Non bastava il crollo delle borse a causa dei dazi imposti da Trump. In queste ore si è aggiunto anche quello del mercato obbligazionario Usa che sta peraltro contaminando quelli di tutto il mondo. Il movimento Usa è iniziato stanotte su indiscrezioni secondo cui gli investitori esteri starebbero vendendo in velocità i titoli di Stato americani, che perdono così il loro status di “porto sicuro”, mentre sta iniziando una corsa alla liquidità con la guerra dei dazi del presidente degli Stati Uniti che sconvolge le aspettative di crescita e spesa in tutto il mondo.
Il rendimento del Treasury trentennale Usa è salito al 5% in crescita di circa 30 punti base da inizio settimana, mentre il decennale è al 4,35%. Da monitorare sono le aste del Tesoro Usa e in particolare quella sulle scadenze a 10 e 30 anni in agenda oggi e domani, dopo la deludente asta sulla scadenza a tre anni di ieri, la prima emissione a cedola dall’annuncio dei nuovi dazi.
Salgono i rendimenti anche nella zona euro, nel Regno Unito e in Giappone. Record storici
Il contagio è arrivato al mercato obbligazionario dell’eurozona sebbene con movimenti più contenuti.
Tengono i Bund tedeschi: dopo una piccola fase di vendite a inizio giornata con rendimento al 2,67%, è seguita una stabilizzazione intorno al 2,6%. Sono più sotto stress i titoli di Stato dei Paesi più indebitati.
I rendimenti del decennale benchmark dell’Italia è salito al 3,91% (fino a sfiorare brevemente il 4%) e il conseguente allargamento dello spread a 130 punti base, da 122 pb ieri. In rialzo anche gli altri differenziali con quello tra Francia e Germania che si è allargato a 78 punti base (era a 70 il 2 aprile) e quello tra Spagna e Germania decollato in meno di una settimana da 62 a 75 punti. Gli investitori si stanno spostando sul segmento a breve termine, accentuando la pendenza della curva.
La svendita non si è estesa solo ai titoli del Tesoro Usa, ma anche al Giappone, dove il rendimento dei titoli di Stato giapponesi a 30 anni è balzato ai massimi degli ultimi 21 anni e al Regno Unito, dove i rendimenti dei titoli di Stato trentennali hanno raggiunto il livello più alto dal 1998 .
Se gli investitori si riducono a svendere anche i loro asset più sicuri, la crisi del mercato globale scatenata dai dazi statunitensi rischia di prendere una piega inquietante, con vendite forzate e una corsa alla sicurezza del denaro contante. “Al momento, questo va oltre i fondamentali. È una questione di liquidità”, dice Jack Chambers, strategist senior dei tassi di interesse presso ANZ a Sydney.
Se i Treasuries non sono più un “porto sicuro”, l’alternativa diventa il cash
Il rendimento dei titoli del Tesoro Usa a 10 anni, il punto di riferimento mondiale come porto sicuro, è alla deriva e le obbligazioni a lungo termine sono al centro di intense vendite da parte degli hedge fund. Il suo rendimento è schizzato in alto, superando a un certo punto il 4,5%, nonostante gli operatori di borsa aumentassero le aspettative di tagli ai tassi negli Stati Uniti e, in un altro segnale di dislocazione nei mercati, il dollaro è sceso nei confronti dell’euro e dello yen.
I rendimenti dei Treasuries Usa trentennali, che hanno superato il 5%, con un aumento in tre giorni di quasi 60 punti base, segna la svendita più pesante dal 1981.
Né la parte lunga né quella corta della curva Usa rappresentano al momento un porto sicuro “quindi probabilmente il denaro contante, e in particolare, il denaro contante nel vostro paese, nella vostra valuta, sono probabilmente il posto migliore dove nascondersi“, ha detto oggi Marie-Anne Allier, gestore di fondi del team a reddito fisso di Carmignac, in un’intervista rilasciata a Bloomberg TV.
Si aspetta una risposta da parte delle banche centrali nel breve termine
“Questo livello di volatilità è paragonabile a quello della crisi finanziaria globale e del Covid”, ha affermato Mark Elworthy, responsabile del trading di reddito fisso, valute e materie prime di Bank of America in Australia. “Ci si aspetterebbe una risposta da parte delle banche centrali nel breve termine se i mercati continueranno a comportarsi come nelle ultime 12-24 ore”. Mentre i mercati monetari scommettono su un taglio di un quarto di punto alla riunione della Bce della prossima settimana, aumentano le scommesse su un taglio più consistente da parte della BoE a maggio, con circa il 20% di possibilità di una riduzione di 50 punti base. La Fed ha convocato ieri una riunione d’urgenza, senza produrre indicazioni. Trump sta sollecitando Powell a tagliare i tassi, mentre con la svendita dell’obbligazionario e le aspettative di inflazione si dovrebbe andare nella direzione opposta.