Risultato sotto le attese per la prima asta Ltro della Bce, il nuovo maxi-prestito alle banche a quattro anni concesso allo 0,15% e questa volta condizionato all’erogazione di prestiti all’economia reale. Al forziere della Bce hanno bussato 255 banche, ben sotto alle 382 controparti (in rappresentanza di 1.372 banche) che potevano attingere ai fondi. L’importo dei finanziamenti richiesti si è attestato a 82,6 miliardi di euro di finanziamenti contro i 114 stimati dal consensus. “Come ci aspettavamo – hanno fatto notare gli analisti di Barclays Research – la decisione di tagliare il tasso di finanziamento di 10 punti base a 5 punti, portandolo così al livello minimo, non ha incentivato le banche a partecipare a questa asta dal momento che il taglio a -20 punti base del tasso per i depositi ha aumentato il costo di depositare la liquidità in eccesso, in questo modo neutralizzando i benefici del costo di finanziamento inferiore dei Tltro”.
BPM E UBI NON PARTECIPANO
INTESA E BANCO POPOLARE PRUDENTI
In Italia tra chi ha aspettato ci sono per esempio Bpm e Ubi Banca. Le due popolari non hanno partecipato alla prima assegnazione di finanziamenti Tltro della Bce. La stessa Ubi Banca aveva già indicato che avrebbe disertato la prima asta ma che avrebbe partecipato alla seconda. E così dovrebbe fare anche Bpm. Non hanno chiesto nulla neanche Popolare Vicenza e Veneto Banca.
L’attesa di alcune banche potrebbe essere dettata dalla volontà di vedere quali altre misure la Bce metterà in campo per scuotere l’economia dell’Eurozona. Non hanno aspettato le due più grandi banche italiane, Unicredit e Intesa Sanapolo. Ca’ de Sass però è rimasta ben sotto la metà dell’importo massimo richiedibile: 4 miliardi contro 12,5, il restante ammontare verrà richiesto nella seconda operazione di dicembre (11 dicembre). Piazza Cordusio ha invece ottenuto 7,75 miliardi e, ha fatto sapere un portavoce, parteciperà all’asta di dicembre per un importo che non farà superare complessivamente un totale di 12 miliardi di euro. Si tratta di un importo complessivo in riduzione rispetto ai 14 miliardi inizialmente ipotizzati dalla banca.
Prudente anche Banco Popolare che oggi si è fermato a un miliardo programmando invece altri 2,7 miliardi per dicembre. Più corpose le richieste di Mps che si sono attestate a 3 miliardi. Credem ha attinto dalle risorse Bce chiedendo 735 milioni, Iccrea Banca oltre 2 miliardi di euro, il gruppo Cassa di Risparmio di Ravenna 223 milioni.Alle banche banche italiane sono andati nel complesso 23 miliardi sul totale 82,6 miliardi di euro concessi in questo prima round dalla Banca Centrale Europea. Di questi, un terzo, quasi 15 miliardi, è stato assegnato ai primi tre istituti: Unicredit, Intesa e Mps.
BARCLAYS, SPAGNA E FRANCIA SOTTO LE STIME
A DICEMBRE PARTCIPAZIONE MAGGIORE
Lo spaccato per Paese non è stato diffuso. Un’idea potrà arrivare ai primi di ottobre con l’aggiornamento mensile del bilancio delle banche centrali nazionali. Per gli analisti di Barclays Research le maggiori soprese negative potrebbero arrivare dai Paesi periferici, in particolare dalla Spagna. Le banche italiane dovrebbero alla fine rispettare le stime finanziandosi per circa 39 miliardi nelle due aste, in linea quindi con i 37 miliardi stimati dal Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. “Sospettiamo – scrivono gli analisti – che le banche spagnole si siano finanziate molto meno delle nostre attese nel primo Tltro, che erano di 28 miliardi, ossia il 50% dell’ammontare richiedibile”. Il che sarebbe coerente con i 30 miliardi indicati recentemente dal ministro dell’Economia Luis de Guindos come ammontare complessivo per le due aste di seetembre e dicembre. Non si può escludere che siano state prudenti anche le banche francesi, che potrebbero aver richiesto meno finanziamenti delle stime elaborate sempre da Barclays di 25 miliardi.
Così, dal momento che la disponibilità complessiva della Bce per le prime due aste è di ben 400 miliardi, essendone stati richiesti complessivamente solo 82,6 miliardi, alla prossima asta di dicembre gli istituti potranno richiedere altri 317 miliardi. In quell’occasione però anche le banche dei Paesi core dell’Europa dovrebbero partecipare in maniera più consistente. “Questo perché – spiega Barclays Research – a dicembre gli istituti avranno un’idea più chiara delle loro necessita di funding e della strategia di prestiti all’economia reale dal momento che conosceranno i risultati dell’Aqr e degli stress test (che saranno pubblicati ad ottobre) e avranno anche completato il loro processo decisionale sull’allocazione del budget per il prossimo anno”.