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Tre frecce di Draghi rincuorano i mercati, Asia a due facce, M&A in Usa

Inizio di settimana al cardiopalma: prima la sorpresa negativa in arrivo dal Pil giapponese del terzo trimestre. Poi la riscossa europea, avviata dall’intervento di Mario Draghi al Parlamento europeo. Oggi l’altalena continua. 

Tokyo +2% recupera buona parte del terreno perduto lunedì (-3%) in attesa che il premier Shinzo Abe annunci il rinvio del secondo aumento dell’Iva e indica nuove elezioni per dicembre. Un report di Nomura è ottimista sulla Borsa: 1) la svalutazione dello yen favorirà un boom dei profitti; 2) gli acquisti di azioni e Etf dei fondi pensione rappresentano una solida garanzia per il Toro. 

Si moltiplicano intanto i segnali di frenata dell’economia cinese: i prezzi delle case risultano in calo in 69 delle 70 città principale. Ancor più significativo il calo del credito da parte delle banche e della finanza ombra: 663 miliardi di renmimbi contro una previsione di 870 miliardi. Deboli le Borse: Hong Kong -0.75%, Shanghai -0,63%.

Il calo della domanda cinese accentua la crisi delle materie prime, petrolio in particolare. Stamane il Brent scende a 78 dollari al barile (-0,5%). 

Intanto Wall Street, nonostante dati deludenti in arrivo dall’industria si mantiene sui massimi: Dow Jones e S&P 500 sono saliti dello 0,07% mentre il Nasdaq è sceso dello 0,37%.

Grande fermento sul fronte delle acquisizioni. Allergan (+4,6%) è stata rilevata da Actavis (+0,8%). Halliburton (-11%) comprerà Baker Hughes (+9,5%). Potrebbe trattarsi del segnale d’avvio di una stagione di shopping nel settore petrolifero, stressato dai continui ribassi del greggio. 

SCENDE LO SPREAD, MILANO E MADRID ALLA RISCOSSA

L’accenno di Mario Draghi all’acquisto di titoli di Stato ha messo ieri pomeriggio le ali al mercato. Londra è salita dello 0,2%, Parigi e Francoforte dello 0,6%. La Borsa di Milano ha chiuso con un ampio rialzo una seduta di ampie oscillazioni, dopo una mattinata in ribasso. L’indice Ftse ha guadagnato l’1,3%, preceduto solo da Madrid +1,67%. Immediata la reazione anche di valute e titoli del debito. L’euro scende nei confronti del dollaro a 1,245 da 1,252 di inizio seduta. Lo spread con il Bund si restringe a 149 punti base da 155 della chiusura. Il rendimento del decennale domestico è sceso al 2,31%. 

LE “TRE FRECCE” DELLA BCE

Nel corso dell’audizione davanti al parlamento europeo di Bruxelles, il presidente della banca centrale ha ribadito che andrà avanti a fare tutto quel che serve per difendere l’euro, l’espressione che due anni e mezzo fa contribuì a fermare la crisi del debito. Tre i messaggi lanciati dal banchiere:

1) Le nuove misure allo studio dello staff possono prevedere anche ulteriori modifiche alla dimensione e composizione del bilancio della Bce. In altre parole non è detto che il target di incremento si limiti ad 1 trilione di euro.

2) La banca è stata creata per eseguire un mandato e non un “do ut des” per obbligare i governi a operare correttamente. 

3) Infine parecchio risalto ha ottenuto l’ammissione, a fronte di domanda diretta, che le misure non convenzionali contemplano anche gli acquisti di bond governativi.

BANCHE IN RALLY, RISCOSSA UNICREDIT NEL POMERIGGIO

Il messaggio di Draghi ha risvegliato i titoli bancari della periferia: l’indice italiano di settore balza del 2,5% a fronte di un ben più modesto 0,8% del comparto europeo.

Significativo l’andamento di Unicredit: il titolo, venduto in mattinata fino a 5,155 euro, ha invertito la rotta accumulando nel finale un guadagno del 3,3%. Un report di Nomura taglia il target price sul titolo a 6,7 euro dai precedenti 7,6 euro, confermando però il giudizio Buy: il nuovo prezzo obiettivo promette un upside del 28,5%.

Rialzi superiori ai tre punti percentuali anche per Ubi, Bper, e Banco Popolare. Rimbalza anche Monte Paschi (+3,05%). L’ad Fabrizio Viola auspica l’arrivo di azionisti stabili con un orizzonte di medio-lungo termine. Intesa +2%, Mediobanca +1,56%. In evidenza anche le compagnie assicurative, UnipolSai (+2,4%) e Generali (+1,3%). 

FCA SALE OLTRE QUOTA 10 EURO

Non solo banche. La ripresa ha coinvolto diverse blue chips. Spicca tra tutti l’allungo di Fca +1,1% che ha superato per la prima volta la soglia psicologica dei 10 euro. Il titolo ha chiuso la scorsa settimana con un guadagno complessivo del 12,6%, piazzandosi al primo posto tra le blue chip di Piazza Affari. 

Prosegue la corsa di Wdf (+5,1%) iniziata venerdì pomeriggio dopo la diffusione dei risultati, la nomina del nuovo ad e la promessa di un nuovo piano industriale entro gennaio. Il titolo della scuderia Benetton è stata la miglior blue chip della seduta con un guadagno del 5,2% a 6,97 euro. Il titolo ha anche superato la soglia dei 7 euro, non accadeva dal 10 ottobre.

Kepler-Cheuvreux ha promosso il titolo a Hold da Reduce. Il target è rimasto invariato a 6,7 euro. Natixis ha alzato il target price a 7 euro da 6,50 euro, confermando il giudizio Neutral.

Telecom Italia, infine, è salita dell’1,28% a 0,912 euro, dopo la smentita su una possibile operazione di aumento del capitale.

Balzo in avanti di Salini Impregilo (+3,16%) dopo l’annuncio di una nuova commessa in Polonia da 143 milioni. In grande evidenza nel lusso infine Yoox (+3,6%).

I MERGER USA SPINGONO SAIPEM. ENEL, GIA’ COLLOCATA ENDESA

Nonostante la continua debolezza del petrolio Eni è salita dello 0,99% a 16,39 euro, dopo avere firmato un accordo di collaborazione con la compagnia petrolifera nazionale dell’Angola, Sonangol. Il deal miliardario tra Halliburton Baker Hughes fa bene a Saipem +2,5%. In calo invece Saras (-2,7%) dopo il balzo del 9,4% di venerdì provocato dalla decisione di Nomura di alzare la raccomandazione a Buy da Reduce. Il target price è stato ridotto a 0,85 euro da 0,90 euro.

Sul titolo Saras è intervenuta anche Equita, gli analisti milanesi hanno alzato a Buy da Hold, ritoccando il target price a 1 euro da 0,90 euro. Era dal maggio 2012 che Equita non aveva un buy.

Sale Enel, +0,49% a 3,712 euro: Il collocamento della quota Endesa, partito lo scorso giovedì, è già stato coperto al secondo giorno con un incasso intorno a 3 miliardi di euro.

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