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Totti Spa: ville, affari (e debiti) del Capitano

Numero Dieci per sempre. Il “Dieci” continuerà ad essere un punto di riferimento importante per Francesco Totti, anche se l’ex “Capitano” ha dato l’addio all’As Roma e a questa maglia.

Ruota attorno al numero dieci infatti il grappolo di sette società, tutte del tipo “a responsabilità limitata” (Srl) che il Pupone ha costruito nel tempo, con lungimiranza, per reinvestire i soldi (tanti) guadagnati nel calcio. Il settore preferito è l’immobiliare, con investimenti nel centro di Roma, nella zona Sud della capitale, ma anche nell’estrema periferia, a Tor Tre Teste. Poi c’è la scuola calcio a Ostia. Non hanno dato invece risultati positivi i tentativi di diversificare l’attività con la vendita online di oggetti con il marchio del campione, il merchandising.

Numberten Srl, ovvero “numero dieci”, è la società che fa da holding, la capogruppo dell’impero economico di Totti. Numberten è stata costituita il 4 aprile 2001 dal notaio Maurizio Misurale. Totti aveva 24 anni e mezzo e stava guidando il club giallorosso alla conquista dello scudetto, il terzo (e, per ora, ultimo) nella storia della squadra di calcio più amata dai romani.

I soci della Srl in origine erano la mamma del calciatore, Fiorella Marrozzini, con il 60% delle quote, e il fratello del Capitano, Riccardo Totti, di sei anni più grande, è nato nel 1970. Dal 2009 le quote societarie sono cambiate, adesso Francesco Totti possiede l’83,19% del capitale, il resto è diviso tra mamma Fiorella (10,08%) e il fratello Riccardo (6,72%).

La Numberten è classificata nella categoria “Agenzie ed agenti o procuratori per lo spettacolo e lo sport”. Si occupa di comunicazione, eventi, gestisce i diritti d’immagine di Totti, di cui il fratello Riccardo è stato anche il procuratore, da quando più di 16 anni fa il Pupone ha interrotto i rapporti con Franco Zavaglia, che era legato alla Gea.

Questa era la società di procuratori creata dai figli di potenti esponenti del calcio e della finanza, da Alessandro Moggi a Chiara Geronzi, in sodalizio con alcuni tra i figli di Sergio Cragnotti e Calisto Tanzi. Riccardo Totti è il presidente di Numberten ed ha la stessa carica, o quella di amministratore unico, nelle altre sei società che, direttamente o indirettamente, sono controllate dalla holding capogruppo. Il Capitano non ha incarichi nei consigli di amministrazione delle sue società.

La società di famiglia è entrata direttamente in campo anche nei rapporti con la Roma. Quando il 31 maggio 2005 il club, all’epoca ancora di proprietà di Franco Sensi, annunciò il prolungamento del contratto con il “Capitano” (nel comunicato scritto con la C maiuscola, come “Calciatore”) fino al 30 giugno 2010. L’accordo prevedeva per il giocatore uno stipendio lordo di 10,4 milioni di euro, per ciascuna stagione sportiva. La Roma annunciò inoltre di aver definito con Numberten un accordo di licenza esclusiva per l’uso dei diritti d’immagine di Totti per 520mila euro a stagione, una somma che si aggiungeva al già sontuoso stipendio.

Nella fase finale della carriera lo stipendio di Totti è sensibilmente diminuito. Per quest’ultima stagione si è parlato di circa 100mila euro netti al mese o poco più, anche se la cifra non è stata resa nota ufficialmente. La Numberten è partita nel 2001 con ricavi per 1,11 milioni. La somma è aumentata fino al picco di 3,29 milioni nel 2006, l’anno in cui ha raggiunto l’utile record di 806.446 euro al netto delle tasse. Poi i ricavi sono gradualmente diminuiti, negli ultimi tre anni Numberten ha avuto ricavi per 1,27 milioni nel 2013, 2,019 milioni nel 2014, 1,156 milioni nel 2015. Il bilancio 2016 non è ancora disponibile.

Dal 2001 al 2015 la Numberten ha chiuso 12 bilanci in attivo e tre in perdita. Solo negli ultimi anni ci sono stati bilanci in rosso, -3.426 euro nel 2012, -33.310 nel 2013, -61.481 euro nel 2015. A fine 2015 la società aveva un attivo netto pari a 14,65 milioni, composto da immobilizzazioni materiali per 5,66 milioni (in sostanza immobili e terreni), un valore pari al costo di acquisto, immobilizzazioni finanziarie (cioè valore delle partecipazioni in altre società controllate) per 2,357 milioni, crediti per 6,92 milioni, liquidità per 696.243 euro depositata in banca. La società, pur avendo un capitale di soli 119mila euro, ha un patrimonio netto molto più consistente, pari a 7,4 milioni, comprendente utili non distribuiti degli anni precedenti pari a 4,28 milioni e riserve di rivalutazione degli immobili e terreni per 3,039 milioni (la rivalutazione è stata fatta nel 2008). La società ha un indebitamento non trascurabile, pari a 7,18 milioni, tra cui debiti verso soci “per finanziamenti” pari a 3,467 milioni.

La holding controlla direttamente cinque società. La più importante è la Immobiliare Dieci, posseduta al 100%, iscritta in bilancio per un valore di poco superiore a due milioni. Nel 2015 aveva ricavi pari a 956.415 euro e un utile netto di 33.268, in forte contrazione rispetto agli anni precedenti (l’utile era stato di 182.568 euro nel 2013 e 95.541 nel 2014). A fine 2015 aveva liquidità per 1,235 milioni e un patrimonio netto di 1,1 milioni. I debiti totali ammontavano a 3,567 milioni, quasi interamente erano “debiti verso soci per finanziamenti” (cioè verso la società madre, Numberten). Questa Srl possiede il 100% di un’altra società, la settima dell’impero Totti, Immobiliare Ten (non c’è molta fantasia nei nomi), il cui bilancio 2015 mostra ricavi pari a 1,008 milioni con un utile netto di 101.891 euro, liquidità pari a 969.510 e debiti per 1,47 milioni.

