IL TORO ALLE PRESE CON IL DOLLARO DEBOLE
CASO FIAT E BANCHE ALLA RIBALTA A MILANO
Reazioni contrastanti sui mercati asiatici alle mosse della Federal Reserve. Continua il rally della Borsa giapponese +1,83% trainata dai titoli dei grandi esportatori verso gli Stati Uniti. Non preoccupa, per ora, l’ascesa dello yen: il mercato attende misure da parte della Bank of Japan.
Di tutt’altro tenore la reazione dei mercati cinesi. Hong Kong +0,03% è frenata dalle misure governative per contenere un nuovo boom dell’immobiliare, che può trovare nuovo alimento proprio grazie al QE3 della Fed.
Assai più negativa la reazione della Cina. “La decisione della Fed è un gesto irresponsabile” ha sostenuto l’ex presidente della China Bank Commission, Liu Mingkang. “Lo stimolo non servirà a sostenere la ripresa Usa nel medio termine ma creerà grossi problemi sia agli Usa che a noi”. Insomma, Pechino è solidale con i giudizi dei falchi repubblicani di Washington. Intanto la Borsa di Shanghai perde l’1,3%.
Dopo la grande corsa scatenata dal Quantitative Easing 3, oggi le Borse potrebbero registrare, a giudicare dai futures, una partenza frenata. I mercati sono chiamati a “prezzare” due novità: 1) la discesa dello spread a vantaggio dei titoli di Stato periferici e, di riflesso, di banche, assicurazioni e settori a leva (utilities in testa); 2) valutare l’impatto della probabile discesa del dollaro sull’euro. La moneta americana tratta stamane a 1,3136.
Tre i terreni caldi in chiave europea: a) la prossima rischiesta di aiuto da parte della Spagna, una volta teminato il lavoro degli “sherpa” sui meccanismi operativi. L’Esm disporrà fin da subito di 200 miliardi; b) il caso Grecia. Si va verso un compromesso che tenga conto delle richieste del premier Samaras di aver più tempo a disposizione per rispettare gli impegni presi; c) il nodo dell’Unione bancaria, oggetto del vertice di Cipro dell’Ecofin.
Le oscillazioni della valuta americana hanno una grande influenza sugli utili di alcune società di Piazza Affari. L’impatto sarà particolarmente forte per Stm e Saras (riduzione degli utili in euro tra il 35 e il 40%). Ma sarà colpito anche l’Eps di Tenaris (-8%), Fiat Industrial (-7,2%), Saipem e Luxottica (-6%). Nel frattempo Stm ha messo a segno venerdì un rialzo del 6,1%.
A Milano l’indice FtseMib ha chiuso in rialzo del 2,3% e il bilancio della settimana è un progresso del 3,2%.
Sul mercato dei titoli di Stato il Btp decennale ha guadagnato sensibilmente con il rendimento sceso al 4,98% dal 5,00% di ieri, spread a quota 328, in contrazione di 15 punti base.
L’oro sale stamane a 1.776,90 dollari l’oncia, massimo dal marzo scorso.
In rialzo anche il petrolio, con il Wti a 99,5 dollari al barile (+1,2%) e il Brent a 117,5 dollari (+0,4%).
Tiene banco il caso Fiat, dopo l’annuncio ufficiale del ritiro di Fabbrica Italia. E’ ormai imminente l’incontro fra il gruppo dirigente del Lingotto ed il governo. Intanto è sceso in campo il ministro dello Sviluppo Corrado Passera: “ È giusto, importante ed urgente fare chiarezza al più presto possibile al mercato e agli italiani“, ha detto, ribadendo che «è ovvia l’attenzione del governo sul settore dell’automobile. Vogliamo capire fino in fondo le implicazioni di una serie di annunci che si sono susseguiti e che non permettono ancora di comprendere le strategie di Fiat in Italia. Faremo di tutto perché nell’ambito della crescita di Fiat l’Italia abbia un ruolo importante”.
