Il Covid ha aumentato la propensione degli italiani al trading online, modificando anche il profilo medio degli investitori attivi a Piazza Affari. Lo scrive la Consob in uno studio condotto in collaborazione con la Scuola Normale Superiore di Pisa, da cui emerge che “le restrizioni collegate ai lockdown sono state accompagnate da un generale incremento dell’interesse per il mercato azionario italiano, come testimoniato dal volume degli scambi degli investitori individuali”.
La ricerca si concentra sui singoli investitori in azioni italiane nel periodo gennaio 2019 – settembre 2021, analizzando come la loro composizione e i loro comportamenti siano cambiati durante il lockdown (9 marzo – 19 maggio 2020) e più in generale nel periodo della pandemia.
L’identikit dei nuovi trader: giovani, maschi e (in media) più abili
Il confronto rivela che, con l’arrivo delle restrizioni legate al Covid, hanno debuttato sull’MTA di Borsa Italiana circa 185mila nuovi investitori: individui che, prima del 2019, non avevano mai comprato né venduto azioni. Si tratta di una quota piuttosto alta, considerando che, in tutto, i trader attivi in quei mesi sono stati poco più di 560mila. Inoltre, rispetto al profilo degli investitori tradizionali – quelli che negoziavano anche prima della pandemia – la nuova pattuglia è composta da persone con alcune caratteristiche particolari:
- sono più giovani (e non di poco: la differenza media è di 10 anni);
- la percentuale di maschi fra loro è superiore;
- sono più abili nel trading, nel senso che risultano maggiormente capaci di ottenere un profitto.
Gran parte di questi nuovi trader ha continuato a operare anche dopo la fine delle restrizioni, allargando così in modo permanente la platea degli investitori retail. In parallelo, ovviamente, sono aumentati anche i volumi scambiati dai trader al dettaglio.
Il trading online come lo smart working: le restrizioni hanno accelerato il cambiamento
Secondo gli autori dello studio, questo insieme di cambiamenti è essenzialmente legato all’innovazione tecnologica: si può quindi ipotizzare che il lockdown da Covid abbia “funzionato da acceleratore di qualcosa che probabilmente si sarebbe verificato su una scala temporale più lunga, analogamente all’adozione dello smart working”.
In generale, le restrizioni connesse alla pandemia “hanno dato impulso alla transizione digitale nella finanza, supportando la crescita del FinTech e rendendo il trading online di uso comune per gli investitori – si legge ancora nello studio – Qui, per la prima volta, dimostriamo che hanno avuto anche il merito di attrarre giovani che prima non erano interessati a investire. Gran parte di loro ha poi continuato a essere presente sul mercato, e questo è ancora più importante, poiché gli investitori al dettaglio sono fondamentali per sostenere l’apporto di liquidità, soprattutto nei periodi di turbolenza”.
Per questo, conclude lo studio, “il rinnovamento degli investitori innescato dal Covid è un segnale dello stato di salute del mercato italiano”, anche se “la prevalenza di uomini nella platea dei nuovi trader aumenta il divario di genere nelle attività finanziarie”.