Questo è un Tour che sarà deciso sulle grandi montagne nell’ultima terribile settimana di corsa, non certo – come in alre edizioni è accaduto – dalle cronometro. Tanto meno dall’unica di soli 13,8 km prevista per quest’anno che ha inaugurato ieri la 102esima Grande Boucle. Ma per Vincenzo Nibali pedalare per appena un quarto d’ora o poco più , nel tracciato cittadino di Utrecht, e trovarsi già con una manciata di secondi davanti a Froone, Contador e Quintana non è davvero male come inizio della sua avventura gialla. Solo un sorprendente Thibaut Pinot, solitamente impacciato nelle corse contro il tempo, ha fatto meglio per due secondi del vincitore del Tour dell’anno scorso, ma il francese, pur eccellente grimpeur su cui si concentrano le speranze transalpine per riconquistare una maglia gialla finale che manca alla Francia da trent’anni, non è tra gli avversari di prima fascia dello Squalo dello Stretto. Quelli davvero tosti sono tutti dietro di lui: Froome di 7 secondi; Contador di 15: Quintana di 18. Un’inezia come distacchi ma psicologicamente un esito importante per come Nibali, fin dal primo colpo di pedale, ha subito interpretato il suo ruolo di campione uscente da battere, pronto a giocarsi tutte le carte per uno straordinario bis.
A Utrecht del resto nessuno nel club dei fantastici quattro è apparso extraterrestre. Il vero marziano di giornata, prima gialla di questo Tour, è stato in realtà l’australiano Rohan Dennis che ha messo in fila, nell’ordine, specialisti delle crono come Toni Martin (secondo a 5”), Fabian Cancellara (terzo a 6”) e Tom Dumoulin (quarto a 8”). Dennis ha oltretutto realizzato, con un tempo fissato in 14’56”, la media di 55,446 km/h, un nuovo record per i Tour di questo millennio. Solo Chris Boardman aveva fatto qualcosa di simile nella breve crono di Lille nel Tour del 1994. L’australiano della Bmc, corridore nato in pista del resto Boardman, fa parte della schiera di ultimi detentori del record dell’ora prima dell’exploit di Bradley Wiggins il 7 giugno scorso.
Oggi il Tour, dopo aver rischiato ancora prima della partenza il primo caso sospetto di doping con Lars Boom, olandese dell’Astana di Nibali, resta in Olanda con una tappa insidiosa per il vento del Mare Nord che soffierà a Zelanda, sede di arrivo posto nel paesaggio delle celebri dighe che difendono i Paesi Bassi dalle maree. I francesi chiamano “bordures” i tremendi colpi di vento che creano ventagli e spezzano il gruppo. Ne sa qualcosa anche Froome nel Tour da lui stravinto nel 2013 ma che nella tappa di Saint-Amand-Montrond vide i sorci verdi quando Contador con Cavendish fece il diavolo a quattro approfittando di un ventaglio che il britannico, pur essendo allora un autentico extraterrestre, non seppe più chiudere.