L’uscita del ministro segue il pesante comunicato di Diego Della Valle e le accuse di Cesare Romiti, storico amministratore delegato della Fiat.
Venerdì l’automotive si è giovato dell’iniezione di liquidità da parte delle banche centrali.
A Francoforte Volkswagen ha segnato un rialzo del 5%. Fiat ha chiuso in progresso del 2,1%, Fiat Industrial +5%, Pirelli+3,3%.
Sempre sotto i riflettori il sistema bancario. Venerdì la corsa del credito ha visto Pop.Milano salire del 2,1%, Pop .Emilia +3,6%. Intesa e Unicredit sono salite rispettivamente dell’1,5% e dell’1,6% nonostante tutte e due siano stato declassate da Hsbc a underweight da neutral. Mediobanca +2,3%.
Collocamento lampo dell’inoptato Fonsai rimasto sui libri delle banche del consorzio di garanzia. Gli istituti hanno rivenduto tutte le azioni ordinarie per 197,7 milioni di euro.
Buoni riscontri, intanto, sta ottenendo anche la sistemazione dell’inoptato Unipol rimasto alle banche, e l’attesa è che si possa concludere altrettanto a breve il collocamento. A comprare i titoli Fonsai, secondo quanto si è appreso da fonti vicine al consorzio, sono stati investitori istituzionali italiani ed esteri.
In Borsa il titolo Fonsai, al primo giorno dal completamento della ricapitalizzazione ha segnato un balzo del 4,27%, a 1,05.
Forte rialzo dei titoli del risparmio gestito: Mediolanum +5,9%, Azimut +4,9%. Particolarmente vivace Mediaset, salita del 6,1%. La società ha manifestato il suo interesse per gli asset di Telecom Italia Media, sia a La7 che alle sue frequenze. All’asta, gestita da Mediobanca e dalla banca americana Citigroup, parteciperanno oltre dieci soggetti tra cui quattro potenziali acquirenti dei canali televisivi: il gruppo Cairo, Discovery Channel, Mediaset e 3 Italia controllata da Hutchison Whampoa.
Chiusura negativa per Telecom Italia -1,2%, mentre si ventila una svolta “storica”: la cessione della rete ad una società mista, aperta alla Cdp sotto la regìa dell’Agcom, sulla base del modello inglese. Ma resta il nodo della governance e dell’effettivo valore dell’infrastruttura in tempi di nuove reti Ngn.
Tempo di di anniversari per i mercati finanziari. Sabato scorso è caduto il quarto compleanno del default di Lehman Brothers, il crack che ha dato il via alla fase più dura della recessione Usa. Oggi si celebra invece l’inizio dell’occupazione di Zuccotti Park a Manhattan, destinata a diventare il quartier generale di The Occupy Wall Street e il simbolo del movimento anti-finanza.
Diversi i modi per celebrare la ricorrenza: la Borsa Usa, dopo il varo del QE 3 è a soli sei punti percentuali dal massimo assoluto fissato l’11 ottobre 2007. Gli ottimisti prevedono che il nuovo record verrà raggiunto entro l’anno: il p/e, del resto, è pari a 14,2 volte, assai meno delle 18,8 volte di cinque anni fa. Ma, replicano i pessimisti, allora gli utili sembravano non flettere mai. Oggi, causa la recessione, le previsioni sono addirittura per un calo dei profitti.
Intanto il New York Times dà conto della pubblicazione di “The trouble is the Banks: letters to Wall Street”, un libro che raccoglie un’antologia delle lettere ai vertici delle banche Us raccolte dal sito promosso dal movimento di Zuccotti Park: 8mila lettere aperte a Goldman Sachs, Jp Morgan, Bank of America e così via.
Chiusura negativa per Telecom Italia -1,2% e Diasorin -0,5%.
Fra le mid cap Camfin è salita del 7,2%.