Il Tour sul Col du Portet trova nel gallese il suo degno padrone di questa edizione – Froome va in tilt negli ultimi km e viene scavalcato in classifica anche da Dumoulin
Il Tour ha atteso la cima più alta ai 2215 metri del Col du Portet per conoscere finalmente che è Geraint Thomas il suo unico padrone. L’altro in lizza per esserlo, Chris Froome, per quattro edizioni degli ultimi cinque anni una sorta di dittatore in corsa, ha alzato bandiera bianca proprio negli ultimi due km della montagna che domina Saint-Lary Soulan: con le gambe che ormai non rispondevano più agli impulsi del cervello, Froome è stato incapace di reagire quando Primoz Roglic è scattato per la seconda volta, subito inseguito e raggiunto da Thomas e da Dumoulin. In quel momento si è capito che l’obiettivo di centrare il suo quinto Tour stava sfuggendo di mano al keniano bianco. Solo una decina di tornanti prima sempre Roglic aveva offerto a Froome un assist per un allungo anche su Thomas, giustificato dalla necessità di inseguire un rivale pericoloso per la classifica. Ma è stata una frullata che si esauriva presto anche perché era Tom Dumoulin a coprire il buco trascinandosi dietro la maglia gialla.
Quello che saliva negli ultimi metri del Col du Portet, a ruota del fido Bernal – l’uomo del futuro del Team Sky – era una brutta copia del Froome formidabile attaccante sul Colle delle Finestre nella strabiliante fuga verso Bardonecchia che gli è valsa il primo successo al Giro d’Italia. La lingua fuori a penzoloni, era piuttosto il ritratto della resa. Davanti Geraint Thomas, ottenuto il via libera dall’ingombrante ex capitano, faceva il diavolo a quattro dimostrando una forza e una forma che legittimano la sua leadership sul Tour. Il gallese in giallo riusciva anche ad aggiudicarsi l’abbuono di 4 secondi del terzo posto, precedendo di 5” Roglic e Dumoulin. Froome arrivava con Landa 48” dopo il suo ex scudiero, preceduto anche da Kruijswijk e dallo stesso Bernal. “Sono deluso – queste le sue prime parole dopo il traguardo. Non avevo più le gambe giuste. Thomas merita di vincere questo Tour. Da domani correremo tutti per proteggere la sua maglia gialla”. Thomas ora guida la classifica con 1’59” su Dumoulin che ha scavalcato Froome sceso al terzo posto a 2’31” e insidiato per il podio da Roglic ad appena 16”. Un passo decisivo sulla strada del trionfo finale ma Thomas evita i toni trionfalistici che sarebbero stonati nei confronti di Froome. “Il Tour va affrontato giorno per giorno. Sapevo che Froome non stava benissimo. Tra di noi c’è una vera amicizia, è diverso da quel che accadde anni fa tra Chris e Bradley Wiggins, ma capisco anche la sua delusione”.
Le mani sul Tour di Thomas tolgono spazio e riflettori sul ritorno al successo di Nairo Quintana, finalmente tornato a dispiegare le ali del Condor: a parte la vittoria di Arosa nell’ultimo Tour de Suisse, era dalla tappa del Block-Haus del Giro dell’anno scorso che non si vedeva il piccolo grimpeur colombiano dominare una gara come ieri, sulla salita più dura del Tour: scattato dal gruppo dei big a 14 km dall’arrivo, Quintana raggiungeva prima Valverde – il compagno mandato in avanscoperta dalla Movistar come punto d’appoggio per un possibile attacco del Condor o di Landai – e poi Kangert in fuga dall’inizio della tappa più corta del Tour. Pochi tornanti e il colombiano lasciava la compagnia dando vita a una scalata solitaria che finalmente concretizzava il lavoro di squadra andato in fumo in tante tappe precedenti. Il Condor tagliava primo il traguardo con 28” su Daniel Martin., un irlandese tosto che non molla mai, vincitore sul Mur de Bretagne. Terzo a 47” arrivava la maglia gialla rubando la scena al colombiano.
Il Tour, a quattro giorni dalla passerella parigina, ha praticamente assegnato le maglie più importanti. Quella gialla può ormai perderla solo Thomas che non dovrebbe faticare a difenderla nell’ultima tappa pirenaica di domani – da Lourdes a Laruns – con l’ultimo colle, l’Aubisque, a 20 km dall’arrivo – e nella crono di 31 km di sabato. La classifica per il migliore scalatore vede sempre più in maglia bianca a pois rossi Julian Alaphilippe anche ieri a punti andando in fuga con Kangert sul Peyrousourde-Peyragudes e sul Val Louron-Azet. Barguil è ormai fuori partita tanto che Alaphilippe ha subito tirato i remi in barca sulla salita finale del Col du Portet, una montagna più adatta a un Condor colombiano che a un Grillo, come viene – Cricket – soprannominato il francese. Tappa piena di rischi per la maglia verde saldamente al sicuro sulle spalle di Sagan: il campione iridato, scivolato nella discesa del Val Louron-Azet rischiao, è arrivato ben dentro il tempo massimo ma con le ossa peste. Le radiografie hanno escluso fratture. La sua sesta maglia verde in cassaforte da giorni pare per fortuna salva.