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Transizione energetica, gli arabi fanno shopping in Brasile: preso il 10% dei metalli rari di Vale

Imagoeconomica

Chiamateli rari, critici, o più genericamente strategici. Sono i metalli decisivi per la transizione energetica e gli arabi, oltre che sui calciatori di mezza Europa, hanno deciso di mettere le mani anche su quelli. Ne è la prova l’operazione monstre attraverso la quale il fondo saudita Manara Minerals (una joint venture tra il fondo sovrano dell’Arabia Saudita e la compagnia mineraria locale Ma’adene) ha rilevato, per 3,4 miliardi di dollari, il 10% della brasiliana Vale Base Metals Limited, nata dallo scorporo di alcune attività minerarie del gruppo Vale. Un altro 3% della neonata società, che avrà sede a Toronto e secondo la stampa brasiliana sarà a sua volta quotata in Borsa, è stato comprato dal fondo californiano Engine No.1, specializzato in investimenti di transizione energetica. Questo significa che già oggi Vale Base Metals è valutata 26 miliardi di dollari, vale a dire il 40% dell’intero valore di Vale (67,7 miliardi di dollari).

Transizione energetica: l’Arabia saudita punta sui metalli rari

Non solo: secondo gli esperti, la società che incentrerà il proprio business su litio, rame, nickel e cobalto, con attività soprattutto in Brasile ma anche in Canada e Indonesia, è destinata nel giro di pochi anni a superare il valore della casa madre ed entro dieci anni metterà in campo investimenti per un valore pronosticato tra i 25 e i 30 miliardi di dollari. I metalli citati saranno infatti tra i più richiesti dal mercato nei prossimi decenni, visto che servono per l’industria dell’auto elettrica e, nel caso del rame, anche per la costruzione di pannelli solari e pale eoliche e dunque per generare energia pulita. Secondo quanto riportato dal quotidiano finanziario brasiliano Valor Economico, la produzione di litio, rame, nickel e cobalto è prevista passare da 350mila tonnellate a quasi 1 milione di tonnellate l’anno, di cui 300 mila tonnellate solo di nickel.

Vale Base Metals: il maggior investimento arabo in Brasile

L’operazione Vale Base Metals è particolarmente significativa anche rispetto alle smisurate capacità finanziarie del mondo arabo: si tratta difatti del maggior investimento arabo in Brasile e del terzo a livello mondiale per il fondo sovrano del Paese saudita, in questo caso legato in joint venture con Ma’adene. Il perfezionamento del deal è previsto per il primo trimestre del 2024, ma intanto il presidente di Vale, Edoardo Bartolomeo, già esulta: “Questo accordo ci posiziona in maniera privilegiata per far fronte alla crescente domanda di minerali critici”, ha detto, mentre altre fonti confermano a Valor Economico che l’Ipo dovrebbe avvenire “entro due o tre anni”. “Quello in Vale Base Metals – fa invece notare Robert Will, direttore esecutivo di Manara Minerals e CEO di Ma’adene – è il nostro primo grande investimento nel settore minerario globale, che consideriamo sempre più strategico”.

Gruppo Vale: trimestrale in calo

Intanto il gruppo Vale, quotato all’indice Ibovespa di San Paolo, non attraversa un gran momento: dopo aver toccato a gennaio il record storico oltre quota 90 reais per azione, da inizio anno ha perso il 24%, chiudendo venerdì scorso sotto i 70 reais. La settimana scorsa sono usciti anche i conti del secondo trimestre, che hanno evidenziato un crollo dell’utile netto del 77% a 5 miliardi di reais, pari a circa 1 miliardo di euro (892 milioni di dollari americani). Pure l’Ebitda è risultato in calo, a causa del ribasso dei prezzi di vendita di ferro e nickel. Nonostante questo, Vale ha confermato la distribuzione di un maxi dividendo da 8,27 miliardi di reais, pari a quasi 2 reais per azione.

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