Peter Sagan alla vigilia del Tour sorprese tutti quando alla domanda se avesse già in mente le tappe da vincere rispose di non conoscere niente del percorso del Tour ma appena ieri ha visto profilarsi la Cote des Religieuses dov’era posto il traguardo della terza tappa, la Verviers-Longwy, il campione del mondo ha capito che era questa una frazione da vincere: è scattato come un fulmine distanziando tutti ma il destino, quasi che sapesse che lo slovacco ama vincere ma ancor più dare spettacolo, gli si è messo contro facendogli perdere il pedale sinistro nel momento del massimo sforzo.
È bastato un attimo perché si trovasse addosso Matthews, Van Avermaet e Daniel Martin, micidiali avvoltoi pronti ad approfittare della mala sorte altrui. Per tutti sarebbe stata la fine ma Sagan non s’arrende, riaggancia in un attimo il piede al pedale e si rimette a disputare un’altra volata che vince alla grande: uno spettacolo sontuoso, una lezione per tutti. Secondo è Matthews, poi Martin e Van Avermaet. Il gruppo dei migliori arriva dopo appena 2” dallo scatenato Sagan.
Per lui è la ottava vittoria in carriera al Tour, dove ha già collezionato 18 secondi posti , il primo importante mattone per costruire la sua sesta vittoria della classifica a punti, conquistando anche quest’anno quella maglia verde che per cinque volte consecutive è stata sua. L’exploit di Sagan nobilita una tappa di ordinaria routine che riportava il Tour in Francia dal Belgio dopo una fugace attraversata del Principato del Lussemburgo, la prima frazione sotto il sole dopo due giorni di pioggia torrenziale Dusseldorf e Liegi.
Una frazione ondulata che non ha modificato la classifica che vede ancora Geraint Thomas in giallo e Froome sempre avvantaggiato di una quarantina di secondi sui suoi rivali pretendenti alla vittoria finale, tra i quali il solo Richie Porte ha cercato di movimentare il finale della tappa con qualche scatto che ha messo in sofferenza soprattutto Contador. Schermaglie che alla fine non hanno prodotto alcun distacco.
Per il primo test probante in chiave classifica non c’è che aspettare la tappa di domani, la quinta che porterà il Tour in cima alla Planche des Belles Filles, un’ascesa che nel 2012 rivelò al mondo la forza devastante di Froome, imbrigliata solo dagli ordini di scuderia del Team Sky che aveva deciso che a vincere quel Tour doveva essere un inglese purosangue come il baronetto Bradley Wiggins.