Cala ancora a novembre il portafoglio di titoli di Stato italiani in mano a banche operanti nel Paese, scendendo al minimo da settembre 2012. Secondo i dati preliminari Bce, il controvalore del portafoglio si attesta a novembre a 347,3 miliardi dai 362 di fine ottobre.
L’importo del portafoglio si è mantenuto sopra i 400 miliardi ininterrottamente da maggio 2013 a ottobre 2016 — con un picco di quasi 440 miliardi a febbraio 2015 — tornando nuovamente oltre tale soglia in marzo e aprile di quest’anno.
A spiegare la riduzione del portafoglio di governativi nazionali detenuto delle banche italiane sono principalmente le vendite di titoli all’Eurosistema nell’ambito del Qe deciso dalla Bce. A questo si è aggiunta, almeno sino a novembre, la volontà degli istituti di credito di alleggerire il proprio portafoglio in Btp per non farsi trovare impreparati di fronte a possibili nuove regole che penalizzino il possesso di Btp.
Lo scorso 7 dicembre il comitato di Basilea ha però fugato buona parte di questi dubbi. Nel nuovo pacchetto di regole Basilea III, infatti, non sono state introdotte modifiche delle regole relative all’esposizione delle banche al debito sovrano. A rassicurare i detentori di Btp erano state in quell’occasione le parole del presidente della Bce Mario Draghi.
A spingere le vendite di Btp nel 2018, secondo gli analisti, potrebbero essere piuttosto il fondato rischio di un quadro politico incerto dopo le elezioni del 4 marzo.