L’accordo non c’è e il Governo Cinque Stelle-Pd resta in bilico ma, col passare delle ore e senza escludere colpi di scena, sembrano allargarsi gli spiragli di un’intesa in extremis. Le prossime ore saranno decisive. Tanto più che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, inte nde mettere fretta a Pd e Cinque Stelle e da loro pretende indicazioni concrete sulla soluzione dlla crisi ion modo da poter organizzare in maniera ordinata le consultazioni di domani al Quirinale.
I Cinque Stelle hanno posto come pregiudiziale per la formazione di un governo con il Pd la conferma del premier uscente Giuseppe Conte, mentre il Pd (più Zingaretti che Renzi) vorrebbe segnare anche nelle persone la “discontinuità” rispetto al precedente governo . Ma il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, sa che si gioca tutto e non vuole restare con il cerino in mano e tanto meno figurare come il leader che manda tutto all’aria un’intesa di governo e che spalanca le porte alle elezioni e a Matteo Salvini come futuro vincitore.
Per questo l’iniziale No a Conte sembra essersi ammorbidito: non solo perché per la conferma a Palazzo Chigi del premier uscente premono le cancellerie internazionali, il Quirinale, l’establishment e naturalmente i Cinque Stelle ma anche perché sia Matteo Renzi che Romano Prodi, e perfino Massimo D’Alema e Maurizio Landini per non dire di Dario Franceschini, hanno fatto capire a Zingaretti che non è il caso di impiccarsi nel No al Conte bis. E di fatti ieri sera Zingaretti è parso più morbido e, pur ribadendo il No a Conte, ha detto: “Ora non c’è soluzione possibile ma noi faremo di tutto” per trovarla. Oggi il capogruppo dei senatori Pd, Andrea Marcucci, renziano, ha confermato che “Non ci sono veti”.
Semmai, il Sì al Conte bis potrebbe rafforzare Zingaretti sia nella richiesta di avere ministri di peso nel nuovo governo sia nel segnare una svolta sul piano dei programmi, che significa: abolizione dei decreti Salvini sulla sicurezza, manovra di bilancio orientata allo sviluppo e all’ambiente, via libera alle infrastrutture, riforma elettorale in senso proporzionale. Quanto agli incarichi di governo, Zingaretti potrebbe portare a casa gli Esteri (Gentiloni) o gli Interni (Minniti), l’Economia o lo Sviluppo economico (dove sale la candidatura dell’europarlamentare Roberto Gualtieri, che potrebbe però diventare eurocommissario), la Giustizia (Orlando) e qualche ministero minore.
Naturalmente tutto resta appeso a un filo e tutto può ancora saltare perchè il Movimento Cinque Stelle appare in un vistoso stato confusionale, ma da qualche ora, nei palazzi della politica, c’è più ottimismo sulla fumata bianca. E’ quella che si attende anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che sta chiedendo alle forze politiche di mettere le carte in tavola. Prendere o lasciare.