Il Tour sul pavé preso in prestito dalla Roubaix ritrova il clima dei giorni di passione cancellando quella patina di noia che si era posata sulla carovana. In attesa delle montagne non c’era niente di meglio per rilanciare lo spettacolo che affidarsi ai viottoli delle campagne del Nord dalle pietre aguzze e scomposte: un inferno di polvere dove cadere e forare è quasi la norma, uno scenario da incubo che John Degenkolb è riuscito però a tramutare in una bella favola, ritrovando una vittoria che mancava da tempo, quasi ne aveva perso la speranza dopo il tremendo incidente in allenamento di due anni fa che aveva sconvolto la carriera di uno dei più grandi velocisti dei nostri tempi, capace di vincere una Sanremo e anche – non è un caso – la stessa Parigi-Roubaix.
Gioisce commosso il tedesco, togliendosi la maschera di polvere impastata sul viso. Voleva una grande vittoria per dedicarla a un amico scomparso. Temeva di non potergliela mai dedicare perché – dice nel dopo gara – il Degenkolb di prima dell’incidente non c’è più. E tornare al successo per lui stava diventando sempre più difficile.
A decidere la tappa – che fin dall’inizio è stata drammatica per Richie Porte costretto, come un anno fa, ad abbandonare il Tour dopo una caduta quando ancora non si era sul pavé – è stata l’accelerazione di un terzetto che sulle stradine a schiena d’asino della Roubaix si trova a suo agio: ne fanno parte due vincitori della classica-monumento, Degenkolb e la maglia gialla Greg Van Avermaet, e il campione belga Yves Lampaert, un’azione che sorprende Sagan forse preoccupato dalla presenza di Gaviria –suo diretto rivale per la maglia verde – ancora nel gruppo di testa con tutti i big, ad eccezione di Landa, Bardet, Uran.
Nella volata a tre Van Avermaet si arrende a Degenkolb e si deve accontentare del secondo posto. E il disappunto glielo si legge in faccia: avrebbe pagato chissà cosa per trionfare a Roubaix in maglia gialla, poco gli importa se ha rafforzato il suo primato in classifica su Thomas e Gilbert. Una sua vittoria avrebbe lenito la disastrosa giornata per la sua squadra che ha perso il capitano, Porte, che puntava almeno al podio e ha visto Teejay Van Garderen cadere e finire la tappa staccato di quasi sei minuti uscendo dai giochi dell’alta classifica.
Tirando le somme della temutissima tappa, ne escono indenni, pur finendo anche loro per terra ma senza conseguenze, Froome e Nibali, come pure Dumoulin, Valverde e Quintana che ha sorpreso tutti per come ha corso sempre nelle posizioni di testa come se fosse un habitué del pavé. La classifica ha subito ritocchi ma nessun sconvolgimento tra i big, tutti raccolti in meno di due minuti. Oggi il Tour riposa ad Annecy per riprendere domani con il primo assaggio delle Alpi.