Oggi il Tour presenta la tappa dei colli da leggenda, nomi di passi che evocano imprese e sfide memorabili: Aspin, Tourmalet e Aubisque hanno spesso deciso il corso di tante edizioni della Grande Boucle ma quest’anno nella carovana arrivata ieri a Pau – dove ha vinto Arnaud Démare davanti a Laporte e e Kristoff – pochi credono che il tappone da Lourdes a Laruns possa cambiare le gerarchie fissate dalla “tappina” di 65 km del Col de Portet.
Anche i bookmakers non lasciano spazio a ipotesi di clamorosi rivolgimenti dopo la prova di forza di Geraint Thomas e il cedimento di Froome sulla cima Desgrange del Tour. Il gallese è dato in maglia gialla a Parigi a 1,10, Froome è slittato addirittura a 16, scavalcato in classifica e nelle scommesse da Tom Dumoulin quotato 9: è vero che nel ciclismo tutto è possibile e niente è scontato, è vero che al recente Giro d’Italia Simon Yates ha perso la maglia rosa nella penultima tappa quando ormai lo si dava padrone della corsa. Ma c’è voluto un Froome formato gigante per inventarsi quel capolavoro che rimarrà nella storia del Giro fuggendo sul Colle delle Finestre. Il Froome del Tour, in particolare quello che si è arreso sul Col de Portet, è apparso a corto di potenza ma anche psicologicamente rassegnato tappa dopo tappa, di fronte alla forza esibita da Thomas, a concedere al compagno la gloria del successo. E’ ovvio che perdere è un verbo che non appartiene al Dna del keniano bianco ma potrebbe essere una sconfitta che fa bene al personaggio Froome sempre più bersagliato dall’ostilità del pubblico francese che non l’ha mai amato.
Oggi ci saranno le ultime montagne con l’Aubisque a 20 km dall’arrivo, domani la crono di 31 km di Espelette, centro della Nuova Aquitania celebre per il suo peperoncino: difficile immaginarsi che Geraint Thomas faccia la fine di Yates al Giro, perché a 32 anni, dopo otto Tour corsi da fido scudiero e terminati nelle retrovie della classifica, ha l’occasione della vita che difficilmente gli si ripresenterà in futuro. Fin qui si è dimostrato il più forte del Tour, anche di Froome, l’ex capitano che è impensabile voglia sul Tourmalet a corrergli contro, rompendo i patti e l’amicizia: sarebbe la guerra in casa Sky con il rischio che alla fine ne possa approfittare Dumoulin o addirittura Roglic, che sta crescendo di corsa in corsa. Dumoulin e Roglic, ecco sono loro che, se hanno ancora benzina nelle gambe, dovrebbero accendere gli ultimi fuochi di questo Tour per la maglia gialla. Tour che Peter Sagan vuole chiudere con indosso la sua sesta maglia verde, un po’ malconcio per il volo nel dirupo nella discesa del Col de Val Louron-Azet. Uno spavento che l’ha indotto a stare ai bordi della volata di ieri a Pau lasciando a Demare, Laporte e Kristoff il brivido di uno sprint all’ultimo metro.
Per Démare, trionfatore della Milano-Sanremo del 2016, è la seconda vittoria al Tour dopo quella a Vittel nell’edizione dell’anno scorso quando anche allora in maglia gialla c’era Thomas – pronto però a passarla a Froome – un successo che il velocista francese ha dedicato polemicamente a André Greipel, che aveva lanciato pesanti sospetti sul suo rendimento migliore del solito nell’ascesa finale del Col de Portet.