Francia, e non solo, assediata dai trattori. Stanotte in diverse città ci sono stati blocchi stradali che stanno creando difficoltà alla circolazione in un clima crescente di tensione. Il governo ha disposto il dispiegamento di oltre 15mila gendarmi e poliziotti per tenere sotto controllo la situazione e proteggere , per quanto possibile, la capitale Parigi.
Non siamo ancora al livello delle proteste del gilet jaunes del 2018 ma il clima sociale e politico è percorso dalla protesta. La Francia è uno dei maggiori Paesi agricoli dell’Europa. Le politiche green non sono mai state condivise fino in fondo dagli agricoltori che sono in “collera per i redditi, la burocrazia e le politiche ambientali” riporta l’agenzia Askanews. Situazione più o meno simile stanotte anche in Germania.
In Germania la partita è contraria alle iniziative del governo (oltre a che a quelle Ue) con i Verdi a subire le prime accuse. Gli sgravi sul gasolio per i mezzi agricoli scenderanno progressivamente e la resistenza dei coltivatori è una resistenza a tutto ciò che dovrebbe cambiare nelle campagne nell’ottica della transizione.
La critica all’accordo di libero scambio
Ritornando alla Francia, il giovane primo ministro Gabriel Attal ha aperto un dialogo con gli agricoltori con dichiarazioni tipo “la Francia è profondamente fiera dei propri coltivatori”. Ha promesso di fermare l’aumento delle tasse sul gasolio e uno stanziamento straordinario per le imprese agricole di 50 milioni di euro. Su una parte centrale delle proteste, l’accordo per le importazioni agricole dai paesi del Sud America – il trattato Mercosur – il governo francese si è impegnato a intervenire in sede Ue. Al momento sono le posizioni più dialoganti.
L’accordo di libero scambio Europa – Sudamerica è al centro anche delle proteste dei coltivatori tedeschi che hanno dato l’abbrivio alle manifestazioni. Ma ovunque i cortei e i sit-in godono del sostegno chiaro od occulto delle formazioni di destra e sovraniste. Non sfugge che il tema dell’agricoltura sarà al centro della campagna elettorale per le elezioni europee di giugno. Le destre non hanno sostenuto la parte del Green Deal sullo sviluppo di una nuova agricoltura e il sentimento dei coltivatori è un sentimento di rifiuto di tutta la politica agricola che ha traguardi di rinnovamento e sostenibilità al 2027.
Italia a due facce ?
L’Italia in questo contesto ha fatto da apripista con il ministro Francesco Lollobrigida a contestare le direttive di Bruxelles. Le sue posizioni a partire dal no alla carne coltivata, sono state appoggiate da altri governi. Poi su tutta la tematica dell’alimentazione il governo italiano non ha scrupoli nel mostrare anche una faccia da avanspettacolo come quella del ministro che posta un video da un pastificio per dire che bisogna mangiare italiano.
Le proteste fanno capo al Comitato degli agricoltori traditi (Cra). Si difendono dalle importazioni, vogliono mantenere i terreni, accusano le banche di una politica dei crediti non idonea a sviluppare le loro aziende. Intendono boicottare la transizione ecologica che passa dalle colture ? Per andare dove ? Il governo gli strizza l’occhio immaginando una revanche tradizionalista o non ricorda che nel Pnrr l’agricoltura di domani è tutta sostenibile?
Per oggi sono annunciate poteste alle porte di Milano e ancora in Puglia, Calabria, Lazio, Campania. Però i leader di oggi, ma ex del Movimento dei forconi, vogliono arrivare a Roma. La suggestione di “conquistare” la capitale ritorna tutte le volte che nella città si trova qualcuno pronto ad accoglierti. Stavolta se davvero i trattori arriveranno a Roma con le bandiere i ministri dovranno stracciare tutte le pagine del Pnrr dedicate all’agricoltura verde. Un magnifico autogol.