A Wimbledon il tennis mandava in onda la battaglia infinita tra Anderson e Isner, la semifinale più lunga nella storia del torneo londinese vinta al quinto set per 26-24 dal sudafricano, oltre sei ore e mezzo di gioco tra due giganti alti più di due metri dalla battuta devastante per ben 99 game.
Mentre oltre la Manica gli appassionati della racchetta si gustavano una giornata storica chiusa dal match sospeso tra Nadal e Djokovic, quelli di ciclismo sintonizzati sul Tour hanno vissuto quasi sei ore di niente assistendo alla tappa più lunga e noiosa di questa edizione, da Fougères a Chartres di 231 km, che verrà ricordata solo per la volata vincente dell’olandese Dylan Groenewegen, al suo primo successo nella Grande Boucle.
Un vittoria che rompe il duopolio instaurato da Gaviria e Sagan che questa volta si sono dovuti accontentare del secondo e terzo posto. Il Tour, in attesa delle montagne vere e delle mosse dei big, è stato fin qui quasi sempre una sorta di quotidiano campionato del mondo delle ruote veloci. Una sfida all’ultimo colpo di reni che vede ancora a bocca asciutta ancora nomi nobili dello sprint mondiale come Greipel, Degenkolb, Kittel, Kristoff, Démare e Cavendish (quest’ultimo per la prima volta finito nella top ten dell’ordine di arrivo dopo giorni di anonimato assoluto).
Greg Van Avermaet non ha faticato molto a mantenere la maglia gialla, aumentando anche di 3” il vantaggio sul secondo, Geraint Thomas, grazie a un “bonus” vinto in corsa. Aspettando che ad agitare le acque arrivi il pavé della tappa di domani che arriverà a Roubaix, le cronache del Tour registrano che sono ormai quattro anni che un francese non indossa più la maglia gialla. L’ultimo fu Tony Gallopin il 13 luglio 1914, la portò un solo giorno perché dopo se la riprese e non la mollò più Vincenzo Nibali, dominatore del Tour, la grande corsa di casa che i transalpini non riescono a vincere da 33 anni, dall’ultimo trionfo di Bernard Hinault nel 1985.