Sarà davvero Torino la Capitale delle nuove tecnologie energetiche ed ambientali italiane? Il primo passo con 14 milioni di fondi europei e un buon aiuto di Compagnia di San Paolo e CRT, è stato fatto. Il nuovo Energy Center del Politecnico prende il largo. Forte di 20 milioni di investimento complessivo, vuole aprirsi alle startup, alla collaborazione con imprese aggressive nel mercato dell’energia e dell’innovazione. Le startup, in ogni caso, saranno il vero banco di prova, quella voglia di rendere l’Italia competitiva in base alle specializzazioni universitarie e alle risorse economiche. I dati disponibili dicono che l’Italia è alquanto indietro in questo segmento. Per l’Osservatorio Startup Hi Tech, infatti, su 180 iniziative finanziate negli ultimi due anni, solo il 5% è annoverato tra le cleantech-energy. La stragrande maggioranza che ha avuto il beneficio di finanziamenti, si occupa di altro. La domanda, quindi, se davvero il capoluogo piemontese avrà quel futuro di alto profilo sperato, si pone.
Francesco Profumo Presidente della Compagnia Sanpaolo ritiene, comunque, che il Center sia un esempio ‘quasi’ unico in Italia e in Europa nel connubio tra ricerca, innovazione e impresa. Qui i giovani ricercatori potranno sviluppare le loro ricerche in un contesto già strutturato. I soldi sono stati investiti dove già operano aziende come Edison, Energy Security Lab, Eni. L’area di circa 5 mila metri quadrati ne può ospitare altre, configurando il Politecnico come l’hub italiano dell’energia. Una sorta di terminale per attrarre capitali italiani, europei, senza distinzione di provenienza: pubblici o privati. Ma anche una partita tutta da giocare con arbitro il mercato mondiale. Chi ha posto le basi di questa nuova iniziativa ha ricordato che intorno al Politecnico piemontese in quindici anni sono nate 180 imprese. Le sfida innovativa sulle energie rinnovabili e le relazioni con i cambiamenti climatici è di lunga durata. Per l’Italia è confortante che due grandi istituti bancari mettano soldi per un terzo in un Energy center. Magari lo avranno fatto dopo aver saputo che le fonti rinnovabili hanno superato quelle tradizionali – il carbone in particolare – nella produzione necessaria al Paese.