“Felice di vederla, Presidente Xi. Mi auguro di poterla incontrare di persona come facevamo un tempo. Ma possiamo avere una conversazione vera già stasera”. “Felice di vederla, presidente Biden. Per me è la prima volta che mi incontro in questo modo. Ma fa comunque piacere vedere i vecchi amici”. Così ieri notte, secondo gli uffici stampa, è cominciato l’incontro via Zoom tra i due potenti, affiancati dai rispettivi staff. Non sono stati affrontati, almeno in pubblico, i tanti temi che dividono Usa e Cina, ma i due hanno voluto lanciare un messaggio distensivo: sia Xi che Biden hanno buone ragioni per rilanciare il dialogo a fronte dei problemi delle rispettive economie.
AL VIA LA DIPLOMAZIA DELLA CRAVATTA, PIATTA WALL STREET
Da non trascurare una piccola cortesia: Biden ha scelto una cravatta rossa, Xi ha replicato con una blu, il colore del partito democratico. I mercati hanno apprezzato il piccolo show a loro uso e consumo, cui va aggiunto un alto segnale positivo: il varo ieri della legge sulle infrastrutture, il primo vero successo di Biden, impegnato nel difficile tentativo di recuperare terreno in vista delle elezioni di mid-term. Così è passato in secondo piano l’aumento dei rendimenti dei T bond, sotto pressione in vista dell’asta sui titoli a vent’anni di venerdì, vera carta di tornasole degli umori del mercato prima del tapering.
Positivi i listini asiatici. L’indice Hang Seng di Hong Kong è in rialzo dell’1,2% grazie anche al recupero del comparto immobiliare. Ma fa eccezione il colosso Kaisa Prosperity (-14%), in ritardo sui pagamenti dei bond. Il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen avanza dello 0,7%, il Taiex di Taipei dello 0,3%. Sulla parità il Nikkei di Tokio, in lieve calo il Kospi di Seul ed il BSE Sensex di Mumbai.
Piatta ieri Wall Street: Dow Jones e Nasdaq -0,04%, S&P 500 -0,05%. I mercati hanno guardato ai movimenti dei bond e al settore del credito.
ANCORA VENDITE SU TESLA, RIVIAN VALE 133 MILIARDI
Ancora giù Tesla (-1,64%), mentre proseguono le vendite di Elon Musk. Ne approfitta Rivian, salita di un altro 15% a quasi 150 dollari, poco meno del doppio del prezzo di Ipo della scorsa settimana. La sua capitalizzazione di borsa ha già raggiunto i 133 miliardi di dollari.
IL TREASURY A 1,6%, OCCHIO ALL’ASTA DEI 20 ANNI
Il Treasury Note a dieci anni è arrivato a 1,60%, circa cinque punti base in più rispetto a ieri mattina. L’inflazione attesa a cinque anni negli Stati Uniti è sui massimi da inizio novembre, a 2,57%.
I verbali dell’ultima riunione del board della Reserve Bank of Australia raffreddano le aspettative sull’inflazione: il governatore Philip Lowe ritiene che i prezzi al consumo, nel giro di un anno e mezzo, cominceranno a scendere, per cui potrebbe non esserci bisogno di alzare i tassi l’anno prossimo.
L’oro è salito ai massimi da maggio, a 1.862 dollari l’oncia. L’euro dollaro sta rimbalzando dai minimi da luglio 2020 toccati ieri sera: stamattina il cross è 1,138.
Il petrolio WTI è in recupero a 81,4 dollari il barile, +0,7%. Il prezzo del gas naturale di riferimento per l’Europa ieri ha chiuso in rialzo del 9%. Il future di riferimento del carbone cinese, con il -3% di stamattina, scende ai minimi da agosto.
DB CHIEDE TASSI PIÙ ALTI. LAGARDE: “FAREBBERO PIÙ MALE CHE BENE”
“La pretesa cura praticata negli ultimi anni, ovvero bassi tassi di interesse a fronte di prezzi stabili o cedenti, ha fatto il suo tempo e oggi ne stiamo pagando le conseguenze con i primi effetti collaterali. La politica monetaria deve cambiare rotta il più in fretta possibile”. Il ceo di Deutsche Bank, Christian Sewing, è intervenuto ieri a gamba tesa contro le scelte della Banca Centrale Europea, consapevole che, alla stessa ora, Christine Lagarde era impegnata a difendere davanti al Parlamento Europeo le scelte sui tassi.
“Imporre qualsiasi misura restrittiva ora potrebbe fare più male che bene”, ha replicato a distanza la Presidente. “È meglio continuare a fornire stimolo al momento e assicurarci di poter creare condizioni di finanziamento favorevoli per sostenere la ripresa: inasprire ora la politica monetaria per stemperare l’inflazione sarebbe dannoso per la ripresa e potrebbe portare gli effetti sperati solo quando l’inflazione avrà già iniziato a scendere da sola”.
Niente di nuovo, insomma. Salvo che l’aggressività dei banchieri d’oltre Reno si spiega probabilmente con le trattative per la formazione del nuovo governo: i falchi alzano la voce per favorire la nomina a ministro delle Finanze di Christian Lindner.
