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Tlc: con il cloud anche il telefono fisso diventa smart

Non solo i cellulari evoluti. Ora anche il telefono fisso diventa smart. E lo smartphone si trasforma in telefono fisso. L’integrazione tra fisso e mobile fa passi da gigante, spinta dalle nuove tecnologie. Ad aver consentito il salto di qualità è il “cloud”, la nuvola ospitata in server remoti e per definizione giganti, dove già possiamo archiviare tutti i nostri dati senza il fastidio di dover aumentare la memoria del personal computer e da lì gestirli in piena sicurezza, da qualsiasi punto del pianeta si acceda al proprio account.

Il nuovo servizio, che viaggia naturalmente su Voip (voice over Internet protocol), estende gli stessi vantaggi, ottenuti per i dati, al mondo delle comunicazioni: sparisce il vecchio centralino fisico, tutto si sposta su server remoti in cui vengono inseriti gli applicativi di controllo che “gestiscono” i telefoni come se il centralino fosse in azienda. Telefono e computer si collegano. E così si risparmia, riducendo ancora di più la bolletta che nelle telecomunicazioni ha già battuto l’inflazione, ormai da molti anni.

Si apre dunque un settore nuovo, rivolto non solo alle grandi aziende – come le grandi banche o industrie – ma anche alle piccole e medie. E si apre soprattutto un mercato dove per ora, ed è questa un’altra sorpresa, sono sostanzialmente in due ad operare: il gigante Vodafone e il piccolo Cloudtel. Non una sfida tra Golia e Davide ma comunque una competizione giocata sull’innovazione dove chi arriva prima si posiziona meglio.

“Siamo sul Cloud da 7 anni – spiega Sara Trabucchi, responsabile portafoglio prodotti Enterprise di Vodafone Italia –  e ci siamo mossi in anticipo rispetto al mercato. Normalmente tutti pensano al Cloud in funzione del deposito di dati, per esempio per l’archiviazione o per il sito web. Ma si può applicare anche alle comunicazioni, quindi alla telefonia fissa. E noi lo stiamo facendo”. Dal 2007 Vodafone offre il servizio Rete Unica Corporate per le grandi aziende, mentre recentemente ha lanciato anche un’offerta dedicata alle piccole e medie imprese per renderle più competitive.

Non è la sola a spaziare su questo nuovo territorio. Ma, come si è detto, a competere sul terreno innovativo del cloud telefonico non ha di fronte i grandi big del settore quanto una nuova azienda milanese, fondata pochi anni fa da Umberto Cairo (ex Siemens, Aastra, Matra e Eads Telecom): “Se vogliamo – afferma – è un po’ il concetto delle App con le quali abbiamo ormai dimestichezza: Google Maps, Tripadvisor, Facebook, sono tutte applicazioni su cloud, si trovano su un server remoto. Allo stesso modo, gli applicativi di controllo della telefonia si spostano altrove e governano i telefoni come se ci fosse davvero un centralino”. Che invece non c’è. Il nuovo sistema consente anche di integrare il telefono fisso con il cellulare che può rispondere alle chiamate “fisse”, tenerle in attesa, respingerle, il tutto mantenendo la separazione tra chiamate di ufficio e personali.

Dove è la convenienza? Le aziende risparmiano sull’acquisto del centralino che, a seconda delle dimensioni, delle prestazioni e del numero di linee collegate, può costare da 1000 fino anche a 50.000 euro. Ma soprattutto si affidano ad un operatore per la gestione della propria telefonia, inclusi gli aggiornamenti e la sicurezza.  Vodafone punta ai grandi numeri e ha lanciato una campagna pubblicitaria (“Ready business”) rivolta proprio alle piccole e medie aziende. Si va dalla partita Iva a gruppi come Jvc Kenwood che hanno optato per il cloud telefonico. Nel caso di Cloudtel, che punta invece a ritagliare servizi su misura per la sua clientela, il portafoglio include la sede romana dell’Università di Istanbul, studi professionali o la Scala di Milano (ma non sul cloud). Le aziende pagano una quota mensile e si liberano della gestione del telefono. Inoltre possono contare su più servizi: chat, messaging, conferenze, smart working, e via discorrendo.

Sembra l’uovo di Colombo, ma l’innovazione ha bisogno di rete e di banda larga per saziare la crescente fame di bit dovuta ai servizi più innovativi. L’Italia è indietro sul terreno infrastrutturale e anche se gruppi come Vodafone o Telecom hanno annunciato imponenti investimenti (3,6 miliardi il primo con il piano Spring, 3,4 miliardi il secondo), c’è chi si chiede se uno sforzo così imponente come la realizzazione della nuova rete in  fibra possa essere lasciato solo all’iniziativa delle aziende, condizionate gioco forza a precisi ritorni sugli investimenti. Anche per questo il Governo ha annunciato un piano sulla fibra ottica che dovrebbe essere presentato entro fine mese alla Ue.

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