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Tomasini (Prometeia): “A fine anno Pil italiano può arrivare a +1,4%”

Secondo Stefania Tomasini di Prometeia le previsioni dell’Ocse sull’Italia sono giuste ma troppo prudenti perchè il Pil nel 2015 può salire molto di più – Condivisibili anche gli apprezzamenti Ocse sulle riforme, che se completate, possono portare a una crescita del Pil negli anni addirittura del 6% – Qualche dubbio sul testo finale del Jobs Act

Tomasini (Prometeia): “A fine anno Pil italiano può arrivare a +1,4%”

Le previsioni Ocse sull’Italia “sono in linea con le valutazioni del rapporto di Previsione di gennaio ed appaiono addirittura più caute: grazie all’evoluzione favorevole di petrolio e cambio, associato al QE della Bce, Prometeia prevede che l’economia italiana uscirà da tre anni di recessione e tornerà a crescere, con una accelerazione che già al termine dell’anno la porterà all’1,4%” nel quarto trimestre. Lo ha detto Stefania Tomasini, responsabile delle analisi e previsioni sull’economia italiana di Prometeia, commentando i dati Ocse diffusi ieri

“Altrettanto condivisibile – ha aggiunto – il giudizio positivo sul Jobs Act e, in particolare, sull’introduzione del contratto a tutele crescenti, il cui impatto effettivo potrà però essere compiutamente valutato solo una volta che il processo di approvazione dei decreti delegati sia terminato. Tuttavia, si può assumere che da marzo le nuove assunzioni saranno facilitate dalla maggiore flessibilità in uscita. Inoltre, le assunzioni a tempo indeterminato godranno dello sgravio contributivo previsto dalla Legge di Stabilità. Le assunzioni potranno quindi ricevere un impulso positivo e aumentare così l’elasticità dell’occupazione alla ripresa economica”. 

Secondo Tomasini, “vi sono però anche degli aspetti critici che vanno ricordati: a tutt’oggi non sono state abolite, ne’ significativamente ridimensionate, tipologie di contratto dietro le quali si sono sovente mascherate forme di lavoro dipendente. In questo contesto, solo se la ripresa si avvierà con sufficiente vigore e influenzerà positivamente le attese delle imprese gli incentivi esistenti potranno spostare decisamente le assunzioni verso il contratto dipendente a tempo indeterminato e ridurre veramente quell’elevato grado di segmentazione che è una caratteristica negativa del nostro mercato del lavoro. Altrimenti il rischio è che il Jobs Act aggiunga, nel breve termine, precarietà a un mercato del lavoro che lo è già molto”.

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