IL BTP SFIORA DI NUOVO L’1%, SPREAD A 122
Perde colpi nel pomeriggio il Btp: il tasso del decennale sale a 0,98% dall’apertura a 0,92%. Lo spread chiude a 122 punti. In settimana, secondo Unicredit e Commerzbank, le richieste da parte delle banche centrali dell’Eurozona scenderanno di 16 miliardi rispetto all’ottava precedente.
STOXX 600 A NUOVI MASSIMI, MILANO RECOORD
L’indice Stoxx 600 (+0,1%) ha messo a segno un nuovo massimo nonostante la frenata del comparto minerario. Milano avanza dello 0,49% a quota 27.968 punti, record dal settembre 2008.
La piazza più effervescente è Parigi, +0,53%, che segna un nuovo record sull’onda di alcune performance. Avanza Bnp Paribas (+3,3%), che ha dato mandato a JP Morgan e a Goldman Sachs per la vendita della sua controllata americana Bank of the West.
Airbus +1,7% dopo aver inaugurato il salone di Dubai con una commessa per 255 Airbus321 prenotati da Indigo Partner, una società di capitali Usa che controlla quattro compagnie low cost.
In evidenza anche Hermès (+1,45%), nuovo record, e Remy Cointreau (+2,67%), overweight per Barclays.
SHELL VERSO LONDRA, MA L’OLANDA TAGLIA LE TASSE
Sale anche Amsterdam (+0,36%) sotto la spinta di Shell (+2,33%), dopo l’annuncio che la compagnia trasferirà la sede in Gran Bretagna. Il governo olandese, sempre attento a garantire vantaggi fiscali alle corporation, ha già annunciato per bocca del premier Mark Rutte che a tempi di record abolirà il prelievo del 15% sui dividendi previsto dalla legge, una delle ragioni addotte da Shell per scegliere Londra che non applica questa tassa europea.
Crolla Philips (-10,2%) dopo che si è appurato che alcuni respiratori prodotti dal gruppo emettano una schiuma dannosa alla salute.
Salgono Francoforte (+0,33%) e Madrid (+0,2%), nonostante il tonfo di Bbva (-4,28%) dopo l’offerta per la quota residua della turca Garanti Bank. È quasi invariata Londra (+0,07%).
TIM RIMBALZA, MA DB TAGLIA IL RATING
Tim continua a essere protagonista, nel bene e nel male, di Piazza Affari: ieri il titolo ha chiuso con un progresso del 3,06% (ancora meglio le risparmio: +4,2%) dopo aver aperto in rosso e aver registrato il downgrade di Deutsche Bank a hold da buy, target da 0,68 a 0,43 euro, comunque molto al di sopra del prezzo, 0,33 euro, segnato sul listino.
TERNA AL TOP, JEFFERIES PROMUOVE ENEL
In grande evidenza anche Terna (+1,83% a quota 6,8 euro), ai massimi da inizio settembre. Nell’ultimo mese il guadagno complessivo è vicino al +8%, mentre rispetto a sei mesi fa l’azione vale quasi il 10% in più. Alla buona performance del titolo ha contribuito anche il giudizio positivo di Deutsche Bank (buy a 7,5 da 7,2). Gli analisti hanno aggiornato le stime dopo la pubblicazione del secondo documento di consultazione prima della revisione regolatoria attesa per dicembre.
Sale anche Enel (+0,72%) dopo che Jefferies ha promosso le azioni a hold da underperform. In calo invece Italgas e Snam, tagliata a sell da Citicorp. Deboli i petroliferi: Tenaris -0,68%, Saipem -0,08%. In controtendenza Eni (+0,27%). Maglia nera di giornata è Nexi (-0,74%).
HSBC PROMUOVE AZIMUT. SUGLI SCUDI UNIPOL
Nel gestito, sugli scudi Azimut (+1,32%) dopo i giudizi positivi dei broker: Hsbc ha alzato il target price a 30 da 27 euro. Perde slancio invece Anima, in calo frazionale: Hsbc ha portato il prezzo obiettivo a 6,1 da 5,5 euro, Citigroup a 4,9 da 4,8 euro.
Tra le banche, da segnalare Unicredit (+1,08%). Intesa +0,75%. In grande evidenza Unipol (+1,6%).
AEFFE SI RAFFORZA IN CINA, SI RIPRENDE MONCLER
Bene il lusso: Moncler +1,3%, Ferragamo +0,67%. Aeffe +2,04%. Dal prossimo giugno Moschino gestirà direttamente i negozi nella Mainland Cina.
EQUITA DÀ L’ALT A ERG. PROMOSSO IL PIANO ESPRINET
Erg cede il 2,60% dopo la decisione di Equita di rimuovere il titolo dal portafoglio raccomandato retrocedendolo a hold dopo i guadagni (+50%) dell’ultimo anno e dell’ultimo mese (+20%).
Frena anche Datalogic: -7%, dopo il +15,5% di venerdì in scia a risultati trimestrali sopra le attese.
Tra le small cap, scattano le prese di profitto su Digital Bros (-13%), Wiit (-9%), ed El.En (-6%).
Forti guadagni per Esprinet (+3,27%) promossa da Intesa San Paolo da add a buy dopo il nuovo piano industriale 2022-2024.
Sull’Egm, in evidenza Digi Touch (+2,42%) dopo l’acquisto del restante 49% di Purple Ocean, società specializzata nel Cloud.
Caleffi +7% in vista di altri accordi dopo quello recente con Alviero Martini.