Stop alle offerte telefoniche mirate agli utenti per attrarli a cambiare operatore. A fine ottobre, la il governo, su indicazione dell’Antitrust, ha proposto un emendamento al Disegno di Legge sulla Concorrenza, per mettere fine alla pratica delle offerte differenziate basate sull’operatore di provenienza dei potenziali clienti, pratica nota come “operator attack”.
Cosa sono le offerte operator attack?
Le offerte “operator attack” sono strategie commerciali che mirano a “rubare” clienti da un operatore telefonico concorrente. L’obiettivo è attrarre con offerte mirate al risparmio il cliente di un altro operatore. Vengono, così, formulate offerte limitate “ad hoc” mirate a specifici gruppi di clienti attivi con uno o più operatori concorrenti.
Per usufruire di queste offerte, l’utente deve richiedere la portabilità del numero telefonico. La portabilità del numero è un requisito fondamentale per attivare queste offerte mirate.
Stop al cambio operatore per ottenere le promozioni
L’emendamento proposto vuole porre un freno al continuo cambio operatore per usufruire di offerte vantaggiose. Gli utenti, infatti, spesso si vedono costretti a cambiare operatore per beneficiare di promozioni favorevoli nel settore della telefonia mobile, riservate esclusivamente a chi proviene da un altro operatore.
Gli obiettivi dell’emendamento
L’intervento è pensato per due motivi. In primo luogo, l’obiettivo è assicurare prezzi uniformi per tutti i clienti, indipendentemente dall’operatore di provenienza. In secondo luogo, si cerca di proteggere i piccoli operatori che, spesso bersagliati da offerte aggressive, rischiano la loro sopravvivenza nell’ambiente competitivo del settore.
L’emendamento proposto mira a istituire un “obbligo di non discriminazione in ragione del fornitore di provenienza”. Se da un lato l’Associazione dei Consumatori Udicon ha espresso sostegno per la decisione del governo, vista come un passo verso una libera concorrenza nel settore, i sindacati del settore delle telecomunicazioni hanno manifestato il loro disappunto in merito.
Protestano i sindacati: “rischio di livellare offerte verso il basso”
La decisione di mettere fine al “operator attack”, non piace, però, ai sindacati delle telecomunicazioni che si sono detti contrari alla soluzione. L’emendamento al Disegno di Legge sulla Concorrenza è criticato dai sindacati SLC-CGIL, Fistel-CISL e UILCOM-UIL. perché andrebbe a impedire azioni di recupero mirate in determinati aree del mercato. Secondo loro questa misura non eviterà la pratica del dumping (pratica commerciale in cui un’azienda vende un prodotto a un prezzo inferiore al prezzo praticato nel mercato nazionale) e potrebbe portare a una livellamento generale verso il basso delle offerte nel settore con possibili conseguenze negative sui posti di lavoro, sugli investimenti infrastrutturali e sugli operatori virtuali che dipendono da tali infrastrutture.
“Con l’emendamento che vieta le offerte differenziate ai clienti di servizi telefonici si mette finalmente in discussione un dogma, incomprensibile eppure sino a oggi intoccabile, ma non si risolve il problema del dumping scriteriato che sta uccidendo il mercato tlc. Impedendo azioni di recupero mirate su precisi segmenti di mercato, si rischia davvero di livellare il tutto ancora più verso il basso. Per evitare pratiche potenzialmente distorsive dei grandi gestori dotati di infrastrutture tecnologiche si gettano le basi per infliggere il colpo mortale al settore, con evidenti riverberi sull’occupazione e sugli investimenti infrastrutturali” si legge nelle nota congiunta dei sindacati.
I sindacati suggeriscono l’adozione di una tariffa minima, uniforme per tutti gli operatori, che copra sia i costi del personale che quelli relativi agli investimenti industriali.
Il parere dell’Antitrust
La scelta di proporre questo emendamento deriva dalle preoccupazioni sollevate a giugno dall’Antitrust quando l’autorità aveva chiaramente richiesto un intervento del governo e del parlamento sul tema.
Per l’Autorità per la Concorrenza le pratiche delle offerte mirate potevano avere un impatto estremamente negativo sullo sviluppo della concorrenza nella telefonia mobile, “contribuendo a bloccare lo sviluppo degli operatori nuovi entranti e al limite a provocare l’uscita dal mercato di alcuni di essi, facendo venire meno quello stimolo concorrenziale nei confronti degli operatori tradizionali che ha fin qui apportato numerosi benefici ai consumatori finali”.
Oltre alla questione della concorrenza, l’Antitrust ha sollevato preoccupazioni sulla tutela dei consumatori, evidenziando che tali offerte sono state soggette a sanzioni per mancanza di trasparenza e chiarezza riguardo a tutte le voci di costo incluse nel prezzo finale di acquisto.
Attualmente, l’emendamento proposto dal Governo è stato approvato solo in Commissione al Senato. Prima di diventare legge effettiva, deve ricevere l’approvazione sia dal Senato che dalla Camera. Nel frattempo, il testo dell’emendamento potrebbe subire modifiche, specialmente in seguito all’intervento dei sindacati.