boualem Sansal boicottato dai fondamentalisti islamici o Julia Bluhm, la quattordicenne americana in rivolta contro la dittatura di Photoshop. E abbiamo ulteriormente arricchito la sezione dei dati e delle comparazioni internazionali, per meglio difenderci dalle statistiche fasulle o gonfiate ad arte.

Ci congediamo dal 2012 con pochi rimpianti, ancor meno aspettative e tanta incertezza. Dobbiamo credere a Monti che avvista una luce in fondo al tunnel, a Obama secondo cui «il meglio deve ancora venire», o alla signora Merkel che ci promette altri cinque anni di patimenti? La sola risposta sensata, forse, è quella del venditore di almanacchi di Leopardi: «‘Non vi piacerebb’egli che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?’ ‘Signor no, non mi piacerebbe’».


Allegati: Il Libro dell’anno 2012

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Categories: Cultura