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TLC – Tra Vivendi e Telecom Italia i giochi sono aperti: domenica incontro tra Bollorè e Patuano

Allez, faites vos jeux. Mais vite, fate presto. Ecco quello che, più o meno, Vincent Bollorè, stavolta nelle vesti di presidente di Vivendi ripeterà nell’incontro di domenica prossima a Marco Patuano, ad di Telecom Italia a caccia dei mezzi necessari per avanzare una proposta su Gvt, oggetto dei desideri nella società italiana ma anche dei soci, ed ex amici, di Telefonica.

Il 28 di agosto, infatti, il consiglio di Vivendi dovrà pronunciarsi sull’offerta indecente (più di dieci volte il margine operativo) di Cesar Alierta, numero uno di Telefonica, su Gvt, la consociata carioca di Vivendi che il manager spagnolo, come un novello don Rodrigo, vuol impedire a tutti i costi che vada a nozze tra con Tim Brasil, il gioiello in terra brasiliana di Telecom Italia.

Il motivo? Gvt, che sta per Global Village Telecom, non ha mai prodotto un solo real di utile ma, forte di una rete di fibra ottica nuova di zecca, è già protagonista sia nella banda larga sia nella pay tv dove conta già più di 700 mila abbonati (contro i 5 milioni di A&T). Assieme Tim Brasil, presente nel mercato mobile, potrebbe dar vita ad un gruppo leader, presente sia nel fisso che nel mobile, come vorrebbero le autorità brasiliane. E come assolutamente non vuole Alierta, che perderebbe così la leadership di mercato di Vivo, difesa con ogni mezzo, compresa la presenza in Telecom Italia. 

Il venditore, cioè la francese Vivendi presieduta dallo scorso giugno da Vincent Bolloré, si trova così ad essere l’ago della bilancia del futuro di Telecom Italia. Una sconfitta in terra brasiliana, infatti, ridurrebbe in maniera significativa l’appeal di Tim Brasil, troppo piccola per competere con Telefonica-Gvt. Al contrario, un’alleanza industriale, oltre che finanziaria, con Vivendi in America Latina potrebbe essere l’anticamera di un asse con Vivendi da sviluppare anche in Europa, a partire dall’Italia. Di qui l’importanza della partita che si giocherà il 28 agosto nel board del gruppo multimediale parigino. 

A favore delle chances di Telecom Italia gioca il fatto che Bolloré, “freddo” di fronte all’offerta di prelazione sulla quota nella società italiana (perché sobbarcarci, dicono a Parigi, gli oneri di un gruppo così indebitato..), non abbia ritenuto necessario convocare un consiglio ad hoc per esaminare la proposta in arrivo da Madrid. Di questi tempi Vivendi non ha del resto bisogno di cash: dopo la cessione della maggioranza di Sfr a Numericable, oltre all’uscita da Maroc Telecom e da Activision Blizzard, produttore di videogiochi, il gruppo vanta una liquidità superiore ai 2 miliardi. 

Al contrario, Bolloré intende ricostruire una rete di alleanze con le tlc che permetta di sfruttare al meglio il magazzino di contenuti di Canal + e di Universal Music. Oltre a conservare il 20% di Sfr (che lui, a differenza del predecessore Jean Marc Fourou, non avrebbe ceduto) , ben venga perciò un’alleanza con Telecom Italia. Del resto il finanziere brètone, vice presidente e secondo azionista di Mediobanca, non può che vedere di buon occhio un asse con il gruppo italiano, ben noto a Mediobanca e a Generali, ove da sempre ha un ruolo rilevante Tarak Ben Ammar, altro personaggio chiave in vista di una possibile espansione dell’alleanza a Mediaset. Non a caso Bolloré, ancor prima dell’offerta shock di Telefonica, si era incontrato con Pier Silvio Berlusconi per trattare l’eventuale ingresso nella piattaforma Premium. 

Insomma, un’offerta di Patuano a Vivendi da presentare in vista del cda dl gruppo francese del 28 agosto non sarebbe male accolta. Anzi, sarebbe necessaria per stoppare fin da subito qualsiasi sviluppo del dossier Telefonica. Ma,farà presente Bolloré, Telecom Italia dovrà dimostrare la serietà dei suoi intenti con una robusta ricapitalizzazione di Tim Brasil per consentire al nuovo polo un debutto all’altezza delle ambizioni.

Difficile che si possa centrare l’obiettivo senza un aumento di capitale dall’esito incerto: scontato il no di Telefonica, laborioso il giudizio dei partner italiani di Telco (Generali, Intesa e Mediobanca) già sulla porta di uscita. Favorevoli, probabilmente, la Findim di Marco Fossati il più caldo verso l’alleanza con Gvt, decisivo l’atteggiamento degli investitori istituzionali in cui potrebbero figurare vecchie/nuove conoscenze del dossier Telecom, a partire da Vito Gamberale. 

Nel frattempo Marco Patuano cerca di radunare le forze finanziarie a sua disposizione, fidando anche nell’appeal industriale del processo. Certo, data la situazione, occorre rastrellare tutti i quattrini a disposizione. In questa cornice si inserisce un piccolo ostacolo: il rinvio di 15 giorni al primo settembre della cessione di Telecom Argentina a Fintech, come previsto dl contratto sottoscritto il 13 novembre 2013. Un ritardo che si spiega con le incertezze legate alla disputa sui tango bond tra il governo e alcuni fondi Usa che potrebbe condizionare anche il dossier Gvt. Sperando che Bolloré voglia schierarsi con les italiens che lui conosce ormai fin troppo bene. 

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