Tra le altre società c’è Longarina, posseduta al 100% dalla Numberten. Gestisce il Centro sportivo As Longarina di Ostia, che la famiglia Totti ha comprato nell’estate 2001 da Angelo Orazi, un altro ex calciatore della Roma, insieme a un parcheggio di 4.000 metri quadrati. Qui c’è la Totti Soccer School, la scuola calcio. I conti dell’esercizio al 30 giugno 2016 mostrano ricavi per 47.356 euro e una perdita netta di 16.797. La Longarina ha un patrimonio immobiliare valutato in bilancio 2,29 milioni. Numberten possiede inoltre il 100% di Immobiliare Acilia, società che si è svuotata, i ricavi sono crollati da 775.000 euro del 2013 a 235.000 nel 2014 e appena 4.560 nel 2015. L’ultimo bilancio si è chiuso in rosso per 20.305 euro.

Nel portafoglio della Numberten ci sono infine due piccole società. Skins Srl che nel 2015 era inattiva (zero ricavi e 694 euro di perdita), posseduta al 51% (il 49% è di Roberto Maltoni). Infine la Ft. 10 Srl, posseduta al 60%, ci sono altri due soci, doveva vendere online prodotti legati al marchio Totti ma non è decollata, l’ultimo bilancio disponibile indica un fatturato di 7.500 euro e una perdita di 5.783 nel 2014.

Non c’è un bilancio consolidato che metta insieme i conti di tutto l’impero Totti, eliminando le partite contabili infragruppo, come ad esempio i finanziamenti tra la società madre e le controllate, che rappresentano crediti per la prima e debiti per le altre. Facendo una somma algebrica di tutte le voci principali, si ottiene un bilancio aggregato, che dà comunque un’idea complessiva.

Nel 2015 le sette società di Totti hanno espresso ricavi aggregati per 3,17 milioni, mentre la somma algebrica del risultato netto (due società sono in attivo, cinque in rosso) dà un utile netto aggregato di appena 30.099 euro, la liquidità totale è di 2,9 milioni. I debiti aggregati ammontano a circa 8,6 milioni, escludendo le partite di dare e avere reciproche tra le società. Oltre agli immobili di proprietà, nelle società di Totti ci sono tre immobili acquisiti in leasing, i contratti sono tutti con una sola banca, il gruppo Monte dei Paschi di Siena (Mps Leasing and Factoring), a fine 2015 il “valore attuale” delle rate ancora da pagare era pari a 17 milioni circa. Anche questo è un debito implicito, che si aggiunge ai debiti indicati nei bilanci.

Nel libro “I Re di Roma – Destra e sinistra agli ordini di Mafia Capitale” (2015, editore Chiarelettere), i giornalisti Lirio Abbate e Marco Lillo hanno raccontato che la società Immobiliare Ten di Totti ha ottenuto dal Comune di Roma più di 5 milioni di euro in sei anni, per l’affitto di 35 appartamenti arredati in un residence nell’estrema periferia, in via Tovaglieri a Tor Tre Teste. Il Comune ha pagato 75.000 euro al mese per l’affitto come case popolari, dal 2008 al 2014, un canone definito elevato dagli autori del libro.

Abbate e Lillo hanno scritto che il capo della commissione di gara del Comune era Luca Odevaine, ex vice capo di gabinetto del sindaco Walter Veltroni. Arrestato nelle indagini per Mafia Capitale, Odevaine è stato successivamente condannato a complessivi tre anni e due mesi di reclusione, per vicende legate alla gestione degli immigrati per il Cara di Mineo, in Sicilia. Una condanna è per turbativa d’asta e falso (2 anni e 8 mesi), l’altra per corruzione (6 mesi).

Per l’affitto delle case di Totti al Comune nessuno è indagato. Nel libro “Mafia Capitale”, Abbate e Lillo raccontano che due palazzi di via Rasella, nel centro di Roma, posseduti dalla Immobiliare Dieci di Totti, sono stati uniti e ristrutturati e ospitano gli uffici amministrativi dei servizi segreti.

Da una visura che ho fatto nella banca dati Cerved emerge inoltre che nel Catasto Francesco Totti risulta proprietario di sette fabbricati, a Roma Sud, tutti in regime di separazione dei beni. Il principale è la villa di 21 vani nella quale Francesco abita con la moglie Ilary Blasi e i tre figli, nella zona del Torrino (ometto la via per rispettare la riservatezza). Inoltre Totti possiede un villino di 30 vani in via Lisippo, del valore stimato al Catasto 1,425 milioni, nella zona di Axa, vi abitano la madre e la famiglia del fratello Riccardo. Poi c’è la villa sul lungomare di Sabaudia di 9,5 vani. Ancora, c’è un’abitazione di 4 vani in viale Giorgio Ribotta, all’Eur, con garage di 18 metri quadrati e un locale di 5 metri quadrati della categoria “magazzini e locali di deposito”. Nel Catasto viene stimato il valore di cinque fabbricati, per un valore di 2,39 milioni. Non è stimato il valore della villa al Torrino con 21 vani. Quest’abitazione ha un garage di 150 metri quadrati, che secondo il Catasto vale 333.750 euro.

Fonte: Poteri deboli

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